2016-07-11 06:38:00

Giornata Mondiale della Popolazione, le sfide per il benessere e lo sviluppo


Si celebra oggi. 11 luglio, come ogni anno in questa data, la Giornata Mondiale della Popolazione, arrivata alla 27.ma edizione. Istituita nel 1989 dal Consiglio direttivo del programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e celebrata per la prima volta nel 1990, la Giornata si pone l’obiettivo di migliorare la consapevolezza dei problemi della popolazione mondiale. Salvatore Tropea ha intervistato il prof. Alessandro Rosina, docente ordinario di Demografia alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, sulle sfide da affrontare per contrastare la fame nel mondo, le molte malattie non ancora debellate e il rapporto della popolazione con l’ambiente:

R. – Queste sono sfide che noi riusciamo a  vincere solo se abbiamo da un lato una politica lungimirante, dall’altro però bisogna anche che questa diventi una sfida culturale, che venga compresa anche dal basso, dai cittadini. Fa parte delle sfide che abbiamo nei prossimi decenni e che dobbiamo assolutamente vincere se vogliamo costruire un mondo migliore, che non può essere un mondo in cui ci chiudiamo ma un mondo aperto al confronto fra culture e verso il futuro.

D. -  Stiamo vivendo uno dei più grandi esodi della Storia, dovuto soprattutto agli interminabili conflitti in Medio Oriente e in Africa, l’Europa come può venire incontro in modo responsabile al grande flusso migratorio?

R. – L’emigrazione è quella che attualmente si sente di più, che incide maggiormente e che può produrre forte instabilità. Abbiamo visto anche gli esiti del referendum inglese; abbiamo bisogno di vedere che vengano messe in campo delle politiche che funzionino, che non siano quindi politiche che danno spazio ai timori, alle paure che parlano alla pancia delle persone, ma vadano incontro alla speranza, alla fiducia e alla possibilità quindi che ci sia una vera integrazione positiva e un’accoglienza che poi si inserisca in maniera convincente e funzionale all’interno di un processo e un modello di crescita inclusivo.

D. - Assistiamo oggi ad un Occidente con sempre meno giovani e molti anziani, ma ad una controtendenza soprattutto nei Paesi asiatici. Quali sono le politiche da mettere in campo per favorire una buona qualità della vita per gli uni e per gli altri?

R. – Noi non possiamo far sì che queste divisioni crescano, ma anzi si riducano. Dobbiamo fare in modo soprattutto che quel modello inclusivo che dicevamo prima, sia un modello che porti alla collaborazione. Quindi i giovani possono portare la loro esuberanza, la loro voglia di innovazione, la loro creatività e proprio perché sono di meno, soprattutto in Europa, devono trovare investimenti adeguati per trarre il meglio di loro, realizzarlo e metterlo in gioco. Le generazioni più mature hanno dalla loro parte l’esperienza, la capacità di essere guida e supporto alle nuove generazioni e a guidarle nelle scelte che comunque dovranno fare. Quanto più un Paese investe su un solido apporto quantitativo e qualitativo delle nuove generazioni, tanto più va verso una prosperità. Quanto più questo viene fatto in collaborazione tra vecchie e nuove generazioni, tanto più si crea un modello inclusivo che poi produce benessere condiviso.

D. -  La Giornata Mondiale della Popolazione è anche un’occasione per celebrare la nostra comune umanità; come lo si può fare senza mettere da parte le diversità?

R. – Se alla base c’è questo atteggiamento che riguarda non solo la sfida culturale ma anche i valori forti, fondanti che mettano al centro quindi il valore della persona, la crescita della persone e l’azione positiva tra le persone, questo diventa un punto di partenza solido, riconosciuto all’interno della società. In questo modo, è chiaro, si può vincere qualsiasi sfida.








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