2016-07-05 11:54:00

Santa Sede: pace tra israeliani e palestinesi solo se c'è coraggio


Per raggiungere la pace, israeliani e palestinesi devono avere più coraggio e riavviare negoziati diretti col sostegno internazionale, rifiutando ogni manipolazione della religione per giustificare odio e violenza: è quanto ha affermato l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Ivan Jurkovič, capo della delegazione vaticana alla Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite a supporto della pace fra israeliani e palestinesi. Ribadita la soluzione dei due Stati. Il servizio di Debora Donnini:

Sempre più difficile la questione mediorientale
La questione palestinese rimane senza una risposta soddisfacente fin dalla nascita delle Nazioni Unite, perché decenni di negoziati non sono riusciti a ottenere la creazione di uno Stato palestinese. Parte da questa considerazione l’intervento di mons. Ivan Jurkovič. Il presule apprezza il Comitato dell’Onu per l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese per aver organizzato questa Conferenza che punta ad identificare nuove idee per supportare maggiormente il processo di pace. Sta, infatti, diventando sempre più difficile trattare la questione, a causa dell’insufficienza  di “negoziati sostanziali” e della spirale di atti di violenza. Una crisi aggravata, negli ultimi anni, da altri conflitti e in particolare dalla tragedia siriana.

Santa Sede per la soluzione dei due Stati
“La Santa Sede ha sempre favorito la soluzione dei due Stati”, afferma mons. Jurkovič. Già Benedetto XVI, visitando la Terra Santa nel 2009, aveva sottolineato che Israele ha il diritto di esistere e vivere in pace così come i palestinesi hanno diritto ad una patria indipendente e sovrana. Nel 2014, Papa Francesco aveva ribadito lo stesso principio del “diritto dei due Stati ad esistere e vivere in pace e sicurezza entro confini internazionali universalmente riconosciuti”.

Centrale è il ruolo della società civile
Per l’osservatore permanente, dunque, il conflitto israelo–palestinese è diventato sempre più inaccettabile. La Santa Sede ritiene che il processo di pace possa andare avanti solo con negoziati diretti fra le parti, sostenuti dalla comunità internazionale. L’appello è che israeliani e palestinesi prendano decisioni coraggiose. Entrambi i popoli hanno sofferto troppo a lungo, partendo da un punto di vista sbagliato, cioè che le loro differenze potessero essere risolte con la forza. Secondo la Santa Sede, però, la pace non può essere raggiunta se riconciliazione e rispetto reciproco non accompagnano le soluzioni politiche. Per questo, la Delegazione della Santa Sede apprezza che la Conferenza consideri il ruolo della società civile. Il Medio Oriente, culla delle tre religioni monoteiste, è adatto a promuovere questa partecipazione.

Rafforzare il nesso fra diplomazia formale e informale basata sulla fede
Mons. Jurkovič chiede, quindi, di rafforzare il nesso fra diplomazia formale e diplomazia informale basata sulla fede: “rafforzare questo nesso”, dice, può dare un forte contributo per realizzare la pace fra israeliani e palestinesi e tutti gli abitanti della zona.

No alla manipolazione della religione: il dovere è la pace
Religioni e credenti devono mettere fine all’odio reciproco. Più la religione viene manipolata per giustificare atti di violenza, “più i leader religiosi devono essere impegnati in sforzi globali per sconfiggere la violenza”. E per contrastare questo spurio fervore religioso, sono importanti autentiche comunità di fede. La Santa Sede, quindi, ribadisce il suo appello a tutti i leader religiosi a respingere la perversione di una religione che fomenti la violenza. Al contrario, il dovere è quello della pace.








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