2016-06-23 14:30:00

Svizzera: Commissione indipendente per le vittime di abusi


A partire dal prossimo mese di settembre, nella Svizzera romanda le vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti e operatori pastorali il cui reato è stato prescritto, potranno rivolgersi direttamente ad una speciale Commissione indipendente dove potranno “trovare ascolto e sostegno”. La nuova “Commissione di ascolto, conciliazione d’arbitraggio e riparazione” (Cecar) è stata presentata alla stampa a Losanna martedì scorso.

L’esempio belga
L’iniziativa – riferisce l’agenzia Apic - si ispira al percorso già intrapreso dalla Chiesa in Belgio. La Commissione è composta da due rappresentanti delle vittime, tre membri della società civile e due rappresentanti della Chiesa cattolica. In pratica, le vittime saranno ascoltate da un comitato di tre conciliatori che hanno il compito di accertare la fondatezza delle denunce. Esse non dovranno comunque portare prove, ma dimostrare la veridicità dei fatti denunciati e, soprattutto, avranno la possibilità di parlare della loro situazione attuale. La persona chiamata in causa come responsabile degli abusi sarà interpellata e al termine delle audizioni, i conciliatori e la vittima elaboreranno insieme una proposta di soluzione che sarà sottoposta all’esame della Commissione.

La volontà dei vescovi e dei religiosi di riparare al male commesso
Sarà inoltre esaminata la possibilità di un risarcimento finanziario, per la quale la Conferenza episcopale svizzera  (Ces) ha messo a disposizione un fondo di 500mila  franchi svizzeri. Ad annunciarlo è stato mons. Charles Morerod, vescovo della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo che ha dato il suo attivo sostegno al progetto proposto nel 2010  dal gruppo “Sostegno alle persone abusate in una relazione con un’autorità religiosa. La somma che potrà essere rivista se necessario vuole essere un segno della volontà dei vescovi e delle Congregazioni religiose svizzere di riparare al male commesso.

Sofferenza delle vittime anche per il silenzio della gerarchia
“Incontrando le vittime – ha spiegato mons. Morerod  - ci si rende conto che la distanza temporale non annulla la sofferenza, anche dopo tanto tempo. È una sofferenza dovuta non soltanto all’abuso subito, ma anche alla negazione e al silenzio della gerarchia”. Per ora l’iniziativa è limitata alla Svizzera francofona. ma - ha detto la presidente della Commissione Sylvie Perrinjaquet - nulla impedisce che possa essere estesa in futuro alla Svizzera tedesca. (A cura di Lisa Zengarini)








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