2016-06-17 15:00:00

Gb: Omicidio Jo Cox e le influenze sulla "Brexit"


L’Europa intera profondamente colpita dall’uccisione, ieri, della deputata laburista britannica, Jo Cox. Particolarmente scosso tutto il mondo politico del Regno Unito, che ha sospeso la campagna elettorale in vista del referendum del 23 giugno prossimo sulla Brexit. Messaggi di cordoglio giungono da tutto il mondo, mentre le indagini cercano di portare alla luce i motivi che avrebbero spinto l’arrestato Tommy Mair a commettere l’omicidio. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Il presunto omicida apparterrebbe ad un gruppo estremista ostile all'Europa unita e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Jo Cox, dunque, impegnata sul fronte dei contrari all’uscita di Londra dall’Unione Europea, sarebbe stata l’obiettivo ideale del folle gesto; un attentato, sembra, premeditato in tutti i suoi particolari. Addirittura Mair avrebbe acquistato un manuale sulla fabbricazione di armi dal sito della National Alliance, organizzazione neonazista americana. E sul fronte politico gli analisti si chiedono ora quanto l’accaduto possa incidere sull’imminente voto per la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Ue. I sondaggi danno il no alla Brexit al 60%. A rompere l’attonito sbigottimento del mondo politico britannico è il premier Cameron: “Dove vediamo l'intolleranza dobbiamo respingerla. Questi sono i valori che Jo Cox rappresentava”, ha detto mentre da tutto il mondo continuano ad arrivare messaggi di cordoglio. Tra i tanti, quello del presidente della Repubblica italiana, Mattarella, che in una lettera alla regina Elisabetta II, si è detto certo che quest'ennesima azione di inaudita ferocia rafforzerà la comune lotta contro ogni forma di odio e di violenza. Di Jo Cox rimane il dolce sorriso e l’impegno politico: “Le nostre comunità sono state profondamente migliorate dall’immigrazione” – aveva affermato un anno fa nel suo primo discorso in Parlamento. “Credeva in un mondo migliore”, ha detto alla stampa il marito.

Sulla possibilità che questo omicidio influenzi l’esito del referendum del 23 giugno, Gioia Tagliente ha intervistato Lorenzo Mechi, direttore del Master in Integrazione Europea all’università di Padova:

R. – Qualsiasi evento di questo tipo, che abbia una risonanza mediatica importante, può influenzare le elezioni che sono vicine. Un referendum come qualsiasi altro tipo di elezione. Non so se influenzerà il risultato finale.

D. – Nonostante le mediazioni in atto tra Cameron e Unione Europea, comunque il referendum va avanti e sono tante le preoccupazioni…

R. – Cameron ha posto una serie di questioni all’Unione europea su alcune tematiche che erano ritenute di interesse nazionale della Gran Bretagna. Io però ho la sensazione che non fossero questioni poi così importanti; e che in realtà la questione del referendum sia stata giocata da Cameron per altri motivi: per riottenere una vittoria che all’epoca poteva sembrare facile, e per riaffermare in questo modo la sua leadership all’interno del Regno Unito, ma soprattutto del partito conservatore.

D. – Se vincesse il “no”, qual è lo scenario possibile?

R. – Al di là delle conseguenze immediate per l’economia britannica, che dubito sarebbero così positive – e non solo per la sterlina, che probabilmente all’inizio avrebbe un tracollo, ma anche per le conseguenze di medio se non addirittura lungo periodo – essere già parte di un’Unione e poi distaccarsene non è esattamente come non esserci mai entrati. Ci sarebbe infatti una serie di fratture, tagli e recisioni di legami, che probabilmente sarebbero traumatici per vari settori dell’economia britannica. Ma è dal punto di vista dell’Unione che io vedo le conseguenze ancora più grandi, o perlomeno più vistose: il rischio, se vogliamo considerarlo tale, è che l’uscita della Gran Bretagna possa aprire la strada ad altre uscite, o perlomeno ad altri rinegoziati o riottosità che possano venire da altri Paesi. Alcune le conosciamo già e riguardano alcuni dei Paesi di più recente adesione dell’Europa orientale o Paesi del Nord Europa. Diciamo che potrebbe prefigurare un tipo di squilibrio di non facile gestione per il futuro dell’Unione Eeuropea, e magari ulteriori “exit” da parte di qualche altro Paese.








All the contents on this site are copyrighted ©.