2016-07-13 06:07:00

Regno Unito: Theresa May è la nuova premier britannica


Theresa May è  la seconda donna della storia, dopo Margaret Thatcher, a guidare il governo britannico. Nel pomeriggio di ieri si è svolta a Londra la cerimonia di insediamento.  Sull’importanza dI questa scelta per il Regno Unito e dell’Ue, Marco Guerra ha intervistato il prof. Antonio Villafranca, responsabile del settore Europa dell’Ispi:

R. - È una giornata che denota la difficoltà nella quale si trova la Gran Bretagna dopo il referendum sulla Brexit. Nei giorni precedenti abbiamo visto che il leader dei laburisti si è dimesso, ma è uscito di scena anche Farrage, il leader dello Ukip che ha sostenuto fortemente la Brexit, ma soprattutto si è dimesso Cameron che ha fatto un errore politico clamoroso: si era basato e crogiolato sul risultato che aveva raggiunto con il referendum per la secessione della Scozia ed aveva pensato di poter ripetere questo successo con il referendum sulla Brexit. Così gli sono assolutamente sfuggite di mano, ha fatto un errore politico di primaria grandezza ed è stato giusto che si dimettesse. Theresa May ha dichiarato che farà della Brexit un successo però in un certo qual modo, come si dice, ha fatto il conto senza l’oste perché adesso dovrà verificare la disponibilità di Bruxelles di scendere a patti con la Gran Bretagna e soprattutto dovrà verificare con quale tempistica e secondo quali modalità l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea potrà realizzarsi.

D. - Quali sfide si aprono adesso su entrambe le sponde della Manica?

R. - Per quanto riguarda Bruxelles ci sono due modi di approcciare il tema Brexit: quello più di pancia che vorrebbe anche mandare un segnale ad altri Paesi europei che eventualmente in futuro potrebbero pensare ad un referendum sull’uscita di questo Paese dall’Unione Europea e quindi un segnale molto duro, quasi punitivo - non credo che questo possa essere d’aiuto né per la Gran Bretagna né per l’Unione Europea - o un atteggiamento invece più morbido, che è quello che al momento sembra preferire la stessa Merkel, ovvero quello di capire in che termini si può trovare un accordo che possa esser di comune interesse e proficuo sia per Londra che per Bruxelles.

D. - Theresa May durante la campagna per il referendum era a favore del remain. Questo un po’ conforta i mercati, l’Europa e la comunità internazionale? Quale atteggiamento ci sarà?

R. - Non credo che questo possa influire più di tanto anche perché la posizione della May è sempre stata non entusiastica per quanto riguarda il remain. Lei è stata molto tattica durante la campagna elettorale; ufficialmente appoggiava il remain ma non si è mai esposta più di tanto. Credo che conterà moltissimo invece come lei si muoverà, a partire dalla tempistica, cioè da questo intenderà attivare la notifica che deve essere inviata al Consiglio europeo e che da quel momento darà decorrere i due anni entro i quali la negoziazione con la Gran Bretagna dovrà essere poi portata avanti. Sarà fondamentale anche la sua capacità di orientare Westminster perché questa notifica deve essere approvata dal parlamento britannico in cui però non c’è una maggioranza per la Brexit. Quindi Theresa May dovrà convincere una parte dei laburisti che erano a favore del remain per votare la notifica che invece sancirebbe l’avvio dei negoziati per la Brexit.








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