La promozione di una formazione adeguata; i criteri specifici per l’autonomia delle comunità contemplative; l’appartenenza dei monasteri ad una federazione: sono questi alcuni punti della Costituzione Apostolica “Vultum Dei Quaerere – La ricerca del volto di Dio”, firmata da Papa Francesco e dedicata alla vita contemplativa femminile. Il documento indica 12 temi di riflessione per la vita consacrata in generale e si conclude con 14 articoli dispositivi. Il servizio di Isabella Piro:
Le contemplative siano fari e fiaccole dell’umanità
Essere “fari e fiaccole” che guidano ed accompagnano
il cammino dell’umanità, interlocutrici “sapienti” che sanno “riconoscere le domande
che Dio e l’umanità pongono”: questa è la sfida indicata da Papa Francesco alle contemplative.
In un mondo che cerca Dio, anche inconsapevolmente – scrive il Pontefice – le persone
consacrate non devono fermarsi mai nella loro ricerca di Dio, portando il Vangelo
nel mondo contemporaneo. E non si tratta di una missione facile, considerata la realtà
attuale che “obbedisce a logiche di potere, economiche e consumistiche”. Ma è proprio
in questo contesto che il silenzio, l’ascolto, la stabilità della vita contemplativa
“possono e devono costituire una sfida”.
Vita consacrata, storia di amore appassionato per Dio e l’umanità
“Dono inestimabile ed irrinunciabile” per la Chiesa
– si legge nella Vultum Dei Quaerere (VDQ) – “la vita consacrata è una storia di amore
appassionato per il Signore e per l’umanità”, che si dipana attraverso “l’appassionata
ricerca del volto di Dio”, di fronte al quale “tutto si ridimensiona”, perché guardato
con “occhi spirituali” che permettono di contemplare “il mondo e le cose con lo sguardo
di Dio”. Di fronte alle “tentazioni”, poi, il Papa esorta le contemplative a “sostenere
coraggiosamente il combattimento spirituale”, vincendo con tenacia “la tentazione
che sfocia nell’apatia, nella routine, nella demotivazione, nell’accidia paralizzante”.
Formazione e preghiera
Quindi, il Papa invita a “riflettere e discernere
su dodici temi della vita consacrata in generale. Il primo è quello della formazione,
processo senza fine che “richiede una continua conversione a Dio” e un tempo adeguato,
tra i nove ed i dodici anni. Di qui, il richiamo del Pontefice ai monasteri affinché
“prestino grande attenzione al discernimento vocazione e spirituale, senza lasciarsi
prendere dalla tentazione del numero e dell’efficienza”. Segue, poi, la preghiera:
“midollo della vita consacrata”, essa non deve essere vissuta come “un ripiegamento”
della vita monastica su se stessa, bensì come un “allargare il cuore per abbracciare
l’intera umanità”, in particolare i sofferenti. In tal modo, le comunità diverranno
“vere scuole di preghiera”, alimentata dalla “bellezza scandalosa della Croce”.
Lectio divina, Eucaristia e Riconciliazione
Centrale, poi, la Parola di Dio: esplicitata nella
lectio divina, essa permette di passare “dal testo biblico alla vita” e deve scandire
la giornata “personale e comunitaria” delle contemplative, aiutandole a “discernere
ciò che viene da Dio e ciò che invece può allontanare da Lui”. Ma lectio divina dovrà
anche trasformarsi in actio, “dono per gli altri nella carità”. Successivamente, la
VDQ ricorda l’importanza dell’Eucaristia e della Riconciliazione, suggerendo di “prolungare
la celebrazione con l’adorazione eucaristica” e di vivere la pratica della penitenza
come “occasione privilegiata per contemplare il volto misericordioso del Padre”. Sperimentando
il perdono di Dio, infatti, si può diventare “profeti e ministri di misericordia e
strumenti di riconciliazione, perdono e pace” di cui il mondo di oggi ha “particolarmente
bisogno”.
Vita comunicatoria e autonomia dei monasteri
Il quinto tema indicato dalla Costituzione apostolica
è quello della vita fraterna in comunità, intesa come “riflesso del modo di donarsi
a Dio” e “prima forma di evangelizzazione”. “Una comunità esiste in quanto nasce e
si edifica con l’apporto di tutti”, scrive il Pontefice, nell’ottica di “una forte
spiritualità di comunione” e di “mutua appartenenza”. E questa è una testimonianza
quanto mai necessaria “in una società segnata da divisioni e disuguaglianze”. “È possibile
e bello vivere insieme – si legge nel documento – nonostante le differenze di generazione,
formazione e cultura”. Anzi, tali diversità non impediscono la via fraterna, ma “la
arricchiscono”, perché “unità e comunione non significano uniformità”. Il sesto tema,
invece, riguarda l’autonomia dei monasteri: pur favorendo la stabilità, l’unità e
la contemplazione di una comunità, l’autonomia “non deve significare indipendenza
o isolamento”, scrive il Papa, esortando le contemplative a non ammalarsi di “autoreferenzialità”.
Le federazioni e la clausura
Strettamente legato a questo è il settimo tema, in
cui il Papa richiama l’importanza delle Federazioni come “strutture di comunione tra
monasteri che condividono lo stesso carisma”. Mirate alla promozione della vita contemplativa
nei monasteri e all’aiuto nella formazione e nelle necessità concrete degli stessi,
le Federazioni – è l’indicazione del Pontefice – “dovranno essere favorite e moltiplicate”.
L’ottavo tema, invece, è relativo alla clausura, “segno dell’unione esclusiva della
Chiesa sposa con il suo Signore”.
Il lavoro e il silenzio
Poi, Papa Francesco sottolinea l’importanza del lavoro
che le contemplative devono compiere “con devozione e fedeltà, senza lasciarsi condizionare
dalla mentalità efficientistica e dall’attivismo della cultura contemporanea”. Il
lavoro andrà quindi inteso come “servizio all’umanità e solidarietà con i poveri”.
E ancora: il silenzio, da intendere come “ascolto e ruminatio della Parola”, “vuoto
di sé per fare spazio all’accoglienza”, silenzio “ricco di carità”, che “ascolta Dio
ed il grido dell’umanità”.
La cultura digitale ed i mezzi di comunicazione
Consapevole, poi, dei mutamenti della società e della
“cultura digitale” che “influisce in modo decisivo nella formazione del pensiero e
nel modo di rapportarsi con il mondo”, come undicesimo tema Francesco pone i mezzi
di comunicazione. “Strumenti utili per la formazione e la comunicazione”, li definisce
il Papa che, tuttavia, esorta le contemplative ad “un prudente discernimento” affinché
tali mezzi non siano occasione di “dissipazione o di evasione dalla vita fraterna,
danno alla vocazione o ostacolo alla contemplazione”.
L’ascesi: le contemplative, “scala” verso Dio
Infine, l’ultimo tema è quello dell’ascesi: “segno
eloquente di fedeltà” in un mondo globalizzato e senza radici, esempio, per “l’umanità
segnata e lacerata da tante divisioni”, di come “restare accanto” al prossimo anche
di fronte a diversità, tensioni, conflitti, fragilità, l’ascesi non è una fuga dal
mondo “per paura” – sottolinea Francesco – perché le monache “continuano a stare nel
mondo, senza essere del mondo”. La loro profezia, allora, sarà quella di “intercedere
costantemente per l’umanità” presso il Signore, ascoltando “il grido” di chi è “vittima
della cultura dello scarto”. Così, le contemplative saranno la “scala” attraverso
la quale Dio scende incontro all’uomo e l’uomo sale incontro a Dio.
Reclutamento candidate non sia solo per far sopravvivere i monasteri
La Conclusione dispositiva della VDQ si suddivide
in 14 articoli che, di fatto, definiscono in termini giuridici quanto detto dal Pontefice
in precedenza. In particolare, l’art. 3 stabilisce che si possono frequentare corsi
formativi “anche al di fuori del proprio monastero e che “si deve assolutamente evitare
il reclutamento di candidate da altri Paesi con l’unico fine di salvaguardare la sopravvivenza
del monastero”. L’art. 8 elenca i requisiti necessari all’autonomia giuridica di una
comunità, tra cui la capacità formativa e di governo, l’inserimento nella Chiesa locale
e la possibilità di sussistenza. Qualora tali requisiti non sussistano, la Congregazione
per gli Istituti di vita consacrata “valuterà l’opportunità di costituire una commissione
ad hoc” per “una rivitalizzazione del monastero oppure per la sua chiusura”.
Obbligo iniziale di far parte di una federazione
L’art. 9 sottolinea che “inizialmente tutti i monasteri
dovranno far parte di una federazione”, che potrà essere configurata secondo criteri
sia geografici che di affinità di spirito e tradizioni. Se un monastero non potrà
confederarsi, la VDQ ribadisce che si dovrà chiedere il permesso alla Santa Sede,
alla quale compete “un adeguato discernimento”. Infine, l’art. 14 stabilisce che
la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata emani indicazioni applicative
secondo i carismi delle diverse famiglie monastiche. Tali indicazioni applicative
dovranno essere approvate dalla Santa Sede.
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