2016-06-16 13:44:00

Consiglio d'Europa: risoluzione apre la strada a utero in affitto


Martedì prossimo la Commissione affari sociali del Consiglio d’Europa discuterà una nuova risoluzione sulla maternità surrogata, redatta dalla senatrice belga Petra De Sutter. Già lo scorso 15 marzo un altro testo sull’argomento, che condannava la maternità surrogata a fini commerciali ma lasciava aperta la possibilità a una “maternità surrogata no profit”, era stato bocciato dall’Assemblea. Sul perché e sui rischi di questa nuova discussione Michele Raviart ha intervistato Nicola Speranza, portavoce della Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche:

R. – Per gli stessi addetti ai lavori – e questo bisogna ammetterlo - è stata anche una sorpresa. Ora, il 15 marzo a Parigi che cosa è successo? La Commissione ha rifiutato una bozza presentata dal senatore belga, Petra De Sutter. Questa proposta che cosa chiedeva? Di condannare la maternità surrogata commerciale, raccomandando di regolamentare altri tipi di maternità surrogata. Questo tipo di bocciatura, al primissimo stadio della procedura dell’Assemblea, è più unica che rara e normalmente – anche per ragioni di opportunità politica – il relatore in questione si dimette.

D. – Perché questa insistenza sul tema?

R. – C’è una spinta da grandi interessi economici e finanziari, volti a legittimare – in un modo o nell’altro – questa pratica; ma c’è anche un grande interesse mediatico in tutta Europa: recentemente il presidente della Repubblica in Portogallo ha rifiutato un progetto di legge, che puntava ad accettare la maternità surrogata non profit; oggi stesso, l’Assemblea nazionale in Francia discute progetti di legge per combattere in maniera più determinata questa pratica; anche in Italia il governo ha preso una posizione contro, molto chiara. L’Assemblea parlamentare (del Consiglio d’Europa) vorrebbe intervenire in qualche modo sul dibattito, ma il dibattito è stato in un certo senso sequestrato – per così dire – da frange che vorrebbero una legittimazione della maternità surrogata, contrariamente a quello che invece vediamo nella maggior parte dei Paesi europei.

D. – Il testo di questa nuova Risoluzione non è ancora stato reso pubblico, ma nella Risoluzione precedente si poneva l’accento sulla maternità surrogata per fini commerciali, che era totalmente da condannare, e una sorta di maternità surrogata ammessa laddove ci siano dei casi – per esempio – di donazione gratuita. Quali sono i rischi nel fare questa differenziazione?

R. – Il rischio di una nuova proposizione è che questa proposta riproponga, alla fine, la medesima legittimazione della maternità surrogata in maniera più subdola e capziosa. La distinzione tra maternità surrogata commerciale e no non profit non è ammissibile e questo semplicemente perché non è realistica! Quello che si genera, alla fine, è un vero e proprio mercato della riproduzione, che alimenta anche la tratta degli esseri umani e che lede profondamente non solo la dignità della procreazione umana, ma anche la dignità delle persone coinvolte, a cominciare dalle donne che sono spesso sfruttate e dai bambini: diventano un vero e proprio oggetto di scambio.

D. – Qualora questa risoluzione fosse approvata, quali sarebbero le conseguenze?

R. – Nessuna risoluzione dell’Assemblea Consiglio d’Europa è legalmente vincolante. Però bisogna dire che il Consiglio d’Europa ha una influenza culturale e politica molto importante e  non solo sui governi nazionali, ma anche sulla Corte Europea dei diritti dell’uomo, che fa spesso riferimento alle Risoluzioni dell’Assemblea. Noi, come Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche, abbiamo sostenuto – per esempio – una petizione contro il cosiddetto traffico della maternità, che ha raccolto 110 mila firme, che è stata recentemente ufficialmente accolta dal Consiglio d’Europa. Una risoluzione dell’Assemblea parlamentare che condanni chiaramente la maternità surrogata faciliterebbe la realizzazione di una Convenzione internazionale contro la maternità surrogata: possiamo evitare l’utero in affitto in Italia, ma poi lo vediamo praticano in Ucraina e vediamo tutti i problemi che questo genera.








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