A partire dal prossimo mese di settembre, nella Svizzera romanda le vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti e operatori pastorali il cui reato è stato prescritto, potranno rivolgersi direttamente ad una speciale Commissione indipendente dove potranno “trovare ascolto e sostegno”. La nuova “Commissione di ascolto, conciliazione d’arbitraggio e riparazione” (Cecar) è stata presentata alla stampa a Losanna martedì scorso.
L’esempio belga
L’iniziativa – riferisce l’agenzia Apic - si ispira al percorso già intrapreso dalla
Chiesa in Belgio. La Commissione è composta da due rappresentanti delle vittime, tre
membri della società civile e due rappresentanti della Chiesa cattolica. In pratica,
le vittime saranno ascoltate da un comitato di tre conciliatori che hanno il compito
di accertare la fondatezza delle denunce. Esse non dovranno comunque portare prove,
ma dimostrare la veridicità dei fatti denunciati e, soprattutto, avranno la possibilità
di parlare della loro situazione attuale. La persona chiamata in causa come responsabile
degli abusi sarà interpellata e al termine delle audizioni, i conciliatori e la vittima
elaboreranno insieme una proposta di soluzione che sarà sottoposta all’esame della
Commissione.
La volontà dei vescovi e dei religiosi di riparare al male commesso
Sarà inoltre esaminata la possibilità di un risarcimento finanziario, per la quale
la Conferenza episcopale svizzera (Ces) ha messo a disposizione un fondo di 500mila
franchi svizzeri. Ad annunciarlo è stato mons. Charles Morerod, vescovo della diocesi
di Losanna, Ginevra e Friburgo che ha dato il suo attivo sostegno al progetto proposto
nel 2010 dal gruppo “Sostegno alle persone abusate in una relazione con un’autorità
religiosa. La somma che potrà essere rivista se necessario vuole essere un segno della
volontà dei vescovi e delle Congregazioni religiose svizzere di riparare al male commesso.
Sofferenza delle vittime anche per il silenzio della gerarchia
“Incontrando le vittime – ha spiegato mons. Morerod - ci si rende conto che la distanza
temporale non annulla la sofferenza, anche dopo tanto tempo. È una sofferenza dovuta
non soltanto all’abuso subito, ma anche alla negazione e al silenzio della gerarchia”.
Per ora l’iniziativa è limitata alla Svizzera francofona. ma - ha detto la presidente
della Commissione Sylvie Perrinjaquet - nulla impedisce che possa essere estesa in
futuro alla Svizzera tedesca. (A cura di Lisa Zengarini)
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