2016-06-19 08:46:00

Mons. Marchetto: Diario di mons. Felici tesoretto del Concilio


La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato un "Addendum" al “Diario” conciliare di mons. Pericle Felici, il segretario generale del Concilio Vaticano II. Questa importante integrazione alle memorie di Felici, raccolte dall’archivista del Concilio, Vincenzo Carbone, è stata voluta dallo stesso curatore del Diario, mons. Agostino Marchetto. Il libro si compone di due parti: nella prima l’autore riferisce dei testi manoscritti, mentre nella seconda raccoglie, tra l’altro, una lettera di Papa Francesco e le relazioni delle eminenti personalità ecclesiastiche (mons. Raffaele Farina, mons. Kurt Koch, mons. Pietro Parolin, mons. Jean Louis Bruguès) e laiche (Giuseppe Lepore, Giuseppe Costa, Paolo Rodari, Riccardo Burigana, Nicola Zingaretti), intervenute il giorno della presentazione del Diario, il 18 novembre 2015. Il libro permette una migliore comprensione del Diario di Felici, racconta il rapporto di fiducia che i due Papi conciliari hanno avuto con il segretario generale e introduce alcune delle tematiche importanti del Concilio, come quelle dei moderatori e della collegialità. Eugenio Murrali ha chiesto a mons. Marchetto le ragioni di questo "Addendum":

R. – Ho pubblicato questo Diario di Felici sulla base della trascrizione - prima in brutta copia e poi in bella copia - di mons. Carbone, senza poter consultare i testi manoscritti. Invece, per grazia, il mattino in cui abbiamo presentato in Campidoglio il Diario Conciliare di mons. Pericle Felici le due sorelle di Carbone hanno consegnato alla Segreteria di Stato tutti questi testi: per cui ho chiesto di poter fare l’addendum, aggiungendo quello che si doveva aggiungere, poiché in precedenza non si era potuta descrivere la materia concreta di questo Diario.

D. – Quattro quaderni di “cogitationes cordis” - riflessioni del cuore - e otto agende annuali, dal 1959 al 1966. Hanno una storia avventurosa questi manoscritti.

R. – Il diario del segretario generale di un Concilio è un po’ un "tesoretto" e quindi questi testi erano stati messi dall’autore nel fondo di un inginocchiatoio, che era chiuso nella parte bassa: Felici aveva però rivelato al suo segretario il luogo in cui conservava le sue memorie. Quindi, mons. Carbone è andato e ha trovato i testi e, quando ha finito il suo lavoro più impegnativo, la pubblicazione degli Acta Synodalia, cioè degli Atti del Concilio – 63 grossi volumi – si è messo, piano piano, a fare la trascrizione, a preparare l’apparato critico, che aveva delle lacune e per questo Carbone mi aveva chiesto di aiutarlo, cosa che ho fatto dopo la sua morte, per completare l’opera.

D. – E’ un "Addendum", ma sembrerebbe utile consigliarlo come una lettura propedeutica al Diario...

R. – Ma sì, perché credo che questo "Addendum" abbia una lettura più facile. Certamente il Diario è scritto in un italiano forbito, un italiano anche molto bello, letterario e con molto latino, mentre qui siamo più raccolti e c’è la possibilità di ascoltare l’attualizzazione. Infatti, queste eminentissime personalità che sono venute a parlare hanno cercato di far capire come il testo di questo Diario faccia avanzare la questione – io la chiamo così – del Concilio Ecumenico Vaticano II sia dal punto di vista della preparazione sia dello svolgimento sia anche dell’inizio della ricezione. Fanno anche conoscere la spiritualità di questo uomo, l’aspetto ecumenico, l’importanza dell’ermeneutica, e cioè della esegesi, della spiegazione del significato del Concilio, che è una realtà di continuità e di rinnovamento di quello che è un unico soggetto Chiesa, dunque nella linea di Papa Benedetto, di Papa Francesco e di tutti i Papi.

D. – Quanto sono importanti questi Diari per l’ermeneutica del Concilio Vaticano II?

R. – Nella misura in cui, nonostante siano personali, cercano di essere obiettivi. Mi spiego: la fonte principale, e anche gerarchicamente la più importante, devono essere i documenti che sono stati pubblicati e che sono il punto di riferimento principale, la norma per giudicare anche i Diari. Inoltre, anche nei Diari c’è una graduatoria. Certamente, adesso, questo Diario di Felici non dico che sia un documento ufficiale del Concilio, però fra i Diari deve essere considerato in modo particolare. Perché Felici è sempre stato nel bel mezzo di quella macchina straordinaria che la misericordia di Dio ci ha dato, per dare vita al Concilio Vaticano. Contrariamente a tutto quello che dicono coloro che lo vedono ideologicamente – il Vaticano II è il Concilio che unisce, è il Concilio dell’"et et", è il Concilio che fa la sintesi di quello che è – come diceva Cullmann – il genio del cattolicesimo: il mettere insieme, lo stare insieme, anche se abbiamo delle diversità. C’è chi è più portato a vedere l’incarnazione nel mondo di oggi, chi è più portato a vedere la fedeltà al grande tesoro della tradizione vivente, ma tutti devono stare insieme, rispettandosi a vicenda e non scomunicandosi gli uni gli altri.








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