2016-07-09 13:42:00

Sud Sudan. A 5 anni dall'indipendenza continuano gli scontri


Oggi si celebrano i 5 anni di indipendenza del Sud Sudan che proprio il 9 luglio 2011 si staccò dal Sudan, dopo anni di tensioni e violenti scontri. Il Paese, il più giovane Stato del mondo, tra dicembre 2013 e aprile 2016 vive una cruenta guerra civile per gli scontri tra il Presidente Salva Kiir e l’ex vice Presidente Riek Macher. Oltre 50 mila i morti, 2 milioni gli sfollati. Nonostante l’accordo di pace stilato ad aprile di quest’anno, tra le due fazioni però le violenze non sono finite del tutto. Proprio ieri nella captale Juba decine di persone sono morte per scontri all’esterno dal palazzo presidenziale. Gioia Tagliente ha raggiunto telefonicamente in Suid Sudan l’arcivescovo cattolico di Juba, mons. Paulino Lukudo Loro:

R. –Today is the fifth…
Oggi si celebrano i cinque anni di indipendenza del Sud Sudan. Ma a causa della difficile situazione nel mondo e nel nostro Paese, penso che il Presidente abbia deciso di non fare oggi grandi celebrazioni. Ci saranno sì delle celebrazioni e ci sarà un messaggio per l’occasione, ma non eventi grandiosi come negli anni passati. Questa è la situazione.

D. – Perché non ci sarà una grande celebrazione oggi?

R. – The situation is not very good…
Il momento non è molto buono: c’è molta povertà nel Paese e le persone soffrono per la fame. Penso che la situazione economica non è buona e che molte persone non siano “preparate” ad essere felici per questa occasione. Credo, quindi, che sia stata una saggia decisione quella di commemorare la giornata, ma senza le solite celebrazioni delle grandi occasioni.

D. – Qual è la situazione umanitaria a Juba e più in generale in Sud Sudan oggi?

R. – Humanitarian situation indeed is not very good…
La situazione umanitaria non è davvero buona. Le persone infatti non sono molto felici, a causa della situazione alimentare. L’assistenza, i beni primari hanno costi molto alti e i prezzi al mercato sono altissimi e molti poveri non possono permetterseli. La situazione umanitaria credo non sia altrettanto facile e l’aiuto dall’estero non arriva con facilità. Quindi stiamo vivendo un momento di sofferenza nel Paese.

D. – Qual è il ruolo della Chiesa in questo contesto?

R. -  The Church is there…
La Chiesa è lì, con il suo Consiglio delle Chiese e con la nostra Chiesa cattolica. Però ci troviamo nella stessa posizione, perché non riceviamo nessun aiuto speciale in questo momento. Quindi siamo tutti uniti insieme alla società, in questa fase particolare.

D. – Avete aiuto dalle organizzazioni locali o internazionali?

R. – Well, you know that…
Beh, come sapete noi abbiamo lavorato e lottato per la pace nel Paese per più di 20 mesi  e abbiamo vissuto, dunque, per così dire, in uno stato di combattimento; così molti di quelli che ci hanno sostenuto si sono scoraggiati e ora non sanno come aiutarci. E lo stesso è accaduto alla Chiesa. Naturalmente siamo sostenuti dalle altre Chiese, ma la situazione nel mondo è a sua volta molto difficile, per tutti. Ci sono così tante persone da aiutare! Penso, quindi, che noi facciamo parte di quella società in cui l’aiuto non arriva molto facilmente.








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