E’ un cammino a metà tra poesia e preghiera il libro “Strada Facendo” di Stefania Perna, professoressa liceale con dottorato in letteratura cristiana antica. Edito da Cantagalli, il volume è una raccolta di riflessioni sulla vita quotidiana che diventano spontaneamente preghiere. “L’autrice ci aiuta a ricominciare umilmente ogni giorno - scrive don Ugo Borghello nella prefazione - traendo spunto da ciò che ci succede, dentro e fuori, nel quotidiano e agganciandolo alla Parola, ai Salmi, al Vangelo: la preghiera profonda in fondo non è altro!”. Il titolo prende spunto dal passo del Vangelo di Matteo: “E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino”. Ascoltiamo Stefania Perna al microfono di Elvira Ragosta:
R. – Credo che contenga proprio il senso profondo di tutto il Vangelo in due sole frasi. La prima è “strada facendo”: una metafora della nostra vita, che è come un cammino e quindi, in quanto tale, non raggiunge mai la pace totale di chi è arrivato, anche se si dice spesso di qualcuno che “è arrivato!” in senso sociale o economico. Invece è un cammino e quindi, come tale, ha sempre qualcosa di precario: infatti “preghiera” e “precario” hanno la stessa radice, perché solo chi si sente precario prega profondamente. E inoltre, camminando, si incontrano sempre nuovi orizzonti. Soprattutto se si cammina in montagna ci si rende subito conto che ad ogni curva c’è uno scenario nuovo e così anche nella vita. Che c’entra con la fede tutto questo? Lo spiega la seconda parte della frase: “Dite a tutti che è vicino il regno”. Secondo me, questa è l’unica differenza tra chi crede e chi non crede: sapere che il nostro cammino e il nostro “strada facendo” è accompagnato da un Dio vicino che si è incarnato per dirci che ci è vicino, che cammina al nostro fianco. E quindi, con la sua stessa presenza, ci permette di salvare ogni momento del nostro viaggio.
D. – Il libro è una serie di riflessioni sulla vita di tutti i giorni; riflessioni che si trasformano poi in preghiere. Dunque, chiunque può riconoscersi nei temi trattati?
R. – Sì, questa è proprio una delle scoperte che ho fatto scrivendo. Ci sono delle esperienze personali, ovviamente diverse. Ma in fondo siamo tutti guidati dagli stessi bisogni profondi ed emergono le stesse paure. Quindi, a livello profondo, siamo proprio fraterni. Questo è un tema che ho sviluppato soprattutto nel mio ultimo libro, “Il diario di Elena”, uscito a fine maggio, che – appunto – essendo un diario, racconta un’esperienza personale particolare. Ma poi leggendolo si nota come, anche se ci sentiamo unici e soli, le nostre esperienze sono spesso comuni: sono come quelle degli altri. E ci si sente davvero amici.
D. – Leggendo ci si imbatte in citazioni di autori, Santi, Papi e delle Sacre Scritture: come ha tessuto questa trama?
R. – Direi che non l’ho mai tessuta, me la sono un po’ ritrovata tra le mani. Questo si può forse spiegare con la genesi del libro, che è nato da un percorso che ho fatto anni fa. Ho iniziato a pormi una serie di domande esistenziali per vari motivi, anche personali. Ho percorso tre strade – anche se ancora sono in cammino, perché non si arriva mai, è sempre uno “strada facendo” – e le mie tre strade sono innanzitutto il dialogo con persone credenti, di vari cammini. Infatti nel libro ci sono citazioni di Luigi Giussani, Chiara Lubich, Sant'Escrivá: ho scoperto infatti che ci sono risposte che accomunano – per così dire – i credenti di tutti i cammini, e questo è molto bello. La seconda strada è stata la frequentazione di varie catechesi, tra le quali citerei senz’altro quella di don Rosini, che mi ha aperto il mondo della Scrittura. E la terza strada è stata la meditazione: l’approfondimento personale. Perché – effettivamente – ci sono tanti libri che, se letti con attenzione, permettono di incontrare l’anima di chi scrive. Ho inserito citazioni, perché ho trovato espresso in questi libri e in questi autori quello che io cercavo di dire.
D. – Professoressa, c’è qualcuna di queste citazioni a cui lei si sente particolarmente legata?
R. – Questa è una domanda difficile, perché in realtà tutte le citazioni che ho raccolto sono quelle che hanno detto qualcosa di importante alla mia vita, in momenti magari diversi. La citazione di partenza è stata quella del Vangelo, ossia “Strada facendo”: una frase semplice che usiamo spesso, anche senza rifletterci. Però, letteralmente, rifletterci, analizzare bene questa frase. Per esempio, è importante capire che tante volte le situazioni non si risolvono perché uno le ha capite razionalmente oppure perché ha pianificato le soluzioni, ma hanno bisogno di tempo, di camminare. A volte la soluzione è solo capire che camminando si apre il cammino o si aprono cammini nuovi, impensati.
D. – Secondo lei, quanto è importante la preghiera in un mondo in cui si è sempre più di corsa e sempre più esposti alla globalizzazione, anche mediatica?
R. – Direi che la preghiera è importante proprio perché andiamo sempre di corsa e viviamo nel mondo globale. Infatti la preghiera ci impedisce di ridurci a queste due sole dimensioni. Ne costituisce “l’antidoto”: alla corsa infatti oppone momenti di calma e alla globalizzazione la riflessione su se stessi, quindi quanto di più particolare e personale esista.
D. – Il sottotitolo del volume è una domanda che chiede: “Tutti sogni o tutti segni?”: qual è la sua risposta?
R. – Qui direi che, più che la mia risposta, conterà quella a cui arriva il lettore. Io vorrei che chi legge il mio libro si sentisse invogliato a riflettere e a pregare, provandoci; perché la preghiera è un po’ come tutte quelle attività che si imparano non tanto leggendo libri, ma facendola. Penso che tutte queste cose – leggere la Scrittura, meditare – hanno alla fine proprio questo scopo: farci capire che viviamo, camminiamo “strada facendo”, tra sogni e segni. È una realtà che è naturale ma al tempo stesso è anche soprannaturale. E la fede mantiene aperti sempre i sogni, no?
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