2016-06-18 11:40:00

Creta, apre il Sinodo Panortodosso


A Creta è vigilia dell’apertura del Sinodo panortodosso. Dieci sono le realtà ecclesiali che saranno presenti ai lavori di un’assise che torna a riunirsi dopo 1200 anni. Oltre ai Patriarcati di Costantinopoli e Alessandria, anche quelli di Gerusalemme e Romania, e le chiese autocefale di Cipro, Grecia, Albania, Polonia e di Cechia e Slovacchia. Quattro invece le Chiese assenti. Per Nikos Tzoitis, analista del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e stretto collaboratore di Bartolomeo I, le difficoltà attuali non sono il riflesso di contrasti in materia teologica, come conferma al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. – Debolezza in questioni di fede, no. Sicuramente no, perché esiste una comunione di fede. Semplicemente la Chiesa ortodossa deve dimostrare che è finito il primo millennio, in cui era l’imperatore a decidere quando convocare un Consiglio ecumenico. Nel secondo millennio, le Chiese d’Oriente si sono divise e nel Duemila si sono ritrovate. Adesso, però, nel terzo millennio ci sono cose molto più importanti, come dare, ad esempio, una risposta alla crisi che oggi esiste nel mondo. Non è una questione – come sembrerebbe – dogmatica, ma una presa di posizione, l’espressione del proprio parere. Certo, questo rattrista, ma non preoccupa, perché purtroppo subentra la politica e non l’aspetto cristiano. Secondo me, manca un po’ di modestia. Oggi, infatti, come diceva Paolo, non bisogna sapere solo le lingue, perché è lo spirito quello che rinnova. Puoi sapere le lingue, essere colto, avere dei titoli, ma se ti manca la carità e la modestia sei assolutamente niente.

D. – Qual è veramente il problema principale, in questo momento, in seno alla Chiesa ortodossa, al di là appunto delle dispute diplomatiche?

R. – La Chiesa ortodossa è molto legata alla tradizione. Mi viene in mente in questo momento il grande teologo Joannis Zizioulas, che diceva che la tradizione è la verità e dovrebbe avere la dinamica della verità, e come tale ogni epoca dovrà formare la sua tradizione e non essere ingabbiata nelle tradizioni del passato. E’ questo il problema della Chiesa ortodossa: quello di dover uscire dalle sue fobie e dalle cose del passato. Non dimentichiamo che i grandi padri della Chiesa, allora unita, e che sono da tutti rispettati, avevano il coraggio di confrontarsi con il loro mondo contemporaneo. Così dovrebbe fare anche la Chiesa ortodossa.

D. – Da questo Sinodo uscirà anche un rinnovato rapporto con la Chiesa cattolica?

R. – Sicuramente. Io cito Bartolomeo, quando a Roma, nel 2004, alcuni giovani gli chiesero: “Santità, quando ci sarà finalmente questa unità tra cattolici e ortodossi?” E lui rispose: “E’ una strada ormai senza ritorno. Ricordatevi una cosa, però, e nel 2004 è stata molto profetica, sarete voi giovani che ci spingerete ad accelerare i tempi”. Preghiamo tutti, perché il mondo contemporaneo attende dalla Chiesa, anche con le sue diverse confessioni, un’unica risposta. Solo una Chiesa unita, secondo me, può dare una risposta ai problemi che ormai trafiggono un mondo globalizzato economicamente, ma non spiritualmente.








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