2016-07-05 13:20:00

Ecomafia: business in calo, ma crescono illeciti agro-alimentari


Presentati oggi in Senato i dati del nuovo rapporto ecomafia di Legambiente che ha evidenziato una significativa diminuzione delle infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale approvata l’anno scorso. In calo il business delle ecomafie che nel 2015 è stato superiore ai 19 miliardi, quasi 3 miliardi in meno rispetto all’anno precedente. Crescono, invece, gli illeciti nella filiera agro-alimentari e nel campo degli animali e soprattutto gli incendi, con un aumento che sfiora il 49%. I dati raccontano un lento ma progressivo cambiamento che ha preso il via nel 2015: sono stati contestati più di 900 ecoreati, con oltre mille denunce dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto e il sequestro di 229 beni per un valore di 24 milioni di euro. Sono 118 i casi di inquinamento e 30 le contestazioni del nuovo delitto di disastro ambientale. Non bisogna dimenticare che per contrastare le ecomafie c’è ancora molto da fare, dato che la criminalità organizzata è ancora una realtà molto sviluppata e presente su tutto il territtorio nazionale. Gioia Tagliente ha intervistato Antonio Pergolizzi, responsabile ambiente e legalità di Legambiente: 

R. – C’è una presenza diffusa, capillare, molto agguerrita dalla criminalità ambientale, anche di tipo mafioso, ma dall’altra parte un’azione repressiva  sempre più efficace anche grazie all’introduzione della nuova legge sugli eocoreati dell’anno scorso, che ha portato sicuramente ad un amento significativo del numero di arresti.

D. - In calo le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti, crescono gli illeciti nella filiera agroalimentare. Come mai?

R. - L’agroalimentare rimane uno dei business della criminalità ambientale soprattutto di tipo mafioso. Ma cresce significativamente il numero degli incendi con le superfici andate in fumo, anche l’illegalità nel campo degli animali continua a premere in maniera significativa. Quindi sui settori classici, quelli del cemento e dei rifiuti una lieve flessione, ma sul resto i numeri sono sempre in aumento. Questo significa che è una criminalità che si spalma, che si rimodula sul territorio e che quindi richiede energie, esperienze e capacità investigative sempre più all’avanguardia.

D. - La corruzione rimane un fenomeno dilagante del volto moderno dell’ecomafia. Come intervenire in questo senso?

R. - È sicuramente il collante che mette insieme mondi diversi ed è fondamentale per i reati ambientali perché consente di poter aggirare le norme a tutela dell’ambiente. Quindi occorrono sicuramente più controlli, più mirati, più coordinati; occorre sicuramente mettere in campo le conoscenze investigative e, secondo noi, serve anche cambiare le logiche del mercato nel senso che punti meno ai grossi impianti, a grosse iniziative economiche e cerchi invece di incentivare l’economia circolare che si sposa bene con la realtà del territorio e che si dimostra, nei fatti, meno permeabile alla corruzione. Le grandi opere, i grandi appalti, dove ci sono tanti soldi mettono in moto un sistema di corruzione diffuso. Si fa anche fatica ad aggiornare i rapporti sull’ecomafia a questo punto di vista.

D. - Quali sono le regioni più colpite? C’è differenza tra nord e sud?

R. - Le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa quindi Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, sono quelle dove si concentra il maggior numero di inchieste e di illegalità accertate; questo a indicare che le mafie sono sempre attive nonostante i pesanti colpi che la magistratura ha inferto: quasi la metà dei reati ambientali si concentra in questi territori. Lì il controllo molto spesso ad opera della mafie è molto diffuso; quest’anno abbiamo raccontato le mafie sui terreni agricoli, nelle aree boschive, i ladri di biodiversità. Da questo punto di vista le mafie svolgono un ruolo determinante nel rubare risorse e beni comuni. Però la Lombardia, per esempio, è la regione con la maggiore incidenza di inchieste per corruzione in campo ambientale, così come il Lazio, la Toscana, la Liguria; non dimentichiamo che quest’ultima, per esempio, recentemente ha visto lo scioglimento di un comune; anche in Emilia Romagna a nord c’è una criminalità ambientale più sofisticata che prova a operare nel mercato nero del riciclo dei rifiuti in maniera illegale. Il riciclo del cemento è molto spesso condizionato dalla presenza della criminalità organizzata e dalla corruzione. Quindi a nord la criminalità è un po’ più sofisticata, ma questo non significa che sia meno pericolosa per le matrici ambientali e per le comunità.

D. - Quali sono le proposte di Legambiente presentate oggi in Senato?

R. - Una migliore applicazione, più coordinata, più uniforme in tutte le procure sulla nuova legge sugli ecoreati. Serve sicuramente una stretta molto più forte su tutto ciò che riguarda la corruzione in campo ambientale. Serve far diventare legge il disegno di legge presente alle Camere sulle commissioni sulla tutela dell’agroalimentare. Queste sono alcune delle proposte che si sposano poi con quel cambio di paradigma economico di cui sempre parliamo.








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