2016-06-19 09:31:00

Villa Nazareth. Papa: se la fede non va in crisi è "truccata"


Il valore della testimonianza del Vangelo da parte di chi sa sporcarsi le mani, il martirio dei cristiani in Medio Oriente e quello dell’onestà nel “paradiso delle tangenti”, il dubbio che sempre accompagna la fede. Questi alcuni dei tanti temi al centro della lunga riflessione del Papa offerta alla comunità di Villa Nazareth in occasione del 70.mo dalla sua fondazione. La struttura creata nel 1946 per accogliere orfani e figli di famiglie numerose, oggi ospita studenti meritevoli ma in situazioni di disagio economico. Francesco ha pregato con la comunità e risposto a braccio ad alcune domande. Paolo Ondarza:

Prima i sorrisi e gli abbracci dei bambini poi il lungo applauso e il dialogo con l’intera comunità di Villa Nazareth hanno caratterizzato il pomeriggio del Papa. La testimonianza cristiana è stata al centro delle riflessioni di Francesco che, commentando il Vangelo, ha invitato tutti ad avere la compassione del Buon samaritano che di fronte all’indigente si sporca le mani e a riconoscere le cattive testimonianze del sacerdote e del dottore della legge:

La testimonianza di chi si "sporca le mani"
“E che il Signore ci liberi dai briganti – ce ne sono tanti – ci liberi dai sacerdoti di fretta o che vanno in fretta, sempre, non hanno tempo di ascoltare, di vedere, devono fare le loro cose… Ci liberi dai dottori che vogliono presentare la fede di Gesù Cristo con una rigidità matematica e ci insegni a fermarci e ci insegni quella saggezza del Vangelo: sporcarsi le mani. Che il Signore ci dia questa grazia”.

La testimonianza dello schiaffo
Rispondendo a braccio a sette domande il Papa ha indicato il valore della testimonianza dello schiaffo che tanti giovani cercano:

“Lo schiaffo è una bella testimonianza quotidiana. Siamo uomini e donne parcheggiati nella vita”. Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive? Chi non rischia non cammina. Ma se sbaglio? Ma, benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo, ferma: quello è lo sbaglio, lo sbaglio brutto, la chiusura. Rischia. E’ molto triste vedere vite parcheggiate, è molto triste vedere persone che sembrano più mummie da museo che esseri viventi".

Il martirio, mistero della fede. No a riduzionismi sociologici
Il coraggio della fede autentica e la testimonianza credibile del Cristo Risorto resa dal martirio dei cristiani copti egiziani sgozzati sulle spiagge della Libia è stato mostrato come esempio dal Papa:

“A me non piace, e voglio dirlo chiaramente, a me non piace quando si parla di un genocidio dei cristiani, per esempio nel Medio Oriente: questo è un riduzionismo, è un riduzionismo. La verità è una persecuzione che porta i cristiani alla fedeltà, alla coerenza nella propria fede. Non facciamo un riduzionismo sociologico di quello che è un mistero della fede: il martirio”.

Il martirio quotidiano dell'onestà nel "paradiso delle tangenti"
Ma il martirio cruento non è l’unico modo di testimoniare Cristo, ha constatato Francesco: c’è il martirio silenzioso di tutti i giorni, come il martirio dell’onestà in un mondo divenuto “paradiso delle tangenti”, o “il martirio del silenzio davanti alla tentazione delle chiacchiere”:

“C’è il martirio di tutti i giorni, quando tu vai… Il martirio dell’onestà, il martirio della pazienza… Il martirio della pazienza: nell’educazione dei figli, il martirio della fedeltà all’amore”.

Se la fede non entra in crisi, al cristiano manca qualcosa
La coerenza cristiana è riconoscersi peccatori, guariti da Cristo o in via di guarigione: è il contrario del pavoneggiarsi e credersi perfetto, ha detto Francesco. In tal senso, il Papa ha ammesso di aver provato da giovane e di provare ancora oggi il dubbio e lo scoraggiamento nella fede:

“Un cristiano che non abbia sentito questo, alcune volte, per cui la fede non sia entrata in crisi, gli manca qualcosa: è un cristiano che si accontenta con un po’ di mondanità e così va avanti nella vita”.

Gratuità, linguaggio di Dio
La gratuità, linguaggio di Dio: siamo chiamati ad apprenderlo in un mondo dominato da una logica utilitaristica del “do ut des” è stato oggetto di un'altra riflessione del Papa. L’individualismo e l’edonismo portano a gravi ingiustizie umane:

“Oggi, dobbiamo fare tanto lavoro per distinguere i santi da quelli che si truccano per apparire come santi. Tanti cristiani truccati che non sono cristiani, perché non sanno di gratuità. Vivono altrimenti”.

Cultura del dio denaro uccide l'uomo
Da Francesco quindi la denuncia del lavoro schiavo, prodotto da un economia che oggi uccide ponendo al centro il dio denaro. L’ingiustizia sociale è immorale:

“Mi dà indignazione, mi fa male, quando – per esempio, una cosa che è di attualità – ti vengono a battezzare un bambino e ti portano uno che… “Ma lei non è sposato in chiesa? No, no, lei non può essere padrino, no. No perché il matrimonio, sposare in chiesa, è importante…”. Ma ti portano un altro che è un truffatore, uno sfruttatore di gente, un trafficante di bambini, ma è un bravo cattolico, eh?, dà elemosina alla Chiesa… “Ah, sì, tu puoi essere padrino”. Ma noi abbiamo capovolto i valori!”.  

Accoglienza è porta della strada cristiana
Saremo chiamati a rendere conto di come abbiamo impiegato i talenti, doni ricevuti da Dio. Uno dei talenti più grandi è l’accoglienza in una civiltà dalle porte chiuse. L’accoglienza è la porta della strada cristiana, ha detto il Papa:

“Una Chiesa a porte chiuse significa che quella comunità cristiana ha il cuore chiuso, è rinchiusa in se stessa. E noi dobbiamo riprendere il senso dell’accoglienza”.

Meglio non sposarsi se non si riconosce il mistero sacramentale del matrimonio
Sul valore dell’impegno “per sempre”  degli sposi cristiani Francesco ha notato come nell’attuale cultura del provvisorio molte volte si ignori l’importanza dell’indissolubilità del matrimonio. La Chiesa deve lavorare molto nella preparazione dei fidanzati perché non sia vissuto solo come un fatto sociale:

“E’ meglio non sposarsi, non ricevere il Sacramento se tu non sei sicuro del fatto che lì c’è un mistero sacramentale, c’è lì l’abbraccio proprio di Cristo con la Chiesa e non sei ben preparato”.

La carezza, linguaggio sacro degli sposi cristiani
Agli sposi il consiglio del Papa, non concludete una giornata con un litigio:

“Non dimenticatevi di accarezzarvi: la carezza è uno dei linguaggi più sacri nel matrimonio. Le carezze: ti voglio tanto, ti amo… le carezze: matrimoni che sono capaci di accarezzarsi, di volersi con il corpo, con tutto, sempre… Le carezze… Credo che con questo si potrà mantenere quella forza del Sacramento, perché anche il Signore accarezza con tanta tenerezza la sua sposa, la Chiesa”.








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