L’Università Pontificia Lateranense (Pul), in sinergia con il Viminale accoglierà studenti titolari di protezione internazionale, offrendo loro una possibilità vera di accoglienza, studio e alta formazione. Con un'intesa che è modello di buone prassi, verrà assicurata a 20 studenti l’opportunità di proseguire il proprio percorso di studi, interrotto a causa dei conflitti nei Paesi di provenienza. I giovani, in Italia, potranno seguire Corsi accademici finalizzati al completamento dell’iter formativo e all’integrazione nella società italiana. Il Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Interno e la Pontificia Università Lateranense (Pul), è volto all’inserimento in percorsi di alta formazione universitaria gli studenti, provenienti da Siria, Iraq ed Eritrea. A siglare l’intesa, che allunga il campo a nuove possibilità d’integrazione, sono stati oggi al Viminale il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e il Magnifico Rettore della Pul, mons. Enrico dal Covolo intervenuto al microfono di Michele Ungolo:
R. – Il progetto, firmato con un protocollo, da una parte dal Viminale, nella persona del vice ministro Filippo Bubbico, e dall’altra da me, come rappresentante della Pontificia Università Lateranense, prevede che l’università “adotti” 20 giovani studenti provenienti da Paesi in guerra. In realtà questi Paesi sono: la Siria; l’Eritrea; e l’Iraq. Verranno alla Pul per un corso di laurea o post-laurea, e saranno ospitati da strutture dell’Università nella diocesi di Roma. La formazione proposta dall’Università aiuterà i fratelli in fuga dall’inferno di guerre e persecuzioni a riprendersi la propria vita. Con una sinergia, che è modello di buona prassi, verrà assicurata ai 20 studenti l’opportunità di seguire corsi accademici finalizzati al completamento dell’iter formativo che hanno interrotto per causa di guerra, e per favorire l’integrazione nella società italiana.
D. – L’Università Lateranense si farà carico dei costi universitari?
R. – L’Italia prevede di versare all’Università Lateranense 4.800 euro per 12 ragazzi. La gran parte dei costi restanti, non solo per gli altri otto, ma anche per la vita a Roma di tutto il gruppo dei 20, sarà a carico della nostra Università. Devo precisare che questo non riguarda borse di studio, come tante che assegniamo ogni anno, ma piuttosto una beneficenza di cui faremo tesoro.
D. – Quali sono i corsi universitari che potranno seguire questi studenti?
R. – Dobbiamo verificare, caso per caso, che cosa questi 20 studenti hanno già fatto: sono situazioni diverse. Noi abbiamo la possibilità di inserirli o nei nostri normali corsi di laurea; prevedo soprattutto le facoltà giuridiche – il Pontificium Institutum Utriusque Iuris – e, fra l’altro, la Facoltà di Giurisprudenza ha il titolo di laurea magistrale riconosciuto dallo Stato italiano; oppure la Facoltà di Filosofia. Quindi, prevedo soprattutto queste due facoltà. Ma abbiamo anche la possibilità di inserirli in corsi post-laurea se hanno il titolo adatto: questo dovremo verificarlo caso per caso.
D. – Quanto è importante questo accordo con il Viminale?
R. – A mio parere, è proprio un'iniziativa unica nel suo genere che può aprire la strada a sinergie che richiamano le istituzioni alle buone opere di misericordia. Le istituzioni ricordano il versante politico della loro missione: anche le università pontificie hanno questa valenza politica, nel senso ampio della parola, cioè di costruire la buona città. Questo è un segno; e io credo che rientri molto bene nei segni che Papa Francesco ci ha consegnato, e che continua a consegnarci, in questo Anno Giubilare della Misericordia.
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