2016-06-18 14:24:00

Francesco a Villa Nazareth, laboratorio di talenti e fede


Nel pomeriggio, alle 17, Papa Francesco sarà in visita a Villa Nazareth, nella zona della Pineta Sacchetti, a Roma. Villa Nazareth fu creata nel 1946 dall’allora mons. Domenico Tardini, poi cardinale, per accogliere orfani e figli di famiglie numerose e povere al fine di valorizzare la loro formazione al servizio della società. Presidente della Fondazione è il card. Achille Silvestrini, da giovane prete già collaboratore di mons. Tardini. Al microfono di Luca Collodi, ascoltiamo  il vicepresidente di Villa Nazareth, mons. Claudio Maria Celli:

R. – Villa Nazareth nasce dal cuore sacerdotale di mons. Domenico Tardini che in quell’epoca era collaboratore di Pio XII e poi di Papa Giovanni XXIII. Lei sa che Tardini muore nel 1961 come segretario di Stato di Giovanni XXIII. Nel 1946 – ecco perché quest’anno celebriamo il 70.mo della nostra Fondazione – mons. Tardini volle dare una risposta ai gravi problemi umani, di sofferenze lasciati dalla Seconda Guerra mondiale: si dirige ai bambini orfani o a quelli che provengono da famiglie molto numerose, cercando di dare a questi bambini una casa, una formazione. Il suo desiderio era che questi bambini potessero avere la migliore formazione possibile, perché la sua idea era di creare degli uomini e dei professionisti che potessero giocare nella società un ruolo di testimonianza di determinati valori, umani e cristiani.

D. – Dai bambini, oggi Villa Nazareth accoglie invece studenti adulti…

R.- Sì. C’è stato un cambio in questo senso. Non accogliamo più bambini delle scuole elementari ma  studenti universitari. Il carisma è rimasto però lo stesso, vale a dire la scoperta e la valorizzazione del talento. Cerchiamo di avere giovani con ottime qualità intellettuali e con il disagio economico della famiglia. Posso dire con molta tranquillità che, molti dei nostri ragazzi, se non fossero a Villa Nazareth non potrebbero laurearsi. A questi giovani offriamo – o cerchiamo di offrire – una formazione umana di ampio respiro e anche una proposta cristiana, perché, per noi, il tema di fondo è anche l’ispirazione cristiana. Dall’ultimo nostro incontro con Giovanni Paolo II e con Papa Benedetto XVI, ci è stata affidata poi una missione, che è tipicamente nostra: quella di una diaconia della cultura, cioè giocare nel campo della cultura formando dei professionisti di livello a cui affidare un ruolo di testimonianza di valori.

D. – Puntate sulla professionalità dei vostri studenti per servire la società moderna?

R. – Esattamente. I nostri ragazzi frequentano le Facoltà che desiderano, abbiamo studenti di medicina, di ingegneria, di giurisprudenza, di lettere… Ciascuno segue il proprio cammino, però in casa viene offerta loro una formazione umana e spirituale di ampio respiro. Sempre però nel rispetto del cammino e della libertà di ciascuno.

D. – Come si inserisce l’arrivo del Papa a Villa Nazareth nel vostro cammino di formazione ?

R. – Desideriamo una cosa semplicissima: che Papa Francesco – che già ci conosce – ci aiuti a riscoprire e a guardare avanti proprio in sintonia con il nostro carisma fondativo. Lei sa che Papa Francesco parla spesso delle periferie esistenziali: ci dice di immetterci nella vita, nella società, “sporcandoci le mani” e, direi, anche disponibili a sbagliare. Ecco, i nostri giovani sono invitati a entrare nel mondo con una ricca professionalità, con una buona preparazione ma con la consapevolezza che devono essere lievito nella massa e sale della terra. E questa è una grande sfida per tutti noi.








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