La missione cappuccina di Ngaoundaye, nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana, è stata depredata. “Ieri un gruppo di Seleka, è arrivato a Ngaoundaye, sono entrati nella cucina della missione, mentre diverse persone, tra missionari e abitanti del posto, si sono rifugiati nelle stanze” racconta all'agenzia Fides padre Francesco, del Centro Missioni Estere dei Frati Cappuccini del Convento di San Bernardino di Genova, che è in contatto con i padri Cappuccini di Ngaoundaye.
La missione è rimasta senza viveri
“I Seleka erano alla ricerca di cibo e per fortuna non hanno fatto vittime nella missione”
dice il religioso. “Alla missione sono ora senza viveri, perché tutta la dispensa
è stata depredata. I Seleka si sono installati nella sede della gendarmeria e un frate
intende recarvisi per chiedere di ottenere un po’ di cibo”. “La situazione nel villaggio
rimane incerta, mentre sembra che anche nella vicina Bozum vi sia una situazione di
caos” dice padre Francesco.
Atto di ritorsione dei Seleka contro i gendarmi di Ngaoundaye
Secondo altre fonti missionarie, delle quali Fides omette il nome per ragioni di
sicurezza, i Seleka, avrebbero affermato di aver compiuto l’incursione nel villaggio
di Ngaoundaye, per vendicarsi di quanto avvenuto l’11 giugno. Quel giorno un gruppo
di Seleka (gli ex ribelli che avevano preso il potere nel 2013 per poi essere cacciati
dai cosiddetti anti Balaka, un altro gruppo armato), volevano passare per il villaggio
con una mandria di buoi per recarsi nel vicino Camerun. I gendarmi di Ngaoundaye hanno
cercato di bloccarli. Nella sparatoria che ne è seguita diversi Seleka sono rimasti
uccisi. “Il ciclo di violenze in Centrafrica potrà fermarsi solo se si disarmano le
diverse bande e gruppi che ancorano imperversano nel Paese” conclude padre Francesco.
(L.M.)
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