2016-07-05 15:21:00

Bangladesh: musulmani condannano strage, ma gli stranieri hanno paura


Tanti i punti ancora da chiarire nella strage che venerdì scorso ha ucciso 20 persone in un ristorante a Dacca. Con una solenne cerimonia di Stato si sono chiusi, ieri, i due giorni di lutto proclamati in Bangladesh dopo l’attentato. Arrivano oggi a Roma le salme delle vittime italiane. Il servizio di Adriana Masotti:

Stasera a Roma le salme delle 9 vittime italiane dell’attentato a Dacca: ad accoglierle a Ciampino, il presidente Sergio Mattarella. Sono invece già rientrati a Tokyo i feretri con i sette cittadini giapponesi uccisi nella strage. In un colloquio telefonico il ministro degli Esteri Fumio Kishida e il collega italiano Paolo Gentiloni hanno convenuto sulla necessità di un impegno comune contro il terrorismo, a partire dalla condivisione di informazioni" di intelligence tra i Paesi del G7 presieduto quest'anno dal Giappone e l'anno prossimo dall'Italia.

Proseguono intanto le indagini: tre i fermi effettuati dalla polizia bengalese per la strage, tra cui quello di un docente universitario. Non ancora rivelata l’identità del terrorista catturato vivo sul luogo dell'attentato. La polizia bengalese si dice convinta che gli autori dell'attacco abbiano ucciso gli ostaggi nei primi 20 minuti dalla loro irruzione nel ristorante di Dacca e nutrono il sospetto che abbiano potuto contare su un basista interno, un pizzaiolo. Emerge inoltre che la polizia potrebbe avere ucciso per errore uno degli ostaggi, scambiandolo per un assalitore o facendo partire un colpo accidentalmente.

Ieri in Bangladesh è stata una giornata di commemorazione e di preghiera per le vittime: una cerimonia di Stato nello stadio militare della capitale, una Messa concelebrata dal nunzio apostolico in Bangladesh, mons. George Kocherrym. ''Viviamo una situazione preoccupante, ha detto ieri il nunzio, commentando l'attentato terroristico a Dacca, abbiamo paura ma affidiamo tutto nelle mani di Dio.

Sull'attentato di Dacca, Adriana Masotti ha raccolto il commento di padre Emmanuel Rozario, rettore del Seminario maggiore della capitale del Bangladesh dove ieri sera si è celebrata una Messa di suffragio per le vittime:

R. – Ieri abbiamo celebrato la Messa, qui nel Seminario, nella Cappella. Io conoscevo personalmente alcuni degli italiani, perché frequentavano la nostra Chiesa, partecipavano alla Messa. E con alcuni di loro avevo un contatto personale… Quando ho sentito che hanno ammazzato queste persone, ho provato molto dolore.

D. – Perché, secondo lei, questo attentato proprio a Dacca, proprio in Bangladesh?

R. – E’ la prima volta in Bangladesh che c’è questo tipo di attacco terroristico. I terroristi sono tutti di origine bengalese, giovani, ben educati, però…

D. – Una cosa che colpisce è che questi giovani non fanno parte di una classe – diciamo - ai margini, ma vengono invece da famiglie che stanno bene…

R. – Questi giovani provengono da famiglie ricche, vivevano in buone condizioni. Ieri sentivo, in televisione, il padre di uno dei terroristi che diceva: è sempre stato bravo quando era bambino, è stato anche uno studente molto bravo… Poi non sanno cosa sia successo, perché erano sei mesi che era sparito da casa. Anche i genitori non sapevano, dove fosse… Lo hanno cercato e – dopo sei mesi – lo hanno rivisto soltanto venerdì, quando c’è stato questo attentato. Magari succede che questi giovani, che vengono da diverse famiglie, vengano presi da qualcuno, da qualche gruppo… Non possiamo saperlo. Spariscono improvvisamente dalle famiglie; magari vengono poi formati su come fare questi attacchi e quando riappaiono è perché sono in grado di fare questo tipo di cose.

D. – Tanti occidentali, anche italiani, sono in Bangladesh per lavoro: questi stranieri come vengono visti dalla gente comune?

R. – La gente normalmente ha verso gli stranieri un atteggiamento buono. Ma in questi mesi – diciamo nell’ultimo anno – qualcosa è cambiato un po’ nell’atteggiamento. Non di tutti, ma certamente di questo tipo di gruppo: loro non vogliono gli stranieri o magari pensano che loro non sono musulmani e quindi hanno un atteggiamento diverso. Ma io dico sempre che si tratta solo di un gruppo e non della maggior parte della gente. La nostra cultura è molto accogliente, noi siamo molto accoglienti e quando i forestieri vengono noi siamo molto amichevoli. Adesso gli stranieri sono un po’ in tensione e hanno anche un po’ di paura. Come d’altronde anche noi, perché questo non era mai successo prima. E ci fa pensare: cosa succederà e come andrà a finire?

D. – I musulmani come hanno commentato queste uccisioni?

R. – La maggior parte dei musulmani è contro questo tipo di attacco: loro non sono in favore di tutto questo. Anche loro criticano tutto questo e dicono che non è giusto, che questo non è l’insegnamento della religione, dell’islam. E’ qualcosa contro l’umanità e contro anche l’insegnamento stesso della religione.








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