2016-06-15 14:47:00

Usa. Concluse le primarie: ora si guarda alle elezioni


Saranno Hillary Clinton e Donald Trump a sfidarsi alle elezioni generali di novembre per la presidenza degli Stati Uniti. Si sono, infatti, concluse le primarie con la vittoria della Clinton a Washington, anche se il rivale, Bernie Sanders, non si è ancora ritirato. Le primarie del 2016 sia da parte democratica sia da parte repubblicana hanno fatto registrare un record di votanti, oltre 60 milioni, superando la quota di 58-59 milioni del 2008. Il direttore del quotidiano La Stampa , Maurizio Molinari, per oltre 10 anni corrispondente da New York, si sofferma su due aspetti di queste primarie, come sentiamo nell’intervista di Debora Donnini:

R. – Il Partito Democratico, che aveva già maturato – 8 anni fa – la possibilità di mandare una donna alla Casa Bianca, oggi formalmente sottoscrive questa decisione, che sarà presa dalla Convention di Philadelphia. E’ un momento storico nella vita politica degli Stati Uniti. Il secondo aspetto riguarda, invece, lo sfidante, che è l’altra novità della campagna, perché un senatore di 70 anni - l’unico a definirsi socialista nel Congresso di Washington, da sempre in minoranza dentro al proprio partito - di fatto è stato capace di contendere fino alla fine la nomination ad Hillary Clinton, e non solo,  perché promette battaglia alla Convention seppur da una posizione di minoranza. La forza di Sanders sta nel fatto che lui esprime, all’interno del Partito Democratico, la stessa voglia di protesta che Trump esprime in Casa repubblicana. L’interrogativo politico delle prossime settimane, che ci separano dalla Convention di Philadelphia, è se Hillary riuscirà a siglare un patto con Sanders per portare a bordo i democratici che condividono le ragioni della protesta.

D. – Un terreno forte di scontro, fra Trump e la Clinton, è proprio la questione dell’immigrazione e della lotta al terrorismo. Qualche giorno fa, Trump, riferendosi alla strage di Orlando, ha detto che se fosse eletto sospenderebbe l’immigrazione da quelle aree che hanno legami con il terrorismo; mentre la Clinton ha affermato che demonizzare l’Islam è aiutare il sedicente Stato Islamico. Quanto peseranno queste posizioni, secondo lei, sul consenso dei due candidati in questo momento in America?

R. – La tradizione americana vuole che quando finiscono le primarie, i rivali puntano a “finire” l’avversario di fronte all’opinione pubblica. Di conseguenza, tanto Trump quando Hillary hanno interesse, in questo momento, a parlare del rispettivo avversario nei termini più negativi possibili.

D. – In particolare sul fronte dell’immigrazione e della lotta la terrorismo, le loro posizioni quanto pesano in questo momento in America?

R. – L’immigrazione e la sicurezza sono due dei temi chiave attorno ai quali entrambi stanno tentando di definire l’avversario. E quindi Trump vuole definire Hillary come una persona debole, incapace di difendere l’America dalla minaccia dei terroristi, come dalla minaccia degli immigrati; esattamente come Hillary vuole definire Trump come un personaggio inaffidabile nella gestione e nella guida del Paese.

D. – Quali possono essere, secondo lei, le previsioni?

R. – La Casa Bianca si assegna sulla base dei voti elettorali espressi dagli Stati e su questo conteggio, Hillary Clinton è al momento in netto vantaggio,  anche se i sondaggi a livello nazionale danno un testa a testa fra i due. Ciò significa che, da un punto di vista tecnico, sta a Trump trovare una strada per arrivare alla Casa Bianca: Hillary ce l’ha, lui ancora no.








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