2016-07-12 13:26:00

Regno Unito: Theresa May diventa nuovo primo ministro


Theresa May sarà il prossimo premier del Regno Unito. L’attuale ministro degli Interni, rimasta l’unico candidato del partito conservatore, succederà a David Cameron, dimissionario dopo il referendum sulla Brexit. Prima donna a Downing Street dopo Margaret Thatcher, Theresa May, condurrà i negoziati che porteranno il Paese fuori dall’Ue.  Per un profilo del nuovo primo ministro, Michele Raviart ha intervistato Federiga Bindi, docente di Politica europea al centro “Jean Monnet” dell’Università di Tor Vergata:

R. – Theresa May, oserei dire che è la Angela Merkel inglese:entrambe sulla sessantina, entrambe figlie di pastori protestanti, entrambe parte di un partito conservatore, entrambe sposate da molto tempo e senza figli. Due donne abbastanza pragmatiche e probabilmente ci sarà una buona sintonia tra le due….

D. – Arriva anche 30 anni dopo l’ultima donna premier inglese, che è la Thatcher. Delle affinità si possono trovare fra queste due figure, secondo lei?

R. – La Thatcher è diventata primo ministro in un‘epoca in cui le donne difficilmente erano primo ministro. L’affinità fra le due è sicuramente – ma questa è una affinità con tutte le donne leader in politica – un forte sostegno da parte del marito. Detto questo, la Thatcher ha dovuto lottare con i denti e con le unghie per arrivare ad essere leader del partito conservatore britannico; per Theresa May – direi – che è stato di fatto più facile: lei è molto più quello che in inglese si chiamerebbe l’“accidental leader”, una che diventa leader perché ad un certo punto c’è un cambio delle circostanze. Direi che la Thatcher era anche una figura più controversa e sicuramente peggio disposta nei confronti dell’Unione Europea: non ci dimentichiamo che Theresa May è stata una di quelli che erano a favore di rimanere nell’Unione Europea e sicuramente non è da annoverare fra gli euroscettici, mentre la Thatcher lo è sempre stata fin dal primo giorno: “I want my money back”, fu la famosa frase con la quale si presentò ai partner europei una volta eletta.

D. – Come gestirà la Brexit, appunto, partendo dal presupposto che lei durante la campagna referendaria era moderatamente a favore del “Remain”…

R. – Credo che questo sia probabilmente uno dei maggiori punti a suo favore: non è una sostenitrice sfegatata della Brexit e avrebbe avuto una pessima recezione a Brxuelles; è una che voleva rimanere, ma ha anche detto – e questo è molto importante – che “Brexit è stata e Brexit sarà!”. La sua posizione a favore di restare nell’Unione Europea sicuramente la metterà in migliore posizione per negoziare.

D. – In che stato si trova, a questo punto, il partito conservatore dopo questa scelta?

R. – Direi che ha tutti i numeri per riunirlo. Certo, è diviso come poi è sempre stato e questa non è una novità: il partito conservatore è sempre stato diviso fra fautori dell’integrazione europea e persone che, invece, la oppongono veementemente. Quindi direi che è in buona posizione per riunire il partito.

D. – Dall’altra parte, i laburisti che tipo di opposizione potranno fare, a questo punto, a questo nuovo governo?

R. – Corbyn non si vuole dimettere, ma c’è il challenger ed è stato sfiduciato: quindi Corby se ne andrà. Direi che è stato un leader abbastanza incolore… Molto dipenderà da chi verrà eletto segretario.

D. – Quali sono le reazioni dell’Europa, intesa proprio come l’Unione Europea, a questa nomina?

R. – Le reazioni mi sembrano abbastanza positive. Un’Europa che aveva temuto di trovarsi di fronte Johnson, chiaramente non può esser altro che contenta di trovarsi di fronte Theresa May. Ma come ha detto la Merkel: le relazioni cordiali a livello personale, non vogliono dire che verranno fatti sconti alla Gran Bretagna dal punto di vista negoziale. Perché chiaramente l’Europa deve poter preservare i propri interessi. L’Unione Europea ha detto chiaro che l’accesso al mercato unico – che vuol dire la libera circolazione di beni, servizi, finanze e capitali – deve essere reciproco: quindi da una parte il Regno Unito avrà la necessità di preservare delle libertà, perché altrimenti sono completamente tagliati fuori; dall’altra non vogliono, però, la libera circolazione delle persone. L’altro punto è la difesa: anche qui sarà necessaria un po’ di flessibilità costituzionale per trovare un modo di mantenere il Regno Unito attaccato alla difesa europea, ma fuori dall'Unione Europea.








All the contents on this site are copyrighted ©.