E’ stato un Eid-al Fitr segnato da un clima di tensione e diffidenza quello celebrato quest’anno in Malaysia. Nonostante l’attentato compiuto il 28 giugno dal Daesh a Puchong nell’ovest della Malaysia - il primo dell’organizzazione terrorista in questo Paese asiatico - musulmani malesi non hanno rinunciato, il 6 luglio, ai tradizionali festeggiamenti per la fine del Ramadan (che qui si chiamano Hari Raya), ma, come negli ultimi anni - riferisce Eglises d’Asie (EdA) - con un più marcato tono identitario, quasi a volere marcare la distanza dalle altre comunità in questo Paese multietnico che conta, tra gli altri un’importante minoranza cinese.
Un passato di convivenza pacifica con i musulmani
Lontani i tempi in cui le diverse comunità religiose si scambiavano reciprocamente
gli auguri per le rispettive feste . “Mi ricordo che da giovane insegnante ero invitato
a visitare i miei amici musulmani. Era la tradizione. Era un grande onore per loro
ricevere un non musulmano. A quell’epoca i nostri rapporti erano molto buoni”, racconta
all’agenzia Ucan James, un anziano insegnante cristiano in pensione. Un’altra donna
cristiana, Jennifer, ricorda che quando la sua famiglia veniva ricevuta dai vicini
musulmani per l’Hari Raya al padre veniva offerta la birra. “In quei tempi non era
un problema. Oggi sarebbero stati arrestati per questo”. Si tratta di uno dei tanti
segnali della progressiva re-islamizzazione portata avanti in questi anni nel Paese
con il sostegno del Primo Ministro Najib Razak, e accompagnata da una crescente intolleranza
verso le minoranze religiose che hanno sempre convissuto in pace con i musulmani
Cresce l’intolleranza verso i non musulmani nel Paese
L’ultimo episodio di intolleranza aperta risale ai primi di luglio. quando il muftì
dello Stato di Pahang Abdul Rahman Osman, ha definito "kafir harbi" (infedele che
può essere ucciso) tutti gli oppositori all’applicazione delle disposizioni della
Sharia (la legge islamica), suscitando le vive proteste dei leader cristiani che hanno
parlato di “dichiarazioni incendiarie” invitando il Premier Najib Razak a prendere
seri provvedimenti contro il leader religioso. Motivi di opportunità politica, spingono
però l’attuale Governo di Kuala Lumpur, indebolito anche da accuse di corruzione,
ad assecondare questo processo di islamizzazione, come testimonia, tra l’altro, l’annoso
contenzioso sull’uso del termine Allah da parte dei cristiani e le limitazioni imposte
alla distribuzione di testi religiosi cristiani nel Paese. (L.Z.)
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