2016-06-13 13:04:00

In Italia record in Europa su tasse e debito pubblico


In Italia si pagano più tasse rispetto a tutti gli altri paesi d’Europa, a questo però non segue un calo del debito pubblico. E’ quanto è emerso da un rapporto di Unimpresa che rileva come, negli ultimi 10 anni, Iva, Irpef e Ires siano aumentate in modo esponenziale. “Le piccole e medie imprese andrebbero salvaguardate e assistite meglio” è quanto ha affermato Sergio Maria Battaglia, direttore del Centro studi Unimpresa al microfono di Gioia Tagliente:

R. – E’ un’eredità che ci portiamo dietro da anni: dal 2005. Nello studio che abbiamo redatto da poco c’è stata una crescita all’insù del rapporto tra il debito pubblico e il Pil, che è il più alto – siamo i primi in classifica, ahimè - nella zona euro dell’Unione Europea. Non si riescono, quindi, ad eliminare quegli sprechi ed eliminare quella burocrazia, che dà luogo a fenomeni corruttivi, molto percepiti nel nostro Paese. Abbiamo una produzione con decine e decine di miliardi all’anno e non si riesce, perché ci sono troppi piccoli centri di potere. E mi lasci dire che una cosa che non può continuare è che si debba cambiare residenza, perché nel Comune c’è un’Irpef molto alta. Non si può andare avanti così in un Paese democratico. Per non parlare poi del confronto con gli Stati Uniti, dove comunque c’è stato un contenimento del debito pubblico a fronte, in alcuni casi – non degli Stati Uniti – di una maggiore pressione fiscale. Da noi non c’è stata. Ci sono stati diversi tentativi, come ben sappiamo, della spending review, e si sono alternati diversi commissari straordinari per cercare di contenere il debito pubblico, e quindi la spesa pubblica, ma gli esiti, come sappiamo, sono stati del tutto negativi. Quindi, a fronte di maggiori sacrifici per i cittadini italiani, abbiamo visto che comunque non ci sono stati risultati, purtroppo.

D. – Come intervenire? Siamo ormai il fanalino di coda dell’Europa…

R. – Gli interventi ci sono. Innanzitutto, già da tempo si dice ci sia quello per la crescita, per far ripartire i consumi. Questo, però, ancora non si vede in maniera sensibile. Da un lato, l’occupazione è aumentata, come misura del jobs act, ma, dall’altro, la disoccupazione giovanile è sempre ai massimi storici. Gli ultimi dati Istat ci dicono che è diminuita la popolazione residente in Italia - e questo non accadeva dagli anni ’20, quindi da 70 anni - e sono aumentati i residenti extra comunitari. Questo, quindi, la dice lunga anche sugli italiani: i giovani, che vanno a cercare lavoro all’estero, e quelli che, per sfuggire alla pressione fiscale, se ne vanno in Paesi dove ovviamente il regime fiscale è molto più favorevole. La situazione, quindi, sicuramente è molto brutta, molto tragica, tenendo presente che – molti lo dimenticano - siamo un Paese fatto di micro, piccole e medie imprese e queste andrebbero salvaguardate e assistite meglio.

D. – Esiste una proposta in materia fiscale da poter presentare al Governo o al Parlamento?

R. – Stiamo lavorando ad una proposta che, nelle prossime settimane al più tardi, riteniamo di poter presentare al Governo e al Parlamento, che ovviamente riguarda una riparametrazione delle imposte: la riduzione di due aliquote, come in molti altri Paesi, anche sulle persone fisiche; l’abolizione dell’Irap, non solo per quanto riguarda il campo del lavoro; l’abolizione dell’Ires; e le agevolazioni, come dicevamo, al mondo imprenditoriale, fatto appunto di piccole, se non minuscole, imprese nel nostro Paese. Sicuramente, quindi, noi stiamo studiando e articolando una proposta e su questo noi vorremmo basare finalmente una ripresa dei consumi e una crescita del nostro Paese.  

 








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