“Il Burundi non si salverà che con la verità e la giustizia”. Prende spunto dal Salmo 85 l’appello rivolto dai vescovi burundesi in un messaggio diffuso domenica scorsa, in cui incoraggiano la ripresa del dialogo nel Paese, precipitato in una nuova grave crisi politica e sociale dopo la contestata rielezione per un terzo mandato del Presidente Pierre Nkurunziza nel 2015. Il documento è stato preparato durante l’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale (Cecab) svoltasi dal 7 al 9 giugno a Gitega e si aggiunge a quello pubblicato dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) al termine della visita di solidarietà compiuta nei giorni scorsi da una delegazione del Secam.
Il dialogo è la sola via che possa preparare un futuro migliore per la
Nazione
Nel messaggio i presuli si felicitano per il senso di responsabilità finora dimostrato
da molti burundesi di fronte alla crisi e l’“accresciuta coscienza che essi hanno
della dignità di ogni persona umana” e salutano il riconoscimento che la via del dialogo
intrapresa dal Governo e alcuni esponenti dell’opposizione “è la sola via che possa
preparare un futuro migliore per la Nazione”. Per altro verso, essi deplorano gli
assassinii, i rapimenti, gli arresti arbitrari e le torture che hanno segnato quest’ultimo
anno, lasciando profonde ferite nella popolazione.
La democrazia non si riduce al mero fatto di tenere elezioni
Il documento indica quindi quelle che, secondo l’episcopato, sono le cause di questi
mali: il peccato che ci allontana da Dio; una “concezione egoista del potere”; la
mancanza di consapevolezza della finalità del potere “che è di garantire la giustizia
e l’equità per tutti”; l’esclusione reciproca nella ricerca di soluzioni ai problemi.
Queste mancanze – si osserva - evidenziano che “i burundesi non hanno ancora pienamente
compreso cosa è la democrazia”, che non si riduce al mero fatto di tenere elezioni,
ma comprende altri requisiti fondamentali, a cominciare dal “rispetto della dignità
di ogni persona umana”.
La soluzione dei mali del Burundi sono la verità e la giustizia
La soluzione ai mali che minacciano la società burundese – affermano quindi i presuli
- è la verità e la giustizia. La prima verità è che l’ordinamento sociale deve essere
sempre ordinato al bene della persona umana e che il potere è al servizio di quest’ultima.
Quanto alla giustizia, essa consiste nel dare a ciascuno il dovuto, ma – si sottolinea
- non può prescindere dalla misericordia che è incompatibile con la vendetta.
La partecipazione dei cristiani alla vita politica sia guidata dal Vangelo
Partendo da queste premesse, i vescovi propongono una serie di raccomandazioni. Ai
governanti e alle istituzioni essi chiedono innanzitutto di impegnarsi contro la criminalità
e di porre fine ai rapimenti, agli arresti arbitrari e alla giustizia sommaria. Essi
chiedono poi di garantire il rispetto della libertà di espressione e informazione.
Inoltre, esortano tutte le parti politiche a restare fedeli agli Accordi di Arusha
siglati nel 2000 tra il governo tutsi dell’allora Presidente Pierre Buyoya e l’opposizione
armata hutu. Ai cittadini burundesi i vescovi ricordano che la democrazia non potrà
realizzarsi in Burundi senza la loro attiva partecipazione. Infine, i vescovi si
rivolgono ai cristiani, invitandoli a partecipare alla vita politica nazionale facendosi
guidare dal Vangelo e dalla verità: “Il vostro contributo principale al bene del nostro
Paese – scrivono - sta nella Parola di Dio e nella preghiera”. (A cura di
Lisa Zengarini)
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