Il 2017 sarà un anno cruciale per la Francia: sono previste, infatti, sia le elezioni presidenziali che quelle parlamentari. In vista, quindi, di questa importante tornata elettorale, la Conferenza episcopale francese (Cef) ha diffuso un ampio documento in cui afferma che “alla vigilia di quello che dovrebbe essere un vero dibattito democratico”, si vuole riflettere su alcune questioni decisive per il futuro del Paese. Tale riflessione, sottolinea la Cef, viene fatta “alla luce della tradizione cristiana” e del magistero di Papa Francesco.
Dibattito elettorale sia democratico e
non violento
Suddiviso in sette punti, il documento della Cef si
apre, innanzitutto, con la riflessione sulla democrazia e sull’importanza di evitare
la violenza nel dibattito sociale. “Se vogliamo progredire nelle pratiche democratiche
– affermano i vescovi d’Oltralpe – dobbiamo promuovere l’esercizio del diritto di
voto, sviluppando un vero e proprio dibattito sociale”, lontano da “ambizioni personali”.
Di qui, il richiamo ai media affinché non puntino solo alle polemiche ed alle controversie
tra i candidati elettorali, senza promuovere un confronto pacifico, bensì sviluppando
“una sorta di isteria nelle vita pubblica”.
Puntare su un’economia di condivisione
e tutelare la vita
Al secondo punto, i vescovi francesi richiamano la
necessità di guardare ad un progetto della società che non sia limitato ai meri “dati
economici, come se l’economia fosse l’unico fattore di costruzione” importante. Ciò
che conta, infatti, è “la costruzione della qualità della vita umana, personale e
collettiva”, perché “il progresso tecnologico ed economico deve servire il bene di
tutti e non solo il beneficio di pochi”. In quest’ottica, la Cef invita a procedere
verso “un’economia di condivisione”, verso “una più equa ripartizione del lavoro e
dei suoi frutti”, perché “la qualità umana di una società si misura anche nel modo
in cui tratta i suoi membri” più emarginati. “Non possiamo restare indifferenti di
fronte alle vittime della nostra società – scrive la Cef – Noi siamo responsabili
del rispetto di ogni vita, dall’inizio alla fine”.
Avviare patto educativo tra scuola e famiglia
Il terzo punto analizzato dai vescovi riguarda l’istruzione,
per la quale si chiede un miglioramento che sia frutto di una riforma a lungo termine
e che passi attraverso “un patto educativo” tra famiglia e scuola, che non devono
porsi in competizione, né essere diffidenti l’una nei confronti dell’altra. Inoltre,
i vescovi puntano il dito contro “l’emarginazione di un numero crescente di famiglie
e quelle misure che favoriscono il divorzio”, le quali provocano “le prime vittime
nei bambini”, che ne pagano caramente le conseguenze. Di qui, il richiamo al fatto
che “la coesione sociale non si può costruire trascurando il suo tessuto nutritivo,
ovvero la coesione familiare”, perché spesso la disgregazione della famiglia è legata
“al fallimento scolastico, all’emarginazione dei giovani, a volte anche alla delinquenza”.
E come si legge nell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia, “una famiglia
unita è una risorsa per il futuro ed una speranza per il bene di tutti”.
Tutelare il diritto al lavoro
Quindi, la Cef si sofferma sulla solidarietà, richiamando
lo Stato ad attuare tale principio “soprattutto nei momenti di grande difficoltà economica”,
in una società in cui aumenta il divario tra ricchi e poveri. “Sempre più cittadini
sono privati del diritto al lavoro – incalzano i vescovi – ma è illusorio pensare
che le indennità finanziarie possano compensare questa carenza”, mentre i giovani
sono “le prime vittime di un sistema di disuguaglianze”. “Lo Stato – continua la Cef
– deve gestire positivamente la tensione tra il liberalismo senza controllo e la salvaguardia
dei meccanismi di tutela sociale, come l’assicurazione, il pensionamento o la disoccupazione”.
Migranti: impegnarsi per la solidarietà
e l’accoglienza
Centrale, poi, la questione dei migranti: “Il nostro
impegno per la solidarietà non può essere bloccato all’interno del Paese – afferma
la Cef – I drammatici eventi che colpiscono le popolazioni in Medio Oriente o in Africa
gettano sulla strada o in mare centinaia di migliaia di profughi, veri naufraghi dell’umanità”.
“Come potrebbe il nostro Paese – si chiedono i vescovi – tirarsi indietro di fronte
alla prospettiva di accogliere e integrare decine di migliaia di vittime, mentre la
Giordania ed il Libano accolgono milioni di rifugiati?”. Non solo: i vescovi lanciano
l’allarme sulle condizioni “disumane” in cui i migranti vengono trattati in Francia
e per questo ribadiscono che “un impegno per l’integrazione non può essere raggiunto
senza un accompagnamento culturale” che “dona il senso di una vita collettiva nazionale”.
Aiutare i Paesi d’origine delle migrazioni
La nota della Cef guarda, poi, al contesto europeo:
“Siamo ben consapevoli del fatto che la Francia, da sola, non può risolvere queste
situazioni drammatiche”, perché “l’accoglienza sarebbe un’illusione se non fosse accompagnata
da un vero e proprio sostegno al Paese di origine della migrazione, un sostegno che
sia economico e politico, per contrastare la povertà endemica ed i metodi anti-democratici
di alcuni governanti”. Centrale, in quest’ottica, il senso di appartenenza dei popoli
europei, così come la pratica della sussidiarietà, sancita nei documenti fondamentali
dell’Ue, “rappresenterebbe una vera possibilità per l’Europa”.
Promuovere la responsabilità ecologica
Infine, il settimo punto della nota episcopale francese
riguarda la salvaguardia del Creato: pensando alla Cop21, la Conferenza internazionale
sul clima svoltasi a Parigi alla fine del 2015, i vescovi sottolineano “la responsabilità
comune” nei confronti dell’ambiente, così come indicato nell’Enciclica “Laudato si’”
di Papa Francesco. “La questione ecologia non è semplicemente una visione naturalistica
del mondo – scrivono i presuli – bensì una presa di coscienza morale dei rischi che
lo squilibrio climatico ed economico comportano sul pianeta”.
No al fatalismo. Investire nella costruzione
di una società più giusta
Ricordando che le risorse della terra non sono illimitate,
i presuli esortano a ripensare, “con saggezza”, ai modelli di consumo attuali per
“inventare un mondo meno distruttivi e più giusto”. Senza cedere al fatalismo e senza
rinunciare a “lottare per il futuro”, quindi, la Cef esorta tutti ad impegnarsi nella
“responsabilità per il bene comune”. “Dobbiamo investire tutte le nostre capacità
per costruire una società più giusta e rispettosa – concludono i presuli – E questo
si chiama speranza”. (I.P.)
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