Il tentativo di golpe militare di questa notte in Turchia, nonostante le dichiarazioni delle autorità e il lento ritorno alla normalità, lascia aperte una serie di ipotesi. E i pareri non sempre sono concordi. Gabriella Ceraso:
Debolezza o autorità rafforzata del presidente turco Erdogan, unità o spaccatura del Paese, dopo una notte di violenza e di incertezze? Secondo Antonio Ferrari, analista di politica internazionale del Corriere della Sera, che ha seguito l’evolversi della vicenda, siamo di fronte ad una situazione del tutto particolare:
R. – Erdogan, con questo, potrebbe essersi addirittura rafforzato e non è escluso che questo tentativo di quella parte dell’esercito, che magari era vicina al pastore sunnita Fethullah Gülen, che vive negli Stati Uniti, era stata lasciata correre per poi alla fine frenarla. Ed ora Erdogan, più forte di prima, credo che passerà alla resa dei conti.
D. – Chi ha agito?
R. – Non i generali, non quelli importanti, non quelli decisivi, ma quelli che più o meno erano controllati proprio da questo Gülen, diventato il più grande nemico dello stesso presidente Erdogan. Chi diceva “Erdogan è finito!” stava commettendo un gravissimo errore.
Diverso il parere anche sulle prospettive future, di Renzo Guolo, professore di sociologia dell'Islam. La sua analisi al microfono di Luca Collodi:
R. - Quanto è successo stanotte mostra che il premier è indebolito, che un pezzo di mondo turco in qualche modo non è più allineato sulle sue posizioni per effetto della sua politica estera spesso avventurista per effetto della situazione al confine siriano e per la sua guerra totale ai curdi e la sua ambiguità verso gli islamisti radicali oltre frontiera. Siamo quindi in una situazione molto complicata.
D. – Quale ricaduta avrà la situazione turca in Europa? E penso ad un tema in particolare, l’accoglienza dei migranti …
R. - L’accordo tra Turchia ed Unione Europea, voluto fortemente da Germania, punta su Erdogan ovviamente perché c’era una sorta di "monetizzazione" del suo controllo sul territorio. È ovvio che se Erdogan vuole ritrovare consenso - sia Berlino che Washington hanno sostenuto la sua posizione una volta che hanno capito che quello che stava accadendo riguardava solo una parte minoritaria delle forze armate - è evidente che quell’accordo dovrebbe rimanere in auge, anzi semmai i turchi dovrebbero adeguarsi ad applicarlo con maggiore rigorosità. Però il vero nodo che riguarda anche la questione dei migranti è quale atteggiamento la Turchia avrà nei confronti della vicenda siriana. È questa ancora la vera incognita.
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