2016-06-21 14:12:00

Festa della musica: in tutta Europa musicisti ed eventi di piazza


Il 21 giugno per celebrare il giorno del solstizio d’estate si celebra in tutta Europa una delle feste più affascinanti della cultura del vecchio continente, la Festa della Musica. Le sue origini sono a Parigi e risalgono ad un’idea del ministro Lang nel 1982: invitati, all’insegna della spontaneità, musicisti, professionisti e amatori col compito di animare strade e piazze di ogni città. Oggi è coinvolta tutta l’Europa: a Roma l’inaugurazione solenne ieri in Senato, con un coro molto speciale, e oggi ci sarà musica i tutti i luoghi più belli. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Il tema dell’integrazione guida quest’anno la Festa della musica e l’inaugurazione in Italia non poteva essere più appropriata, affidata a Senato al Coro misto della Casa circondariale "Dozza" di Bologna. Quaranta detenuti con un repertorio multiculturale che cantano in diverse lingue e che sono usciti per la prima volta dal carcere per rappresentare quale dono sia per loro la musica e che cosa significhi integrazione. Alessandro Cillario dell’Associazione "Mozart 14" li ha accompagnati:

R. – Questi coristi si avvicinano alla musica dal nulla, spesso non la conoscono, non conoscono neanche le note o un pentagramma e da lì iniziano: inizia una lunga storia, un amore quasi, che li riscatta, perché quando cantano, quando hanno la possibilità di esprimersi con questo linguaggio, scoprono se stessi e viaggiano anche oltre le celle di un carcere: si sentono liberi. Questo lo hanno testimoniato e lo hanno scritto un varie occasioni, perché spesso chiediamo loro di raccontarci come vivono questa esperienza. E quello che dicono è che non vedono neanche più le sbarre di un carcere e sono liberi…

D. – Integrazione significa anche accoglienza l’uno con l’altro. Questo è un coro misto: fanno anche questo genere di esperienza, insieme?

R. – Fanno questa esperienza perché è un coro misto in varie lingue – si va dall’israeliano, l’arabo, il francese, lo svedese, l’italiano, l’inglese… Anche il maestro del coro, Michele Napolitano, vuole proprio che ci sia un canto per ogni origine di ogni corista, in modo tale che ognuno si senta veramente partecipe e possa dare il proprio contributo, ma impari anche ad ascoltare gli altri, ad ascoltare l’esperienza, le culture, la voce degli altri coristi.

Musica e festa ad Atene, Barcellona, Berlino, Budapest, Bruxelles e ovviamente in tutta Italia dove suoneranno 8.200 artisti in 280 città."Una grande occasione di incontro e riscoperta dei luoghi" per il ministro della Cultura Franceschini: dal Museo Nazionale d’Abruzzo al Parco archeologico di Paestum, alla Chiesa di San Pietro a Tuscania alla Galleria nazionale di Bitonto. Ma la musica arriva anche in 10 ospedali, 50 carceri 25 biblioteche, dunque un momento di riflessione sul valore sociale della educazione musicale. Il presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, protagonista a Roma, Michele dall’Ongaro:

R. – La musica è un oggetto che va curato, che ci accompagna, che ci può insegnare e aiutare a superare i momenti più difficili e questo è un po’ l’obiettivo di questa festa. Abbiamo pensato di fare un percorso musicale che per noi è importante, simbolicamente: incominciamo nella cavea dell’Auditorium, poi andiamo fino al "Maxxi" che è poco distante, il Museo d’arte contemporanea, il Ponte della Musica, dedicato a Trovajoli, che porta al Foro Italico, dove si concluderà questo nostro percorso musicale.

D. – Cosa dice la musica a quest’Europa che oggi si anima in tutti i suoi angoli?

R. – A me sembra sia importante ricordarsi di Beethoven e della sua IX Sinfonia. Come è noto, l’ultimo Movimento mette in musica l’"Inno alla gioia" e Beethoven fa un’operazione strana: a un certo punto, tutto si ferma, si arresta di fronte a un accordo terribile e sullo sfondo si sente una specie di marcia di giannizzeri che entra nel teatro. E’ l’evocazione dell’assedio di Vienna da parte dei turchi: il nemico. Ma il testo dice: “Gioia. Siamo tutti fratelli". Si può essere fratelli anche del nemico: Beethoven ce lo racconta in musica e appunto fa chiamare “Fratello” l’assediante. Forse noi dovremmo ricordarci di questa geniale intuizione e pensare che, insomma, forse la musica ha dato risposte a problemi che la politica oggi non riesce a dare.








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