2016-06-26 14:00:00

Vescovi Usa: delusione per sentenza riforma dell'immigrazione


I vescovi degli Stati Uniti esprimono “profonda delusione” per la sentenza della Corte Suprema che il 23 giugno ha di fatto bocciato la riforma dell’immigrazione del Presidente Barack Obama, bloccata nel 2014 dalla Camera dei Rappresentanti, dopo la vittoria alle elezioni di mid-term dei repubblicani. I giudici di ultima istanza si sono infatti spaccati a metà sul ricorso dell’Amministrazione contro la sentenza di una Corte di appello federale che aveva confermato la bocciatura delle azioni esecutive di Obama per imporre la nuova legislazione, impugnate dai governatori repubblicani di 27 Stati guidati da quello del Texas. Il pareggio equivale alla conferma della decisione del tribunale.

Una sconfitta anche per la Conferenza episcopale
La sentenza rappresenta una sconfitta anche per la Conferenza episcopale, che, insieme ad altre 24 organizzazioni religiose, aveva presentato alla Corte Suprema un’istanza a favore della riforma che comprende due misure chiave: niente espulsione per genitori senza documenti di figli nati negli Stati Uniti e protezione assoluta per persone arrivate nel Paese quando erano bambini.

Urgente una riforma del sistema migratorio
Grande dunque il disappunto dei vescovi espresso in una nota da mons. Eusebio Elizondo, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. “Questa decisione – afferma – significa che milioni di famiglie continueranno a vivere nel terrore di essere deportate e private della possibilità di migliorare le loro vite con l’educazione e un buon lavoro”. Il presule ribadisce quindi l’urgenza di una riforma complessiva dell’attuale sistema migratorio negli Stati Uniti che sia umana: “E’ necessario fare uscire la gente dall’ombra” e fare in modo che non vengano separate le famiglie, afferma.

Non perdere di vista l’umanità degli immigrati irregolari
Nonostante la sconfitta, per i vescovi resta la speranza che tale riforma sia possibile: “Le persone non cessano di essere nostri fratelli e sorelle solo perché sono immigrati irregolari: quale che sia il modo in cui sono arrivati qui, non possiamo perdere di vista la loro umanità, senza perdere la nostra”, conclude la nota. (A cura di Lisa Zengarini)








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