2016-06-28 15:11:00

Gennadios: cammino di Francesco e Bartolomeo è verso l'unità


L'amore e la guida di Papa Francesco e del Patriarca Bartolomeo porteranno all'unità tra le Chiese. E' il forte pensiero del metropolita di Italia e Malta, esarca per l'Europa meridionale, Gennadios Zervos, ricevuto oggi dal Papa assieme alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costanipoli. Al microfono di  Francesca Sabatinelli, l’arcivescovo ortodosso greco conferma che è la misericordia a essere il vincolo che lega le due Chiese:

R. – E’ la verità, perché misericordia significa amore. E questo nostro amore è tra di noi, ma anche tra le Chiese: avere, coltivare e preparare questo grande avvenimento dell’unità dei cristiani, affinché tutti siano una cosa sola.

D. – Ci sono ancora sentimenti di sfiducia e di rivalità?

R. – Senz’altro esistono. Però, noi dobbiamo lavorare, dobbiamo impegnarci e io credo che non ci siamo impegnati tanto… I dodici Apostoli hanno diffuso la dottrina di salvezza di Cristo a tutto il mondo: noi non siamo pochi, siamo molti! Ma dobbiamo essere molto forti, molto fedeli e pieni di amore per realizzare questo grande avvenimento. Come è stato per esempio il nostro Sinodo, il “Santo e Grande Sinodo delle Chiese ortodosse”: è un avvenimento storico, una grande cosa, una cosa meravigliosa. E’ una benedizione di Dio.

D. – Il Papa si è augurato che da questo Concilio Panortodosso escano – ha detto – “abbondanti frutti per il bene della Chiesa”. Il Patriarca Bartolomeo è soddisfatto? Ritiene che questo Sinodo così importante li abbia prodotti questi frutti?

R. – Credo che il Patriarca sia molto contento, perché questo “Santo e Grande Sinodo delle Chiese ortodosse” è arrivato in porto dopo 11 secoli. E’ stato un avvenimento storico veramente. E poi è molto contento perché ha dimostrato questa unità panortodossa a tutto il mondo, malgrado il fatto che quattro Chiese non fossero presenti. Dieci Chiese hanno dialogato fra di loro, hanno discusso, pregato, hanno affrontato e seguito tutti i temi, tutti i problemi, tutte le difficoltà. E’ stato un grande lavoro quello che anche loro hanno fatto. Credo che il Patriarca sia pieno di gioia. Ci aspetta adesso un altro impegno fortissimo: credo che tutti noi vescovi e sacerdoti, tutti insieme, dobbiamo fare una catechesi sul “Santo e Grande Sinodo delle Chiese ortodosse”. Il popolo deve sapere i temi che si sono affrontati, deve conoscere tutto quello che è stato fatto.

D. – C’è poi anche la grande sfida del dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa: la Commissione mista internazionale – lo ha detto il Papa – si riunirà il prossimo settembre ed è un appuntamento molto importante...

R. – Io credo che il “Santo e Grande Sinodo” ha compiuto un grande passo ufficiale: tutte le Chiese autocefale ortodosse hanno deciso ufficialmente sul dialogo. Nessuna Chiesa abbandona il dialogo. E questa è una grande cosa.

D. – Il Papa, ricevendovi, ha ricordato la visita compiuta sull’isola greca di Lesbo, assieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo Ieronymos. Chi ha visto quelle immagini ricorda la grande commozione di fronte ai profughi e ai migranti chiusi nel campo di Moria. Il Papa ha incoraggiato gli sforzi comuni per cercare di aiutare queste persone…

R. – Un avvenimento storico, senz’altro. Per la prima volta il Patriarca, il Papa di Roma insieme con l’arcivescovo primate di Grecia hanno incontrato questi profughi. Commozione sì, ma anche gioia e credo anche la responsabilità. Io credo che i responsabili (i leader internazional -i ndr) abbiano capito tanto dopo questo incontro, dopo questa manifestazione dell’amore, della disponibilità della Chiesa, perché la Chiesa non fa distinzioni: tutti sono figli di Dio. Noi dobbiamo aiutare tutti per avere la salvezza e per essere salvati. Io credo che il Papa e il Patriarca siano due guide importantissime per la Chiesa di Cristo e due persone piene di amore, piene di disponibilità, di pazienza, di affetto fraterno. E’ un cammino che ci porta verso l’unità.

Al Concilio Panortodosso, chiusosi domenica scorsa a Creta, era presente anche padre Hyacinthe Destivelle, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, in qualità di corrispondente per l’Osservatore Romano. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – Direi che al di là del documento sull’ecumenismo, sulle relazioni con gli altri cristiani, questo Concilio è interessante soprattutto per noi cattolici da un punto di vista ecumenico, perché è l’espressione dell’unità dell’ortodossia e anche il rafforzamento dell’unità delle Chiese ortodosse. L’unità della Chiesa ortodossa ovviamente favorisce anche il dialogo della Chiesa ortodossa con gli altri cristiani, innanzitutto con la Chiesa cattolica. Il secondo punto è che il tema della sinodalità è molto importante da un punto di vista ecumenico perché anche noi cattolici, Papa Francesco in particolare, siamo molto interessati a questo tema che è un tema molto ricco e promettente per l’avvenire delle nostre relazioni: la relazione tra primato e conciliarità, o sinodalità, e anche il tema del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Questo tema della sinodalità è molto ecumenico e io direi che, forse, al di là dei documenti, questo tema è il più fecondo, attualmente, per le nostre relazioni.

D. – Il Papa ha espresso un giudizio positivo sull’esito di questo Concilio: “E’ stato fatto un passo avanti”, ha detto, nonostante la defezione di alcune Chiese. Quanto ha influito questa assenza?

R. – Dobbiamo adesso valutare la ricezione delle decisioni del Concilio da parte delle Chiese che non erano presenti, per dare una dimensione veramente pan-ortodossa a questo Concilio. Quindi, dobbiamo adesso vedere. Forse, i Santi Sinodi di queste Chiese prenderanno a breve delle decisioni, valuteranno l’opportunità di recepire o meno questi documenti. Forse una delle decisioni, la più importante, è l’augurio che simili Concilii siano convocati regolarmente ogni sette o dieci anni. Quindi, questo Concilio è sicuramente la fine di un cammino, ma è soprattutto l’inizio di un cammino comune, un cammino sinodale. Questo cammino è incominciato 50 anni fa con tutte le Chiese, oggi vediamo che ne mancavano alcune: forse questo cammino darà, nel tempo, la possibilità a tutte le Chiese di essere coinvolte.

D. – Una delle sfide per la Chiesa ortodossa in generale è quella di rinnovarsi rimanendo fedele alla tradizione. Ci sono le premesse?

R. – Questo Concilio ha due aspetti: uno interno, perché praticamente tutti i documenti avevano come scopo di risolvere alcune questioni interne alla Chiesa ortodossa. Il secondo è stato espresso nel messaggio, e soprattutto nell’Enciclica, ed è l’atteggiamento della Chiesa ortodossa verso il mondo, verso gli altri credenti e gli altri cristiani. E’ la prima volta che la Chiesa ortodossa parla con una sola voce su questi argomenti non solo interni, ma anche esterni. E questa è una novità. Io direi che la novità più importante di questo Concilio è il Concilio stesso, è l’espressione e il rafforzamento della sinodalità della Chiesa ortodossa.








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