“Qualsiasi ne sia la matrice, questa barbarie è inaccettabile, intollerabile. Il nostro Paese è stato colpito a morte proprio mentre viveva un momento di unità nazionale. Più che mai la solidarietà nazionale deve essere più forte del terrorismo”. Così i vescovi francesi dopo la strage di Nizza. I presuli invitano tutti i cattolici di Francia a pregare in modo particolare per le vittime di questo attacco nella Messa di questa domenica. Sull’attentato ascoltiamo il vescovo di Nizza, André Marceau, al microfono di Jean-Charles Putzolu:
R. – Mon sentiment c'est un sentiment de shock, un sentiment…
Il mio sentimento è un sentimento di shock, un sentimento
di enorme paura, un sentimento di incomprensione… E’ uno di quei gesti folli che possono
nascere nel cuore degli uomini – e qui di un uomo: ma come sia ragionevolmente possibile
che l’uomo possa essere autore di una tale carneficina? L’uomo non è fatto per la
morte: non è fatto per dare la morte! E questo, per me, è veramente uno scandalo!
E’ lo stesso sentimento di molti di cui oggi abbiamo le testimonianze scioccate, che
sono stati testimoni, che erano nel luogo di questo attentato... C’è poi un sentimento
di compassione e di prossimità. E’ necessario, però, invitare tutti a non restare
chiusi e isolati in questo “scandalo” del male, che è scioccante e che può forse a
giusto titolo suscitare odio, incomprensione, chiusure. Bisogna far in modo di evitare
questo, a tutti i costi! Quindi il messaggio che io porto è quello soprattutto di
richiamare le persone ad essere vicine le une alle altre, a parlare, a venirsi incontro.
Le nostre Chiese, per tutta la giornata, saranno animate da una preghiera continua
per aiutare la gente a mettersi nelle mani di Dio che è la sorgente dell’amore. Le
persone abbiano il coraggio di ascoltare il grido dei cuori, il grido della sofferenza,
il grido della loro incomprensione.
D. – In questo momento, qual è il rapporto tra le varie confessioni religiose a Nizza?
R. – Alors, sur le diocèse nous avons une proximité très grande…
Nella diocesi c’è una grande vicinanza tra le grandi
comunità religiose, fra cristiani di tutte le denominazioni, musulmani ed ebrei. Abbiamo
regolari incontri e pubblichiamo anche interventi comuni riguardo agli avvenimenti
che hanno colpito anche a morte la società: questo si è già verificato nella in occasione
dell’assassinio di un giornalista ad Algeri, che era originario di Nizza. Abbiamo
organizzato insieme anche alle autorità locali delle marce pubbliche per ben sottolineare
quello che il Santo Padre ci chiede: una unità per dare testimonianza della misericordia
di Dio e che ciò che succede non rappresenta certo il volto di Dio. Noi, nella nostra
diocesi, abbiamo una tradizione di vicinanza e di collaborazione e in questi momenti
difficili cerchiamo di mostrare il volto misericordioso di Dio. Certamente, insieme
alle autorità locali, organizzeremo delle manifestazioni e delle celebrazioni, insieme
anche alle grandi comunità spirituali, religiose. Ed ovviamente i cristiani saranno
insieme nella preghiera.
D. – Ci sono dei cuori distrutti, dei cuori feriti, delle famiglie distrutte: che parola si può dire?
R. – Je crois que c'est la parole de cœur, c'est la parole de la proximité…
Io credo sia la parola del cuore, la parola della
vicinanza. E’ necessario essere accanto, essere vicini a queste persone. So bene che
spesso le parole non servono o non sono sufficienti, perché c’è la sofferenza, perché
la sofferenza è talmente grande: sono state distrutte delle vite, sono state distrutte
le vite di tanti bambini, di tanti giovani e di tante coppie ... Credo che sia soltanto
la nostra vicinanza, il dire loro che noi siamo vicini, che siamo presenti, che siamo
insieme: “Siamo con voi!”, soprattutto se le persone sono in qualche modo isolate,
perché la sofferenza spesso è più forte. Credo che la nostra parola d’ordine sia vicinanza:
essere vicini è anche avere il coraggio di prenderli per mano, perché le parole spesso
non possono essere comprese. E’ troppo difficile… Ma noi stiamo li!
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