2016-07-27 22:17:00

L'incontro del Papa con i vescovi: intervista con il primate di Polonia


Dopo la visita di cortesia al presidente polacco Duda, Papa Francesco ha incontrato i vescovi del Paese nella Cattedrale di Cracovia. Un incontro molto familiare, in cui il Pontefice ha risposto ad alcune domande dei presuli. Alla prima, come rispondere alla sfida della secolarizzazione in Polonia, il Papa ha detto che occorre soprattutto vicinanza alla gente e la vicinanza dei pastori ai sacerdoti: i vescovi - è stata la sua esortazione - siano molto vicini ai preti. Parlando dei giovani, il Papa ha osservato che è molto importante il loro rapporto con i nonni, perché soprattutto i nonni sono quelli che trasmettono la fede. Un’altra domanda era su come applicare la misericordia. Il Papa ha parlato del problema dell’idolatria del denaro. Oggi tutto si può comprare, tutto si può vendere. Avvicinandosi alla gente con misericordia - ha spiegato - bisogna essere liberi da questa idolatria. Un’altra domanda ha riguardato la questione delle parrocchie: un vescovo ha chiesto al Papa se la parrocchia, oggi, è ancora valida. Secondo il Papa, la parrocchia è sempre insostituibile. La parrocchia rimane la casa del popolo di Dio. E l’ultima domanda si riferiva ai rifugiati: il Papa ha detto che non c’è una formula che dica come comportarsi verso i rifugiati; dipende dal Paese, dalle sue possibilità, dalla sua cultura. Ma è importante essere aperti, accoglienti, per quanto possibile. Ma su questa prima giornata di Francesco a Cracovia ascoltiamo mons. Wojciech Polak, arcivescovo di Gniezno e primate di Polonia, al microfono del nostro inviato a Cracovia, Alessandro Gisotti:

R. – Penso che tutti noi – non soltanto noi vescovi, ma anche la gente – accolga il Papa con grande gratitudine e con grande gioia. Vogliamo accoglierlo: viene ovviamente per la Giornata mondiale della gioventù, però questa giornata questa volta è in Polonia, e allora vogliamo accoglierlo in Polonia con tutto il nostro cuore. E si vede che la gente è molto emozionata e molto desiderosa di dare segni di amicizia, di simpatia, penso anche di riconoscenza grande perché è venuto il nostro pastore.

D. – Tutta la Polonia e soprattutto i giovani – ne abbiamo incontrati tanti, in questi giorni – i giovani polacchi hanno lavorato per questa Gmg, veramente senza sosta. Che cosa rappresenta – come pastore, pensando ai suoi giovani e ai giovani della Polonia – questa visita del Papa nel Giubileo della misericordia?

R. – Penso che per noi sia una grande occasione, anche per risvegliare nei nostri cuori, nelle nostre coscienze un entusiasmo per la fede. Si vede – come lei ha giustamente osservato – che i ragazzi hanno lavorato tanto: li abbiamo seguiti, accompagnati, anche, nei diversi luoghi di questi lavoro; anche in questa ultima settimana quando nelle nostre diocesi sono venuti ospiti da tutto il mondo. Si vedeva una grande emozione, ma era anche il frutto di un grande lavoro. E vogliamo che tutto questo, in futuro, ci porti frutto, cioè che sia non soltanto un bel ricordo, ma anche un buon segno per il futuro della nostra fede, della responsabilità dei giovani per la nostra Chiesa, di essere i veri protagonisti della vita di fede in Polonia.

D. – Nel primo giorno, l’incontro anche con i vescovi della Polonia; che tipo di clima si è respirato?

R. – Veramente un clima fraterno, veramente un clima di dialogo che, pur non toccando la realtà del nostro Paese, della nostra pastorale, ci ha dato piuttosto lo sguardo più ampio condividendo anche con noi tutte le angosce, tutte le sfide del mondo di oggi, vedendo anche nella cornice di tutto il mondo, anche delle sue esperienze pastorali – e lui ne ha molte – condividendo con noi, dunque, anche questa strada. Secondo me è stata una bellissima esperienza di comunione e un segno fraterno. Anche quando, all’inizio, il Papa ha incominciato a dare due segni, proprio due opere di carità: la prima, che abbiamo pregato tutti insieme in suffragio del defunto mons. Zymowski, presidente del Pontificio Consiglio della salute; il Papa ha detto: “Forse a causa di questa Gmg non siete potuti venire in tanti al suo funerale; allora, facciamo adesso questa opera di carità, perché una delle opere di carità è proprio la preghiera per i morti”; e la seconda cosa che ci ha invitato a fare è stata, quando ha detto: “Lo so che è quasi la fine della vita del cardinale Macharski, e ovviamente non possiamo entrare nella sua stanza, non possiamo andare da lui. Ma – ha detto – se voi in questi giorni passerete vicino all’ospedale, fermatevi: toccate solamente il muro; e questo sarà già un segno di compassione, di vicinanza. Io lo farei volentieri”, ha detto il Papa. Si dice che forse andrà anche in questa clinica, per toccare quel muro dietro il quale c’è il cardinale Macharski. Ciò vuol dire che lui si è sentito molto accolto, ma anche in un clima molto fraterno tra di noi.

D. – Un’ultima domanda: Francesco, anche se l’accoglienza ufficiale al Parco Błonia, avviene giovedì, non nel primo giorno di visita del Papa, però lui ha già avuto tanti incontri, in fondo, anche piccoli, ma con la gente; e poi, questo affaccio dalla finestra dell’arcivescovado: una finestra che ai polacchi – ma non solo – ricorda Giovanni Paolo II. Ecco: praticamente, ogni angolo di Cracovia – non c’è veramente una via, una piazza – che non ricordi Karol Wojtyła. Che cosa rappresenta per voi oggi avere la Gmg e un Papa che viene nella terra di Karol Wojtyła, che ora è santo? Quindi, per la prima volta c’è un santo della vostra terra, insieme a Santa Faustina, durante la visita di un Papa …

R. – Siamo molto grati già dall’inizio, ma anche da prima che il Papa venisse, quando ci inviò quel messaggio per la Chiesa in Polonia in cui diceva: “Vado nella terra dell’architetto della Gmg”: noi ci siamo sentiti molto toccati da queste parole … Poi, anche quando lui è venuto oggi, quando parlava al Castello Wavel, quando parlava di Giovanni Paolo II, quando diceva della sua sensibilità per la storia, per la storia della salvezza, per la storia del popoli … Allora nella mia mente sono venuti tanti pensieri di ringraziamento, perché si sente questo Santo in mezzo a noi. Anche quando è apparso in quella finestra, poi ha ricordato Giovanni Paolo II, di un dialogo con lui, con questo santo. Ha invitato i giovani a raccogliere anche questo. E allora, questi sono – secondo me – i bellissimi segni di riconoscenza, di vicinanza ma anche del fatto che lui ci ha insegnato a seguire le orme del nostro Santo …

D. – … dicendo due volte da quella finestra, oggi, Francesco: “Non abbiate paura!” …

R. – … non abbiate paura: è quello che ci ricordava sempre Giovanni Paolo II: queste sono le parole che veramente ricordiamo bene!








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