2016-07-07 10:09:00

Caserta, Settimana biblica nazionale sulla figura dei Patriarchi


La Settimana Biblica Nazionale, organizzata e promossa a Caserta dal 4 all’8 luglio dall’Istituto di Scienze religiose “San Pietro”, è arrivata alla sua ventesima edizione, incentrata quest’anno sulla figura dei Patriarchi nel Libro della Genesi. Dopo lo studio dei Vangeli negli anni passati, a condurre i lavori per questa edizione sono i biblisti Bruna Costacurta, docente presso la facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana, e don Giuseppe De Virgilio, docente presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma e presso l’Istituto teologico Pianum di Chieti, intervistato da Salvatore Tropea:

D. – Quali sono le peculiarità che rendono questo appuntamento così importante non solo per teologi e studiosi, ma anche per i laici?

R. – Io direi tre peculiarità. La prima è l’argomento: lo studio dei Patriarchi, del Libro della Genesi, Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. La seconda è il metodo, che aiuta le persone che vengono a studiare bene il testo approfondito. La terza è l’attualizzazione: le problematiche di questi Patriarchi - pensiamo alla vita, alla famiglia – sono molto vicine alla gente.

D. – Nella giornata di inaugurazione, il vescovo di Caserta, mons. D’Alise, citando Benedetto XVI, ha affermato che “la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per testimonianza”…

R. – La Parola di Dio, attraverso lo studio della Bibbia, interpella un credente, a tal punto che potremmo dire che la Parola di Dio ha un messaggio per tutti quanti noi: l’invito a un ascolto profondo che deve diventare, poi, vita, testimonianza. Non si testimonia per costrizione, ma soltanto perché si è ascoltati, si è attratti da questa Parola. In questo senso mons. D’Alise ha colto bene la dinamica che già è presente nei racconti e Paolo ce lo ricorda: soltanto se uno ascolta la Parola, riceve la predicazione, può rispondere con la fede e la testimonianza.

D. – La Settimana Biblica è anche motivo di confronto nell’ambito del progetto “Bibbia e cultura europea”. Può essere, quindi, un valido strumento per riscoprire le radici cristiane dell’Europa e dell’Occidente?

R. – Questa è davvero una speranza che ci portiamo: se la Bibbia è il grande Codice che non soltanto ha uniformato e ha trasformato le nostre culture, le diverse culture del mondo europeo e del mondo mediorientale, oggi questo Codice rimane ancora lontano dalla percezione della gente di questo tempo. Dobbiamo aiutare le persone a ritornare ad approfondire questo grande Codice, che non è soltanto un codice morale, ma un codice identitario.

D. – Il tema di quest’anno – “I Patriarchi” – può rappresentare uno spunto anche per il dialogo ecumenico e interreligioso?

R. – Le posso assicurare che questa domanda è emersa dalla Settimana: Abramo è un punto di riferimento assolutamente irrinunciabile e non soltanto per il mondo ebraico, ma anche per il mondo cristiano e per il mondo islamico. Alcuni dei nostri partecipanti hanno fatto delle domande e hanno anche portato qualche testimonianza di dialogo attraverso questi testi, che sono testi da interpretare, ma che vanno – appunto – letti nella prospettiva di un dialogo con le altre religioni. Questo è un elemento molto importante da approfondire. Ma non è soltanto il campo biblico: qui si richiede anche una riflessione di natura teologica e di conoscenza anche delle altre religioni.








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