2016-07-19 12:19:00

Calabria: operazione contro la ‘ndrangheta nel cosentino


Maxi operazione contro la ‘ndrangheta in Calabria e non solo. Nel mirino delle forze dell’ordine il clan Muto, attivo da più di 30 anni a Cetraro, nell’alto Tirreno cosentino, soprattutto nel settore del commercio ittico. Sono 58 gli arresti eseguiti nelle province di Cosenza e Salerno e in altre località italiane. Tra i capi di accusa: associazione di stampo mafioso, traffico di droga, estorsione e rapina. Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Enzo Ciconte, docente di Storia delle mafie italiane presso il Collegio S. Caterina dell’Università di Pavia:

R. – Credo che sia un’operazione molto importante perché si è riusciti a mettere nelle condizioni di non nuocere una ‘ndrina che governava il territorio negli ultimi trenta anni e lo governava dal punto di vista della gestione delle attività economiche, controllando in modo particolare tutta la filiera del pesce. Quindi credo che sia importante il fatto che oggi si apra una pagina nuova per quel territorio.

D. - Questo clan aveva collegamenti con le istituzioni?

R. - Sì, è stato forte perché ha avuto la capacità e la possibilità di avere rapporti con uomini politici e delle istituzioni. Nessun clan mafioso dura così tanto se non ha rapporti con il territorio e quindi con le espressioni politiche ed istituzionali.

D. - Il clan Muto era noto nella zona anche in relazione alle vicende di un ospedale locale, ma non solo. È così?   

R. - Il clan Muto non si occupava solamente del pesce; si occupava dell’economia del territorio. Voleva comandare e farsi ricco come tutti i clan della ‘ndrangheta. Niente di nuovo da questo punto di vista, tant'è vero che sulla situazione c’è sempre stata una battaglia molto forte. Ricordo ad esempio le battaglie che fece Giannino Losardo, un giovane consigliere comunale di Cetraro del Partito comunista che fu ammazzato. Ricordo che venne l’allora segretario del Partito comunista, Enrico Berlinguer, a dimostrazione dell’importanza che a quel tempo veniva data ad una vicenda apparentemente locale, proprio perché c’era il riconoscimento della presenza della criminalità organizzata a Cetraro e nei dintorni. Quindi è un fatto antico, un fatto noto ed un fatto dentro il quale molti in questi anni o hanno taciuto o non sono riusciti a mettere alle corde un clan così potente.

D. - E adesso qual è l’auspicio? Qual è il messaggio per i calabresi della zona?

R. - Il messaggio è quello che si è riusciti a venire a capo di un’organizzazione potente e che quindi c’è la possibilità di liberare quella zona dalla presenza mafiosa. È un messaggio forte, un messaggio importante. E adesso mi auguro che gli imprenditori del luogo e la politica siano capaci di aprire una pagina nuova, diversa, perché da sola la magistratura non riuscirà ad incidere sul 'bubbone'. Deve essere il tessuto sociale, e la politica locale, a risolvere i problemi.








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