2016-07-25 12:53:00

"Cultura crea": opportunità di lavoro nel Sud Italia


Incentivare, in 5 regioni del Sud d'Italia, piccole e medie imprese e del terzo settore della filiera culturale e creativa. E’ questo l’obiettivo del programma “Cultura crea” promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che si inserisce nell’ambito di un vasto piano operativo per coniugare cultura e sviluppo. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

Sono la protezione e lo sviluppo del patrimonio culturale alcune delle principali leve per promuovere la crescita e la coesione sociale. Guardando a questi obiettivi cruciali, l’Italia è il primo Paese in Europa che ha interamente dedicato alla cultura un “Piano Operativo Nazionale Cultura e Sviluppo” 2014 – 2020 che prevede investimenti per oltre 491 milioni di euro.

Potenziare l’asset della cultura
L’obiettivo è di consolidare un asset - quello della cultura - potenzialmente decisivo per lo sviluppo del Paese. Il Piano Operativo, gestito dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, risponde alle scelte strategiche scaturite dall’Accordo di Partenariato tra Italia e Commissione Europea.

“Cultura crea”, incentivi per oltre 114 milioni
Nell’ambito di questo articolato Piano Operativo si inserisce “Cultura Crea”, il programma del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – presentato recentemente a Matera, eletta Capitale Europea della Cultura per il 2019 - che prevede incentivi per 114 milioni di euro.

Rafforzare la filiera culturale del Mezzogiorno
Il programma “Cultura crea”, gestito da Invitalia, mira a promuovere la nascita e la crescita di micro, piccole e medie imprese e del terzo settore della filiera culturale e creativa in 5 regioni del Sud Italia: Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Sono previsti, tra l’altro, un finanziamento agevolato a tasso zero - fino al 40% della spesa ammessa - e incentivi in particolare per giovani e donne. Un altro criterio determinante per ottenere agevolazioni è il rating di legalità.

Tre ambiti di intervento
Sono 3 le linee di intervento previste. Oltre 41 milioni di euro sono destinati alla creazione di nuove imprese dell’industria culturale e creativa che promuovano l’innovazione, lo sviluppo tecnologico e la creatività. Quasi 38 milioni di euro sono riservati allo sviluppo delle imprese dell’industria culturale, turistica e manifatturiera. Più di 27 milioni di euro sono inoltre destinati al sostegno delle imprese del terzo settore attive nell’industria culturale, turistica e manifatturiera.

On line i primi passi delle nuove imprese
Sono finanziabili progetti di investimento fino ad un massimo di 500.000 euro. Le domande per usufruire degli incentivi previsti nel programma “Cultura crea” possono essere presentate solo on line a partire dalle ore 12.00 del 15 settembre 2016 a questo indirizzo: www.culturacreativa.beniculturali.it

L’asse portante di questo articolato piano, incentrato sullo sviluppo attraverso l’imprenditorialità creativa nell’industria della cultura, è il Meridione. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Antimo Cesaro:

R. – Il Meridione d’Italia rappresenta un bacino di beni culturali di primo ordine. Se guardiamo però, ad esempio, i dati dei flussi turistici, scopriamo che il Trentino da solo fa numeri che incidono sulla bilancia commerciale del turismo paragonabili a tutto il resto del Mezzogiorno d’Italia. Allora comprendiamo facilmente che c’è un gap da colmare. E’ un gap molteplice: infrastrutturale, di risorse pubbliche da mettere a disposizione delle regioni del Sud, ma anche di forma mentis. Il Mezzogiorno deve comprendere che il turismo, legato ai beni culturali, è un asset strategico e le amministrazioni locali, il Comune e le Regioni, devono darsi da fare più di quanto fino ad oggi si è potuto realizzare, per cercare di colmare questo differenziale.

D. – A proposito di gap da colmare, un’attenzione particolare viene posta, attraverso una serie di incentivi, ai giovani, alle donne. Viene considerato anche il concetto di rating della legalità. Sono tutte attenzioni molto importanti…

R. – Sono tutte importanti, perché comprendiamo le difficoltà in cui tante regioni del Sud si muovono, in riferimento ai dati della disoccupazione giovanile e femminile, in riferimento alla pietra di inciampo rappresentata da un’illegalità che incide sull’attività imprenditoriale. Tenendo presente tutto questo, il Fondo cultura e sviluppo si rivolge innanzitutto a privati, ovvero a startup, ad aziende che già operano nella filiera della valorizzazione dei beni culturali del turismo e a soggetti terzo settore. Si rivolge quindi anche ad onlus, a cooperative sociali, a fondazioni che vogliano immaginare attività innovative di valorizzazione, con ricadute occupazionali, in special modo coinvolgenti giovani donne, con un’attenzione particolare ai protocolli di legalità. Tutto questo sarà indice di valutazione della bontà dei progetti, che potranno essere finanziati con una parte cospicua di quanto richiesto con finanziamento a fondo perduto e, una parte, con ingegneria finanziaria da restituire nell’arco di tempo di una decina d’anni con tassi particolarmente agevolati.

D. – Un programma, dunque, che mira a potenziare in particolare la creatività imprenditoriale. In questo il Sud, parlando di creatività, è un bacino importante…

R. – Sì, l’intelligenza dinamica dei nostri giovani - ci auguriamo - non tradirà le aspettative del Piano Operativo Nazionale. Significa anche che c’è un Sud diverso da raccontare. C'è un’immagine dei nostri giovani che sono molto spesso brillanti laureati in Lettere, in Conservazione dei beni culturali, in Economia e gestione dei beni culturali, in Economia e commercio. Questo impianto umanistico, però, deve fondersi con una consapevolezza di una cultura d’impresa, e quindi di giovani che si mettono gomito a gomito a lavorare per delle idee particolarmente innovative. Le idee non devono essere complesse, perché l’innovazione non necessariamente rappresenta la complessità. A volte al Sud basta immaginare cose molto semplici, che però mancano, per poter rappresentare quel Sud diverso. Penso alle infrastrutture, all’attenzione alle classi sociali meno abbienti o meno fortunate – gli anziani, i diversamente abili – che sono tutti settori dove c’è moltissimo da fare, anche all’insegna dell'innovazione.

D. – Questa creatività di cosa ha bisogno nel Sud d’Italia per poter emergere?

R. – Ha bisogno che si faccia squadra. Le università devono fare la loro parte, cercando di indirizzare i nostri giovani non solo all’approfondimento di un sapere umanistico, ma anche alla capacità di saper leggere, interpretare e corrispondere ai desiderata di vari bandi europei, regionali o ministeriali, come nel nostro caso.Le amministrazioni locali devono aiutarci a comunicare queste opportunità. Il ministero dovrà impegnarsi in un road show per comunicare queste opportunità. Penso poi anche alla Confcommercio, alla Confindustria, alle organizzazioni del terzo settore che devono aiutarci e contribuire ad incoraggiare i giovani che vorranno cogliere questa opportunità.








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