2016-06-16 11:43:00

Vittorio Bosio nuovo presidente Csi: coniugare fede e sport


Vittorio Bosio è il nuovo presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano. Sessantaquattro anni, già presidente del Comitato CSI di Bergamo, ha raccolto il 78 per cento dei voti dalle oltre 9800 società sportive, su 12.250, aventi diritto al voto e riunite domenica scorsa a San Donnino, frazione di Campi Bisenzio, in Toscana, per rinnovare i vertici dell’Associazione. Bosio subentra, dopo otto anni, a Massimo Achini, per due mandati consecutivi alla presidenza nazionale del CSI. Ascoltiamo al microfono di Luca Collodi,  il neo presidente del Centro Sportivo Italiano, Vittorio Bosio:

R. – Il mio Csi ideale è un Csi che si mette a disposizione delle società sportive, dei ragazzi, degli adolescenti, degli adulti, per permettere a tutti – e sottolineo la parola ‘tutti’ – di fare un’attività sportiva sana con finalità educative.

D. – Oggi promuovere sport richiede responsabilità…

R. – Quando ci si mette in gioco e si “pretende” di fare educazione, si prova a fare educazione, è chiaro che si corrono dei rischi. Credo, però, che nell’attività sportiva ci siano ancora tante positività e che vadano sottolineate, come la grande partecipazione dei volontari. Abbiamo un popolo di volontari che si dà da fare veramente, per far sì che i ragazzi abbiano tutte le opportunità per cogliere nello sport uno strumento di divertimento e di educazione.

D. – Presidente Bosio, come coniugare Chiesa e sport?

R. – La fede cristiana credo che vada coniugata con il fatto che le parrocchie, in Italia, hanno fatto una grande azione nel Dopoguerra per sostenere l’attività sportiva con l’impiantistica, ma anche impegnandosi direttamente per far crescere l’attività sportiva all’interno della parrocchia. C’è stato un periodo in cui si è registrato anche un certo disinteresse, ma oggi c’è un forte ritorno, perché le parrocchie e le diocesi riconoscono nelle attività sportive uno strumento importante per avvicinare i ragazzi, per stare insieme, per educare. Credo che stiamo tornando ad un clima che aiuta lo sport, aiuta l’uomo, aiuta i ragazzi. Noi, al centro delle nostre attività mettiamo la persona.

D. – Nelle grandi città, nelle periferie, si guarda alle parrocchie per fare sport. Molti oratori, però, chiudono…

R. – Si può affrontare il problema, pensando che gli oratori e le strutture possono essere gestite anche da laici impegnati che aiutano la Chiesa. Io vivo a Bergamo e vengo da una realtà dove ci sono tanti oratori che stanno perdendo il sacerdote. Ma un parroco non può arrivare dappertutto, naturalmente. Credo, però, che l’impegno dei laici debba essere valorizzato in questo senso. Ci sono laici che hanno le qualità e le possibilità per dare una mano. E’ una nuova strada alla quale non eravamo abituati, perché il sacerdote seguiva anche l’attività sportiva dal punto di vista soprattutto educativo. Ci devono essere momenti importanti, perché bisogna investire sull’attività sportiva. Ma credo che la strada nuova da seguire sia quella dei laici, di un laicato sempre più impegnato.

D. – Bosio, gli Europei di Calcio attraggono violenza sociale. E’ l’immagine di un’Europa divisa?

R. – La cosa che ci preoccupa di più sono le notizie che arrivano fuori dagli stadi. Credo che in questo caso lo sport non stia dando un bell’esempio. Non diamo un esempio di unità. E oggi avremmo e abbiamo bisogno di un’Europa unita, abbiamo bisogno di essere uniti nell’accoglienza, nel fare sistema...  E lo sport dovrebbe essere uno degli strumenti di festa. Il campionato europeo dovrebbe essere una festa e chi ci va, dovrebbe andare per far festa. Adesso mi sembra che si stia trasformando in una guerriglia, in una guerra fuori dagli stadi e questo non può essere! Le istituzioni, sia sportive che politiche, devono assolutamente intervenire per far sì che queste cose non succedano più. Non diamo un bell’esempio. Questa è la vetrina e questo è quello che vedono i nostri ragazzi!








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