2016-06-13 07:26:00

Cile: Chiesa condanna saccheggi e attentati alle Chiese


“Fatti violenti che purtroppo diventano sempre più frequenti evidenziano una crisi della coscienza nazionale” Questa la dichiarazione dell’arcivescovo di Santiago, card. Riccardo Ezzati, poche ore dopo il saccheggio nella chiesa della Gratitudine Nazionale, giovedì scorso, durante una marcia di studenti che è degenerata in violenza e ha causato addirittura la morte di una persona.  Ieri, la Santa Messa di riparazione presieduta dal porporato nel tempio devastato insieme alla scultura - a misura d’uomo - di Gesù Crocefisso che è stata trascinata fuori dall’edificio e distrutta. "L’intolleranza dei fanatici e la loro violenta irrazionalità sono state una grave offesa a Dio e a tutta la comunità di credenti in Cristo”

L’esercizio legittimo di un diritto non va confuso con la violenza
In una intervista al quotidiano cileno “La Tercera”, il card. Ezzati ha affermato che le manifestazioni sociali suppongono l’esercizio di un diritto e non dovrebbero mai confondersi  o degenerare in violenza. Allo stesso modo, il presule ha avvertito che l’uso legittimo della forza pubblica non dovrebbe confondersi con l’abuso della polizia”. “Non perdiamo la capacità di fare queste distinzioni ed evitare di mettere tutto quanto nella stessa sacca", ha detto il card. Ezzati nel riaffermare che le generalizzazioni non aiutano a risolvere i conflitti.

I giovani abbiano accesso ad una educazione di qualità
Interpellato sulla minaccia da parte degli studenti di intensificare le mobilitazioni, il porporato cileno ha affermato che “un buon proposito non giustifica qualunque metodo per raggiungerlo”. E ha aggiunto che quello veramente importante è che tutti i bambini e i giovani abbiano acceso ad una educazione di qualità. “Per tutti, non solo per alcuni - ha ribadito -, perché una buona riforma educativa non si fa partendo da una ideologia chiusa, ma partendo da e con il contributo di esperienze plurali”. La Confederazione di Studenti del Cile contesta la “mancanza di chiarezza” nella riforma educativa che porta avanti il governo e ha annunciato che continueranno le mobilitazioni.

Circa 10 chiese cristiane bruciate dall’inizio del 2016
Incendiare le Chiese è diventata una prassi anche nella regione dell’Araucania, nel sud del Paese, dove da oltre 20 anni il popolo originario mapuche lotta per la rivendicazione della propria terra, oggi proprietà di imprese agricole e forestali.  Dall’inizio del 2016, circa 10 cappelle e chiese cattoliche ed evangeliche sono state bruciate. Gli attacchi sono perpetrati da piccoli gruppi radicali che vedono nella religione cristiana un’altra forma di colonizzazione, ma che non rappresentano la maggioranza del popolo mapuche che condanna questo tipo di azioni. La Coordinazione delle comunità nel conflitto mapuche (Cam)  ha affermato che i gruppi violenti vedono la Chiesa molto vicina agli interessi economici dei gruppi che controllano le terre.

La richiesta del popolo mapuche è legittima
​L’arcivescovo di Santiago riguardo agli attacchi contro le Chiese si è detto convinto che ridurre il tema mapuche ad un semplice controllo della polizia potrebbe sì evitare gli attentati, ma non risolverebbe il problema di fondo. “C’è una richiesta legittima di un popolo che non è stata mai ascoltata", ha detto il porporato. “E dovremmo assumere ed accettare la responsabilità che corrisponde alle autorità, alla società civile e alle comunità che condividono quella terra”. Il card. Ezzati ha affermato che la Chiesa ha sempre riconosciuto la giusta domanda territoriale del popolo mapuche e di voler far parte della soluzione, ma allo stesso tempo deve difendere la libertà religiosa dei numerosi mapuche cattolici ed evangelici le cui cappelle e chiese sono state incendiate. “Dobbiamo lavorare per identificare e risolvere le cause profonde della attuale violenza”. (A cura di Alina Tufani)

 








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