2016-06-12 14:32:00

Malati e disabili: col Pontefice, la gioia ha superato la sofferenza


E nonostante la sofferenza, grande la gioia per i numerosi disabili e malati presenti questa mattina in piazza San Pietro con gli accompagnatori per la Messa che ha concluso il Giubileo a loro dedicato. Ascoltiamo le testimonianze raccolte da Marina Tomarro:

R. – E’ un momento di grande gioia, perché vediamo quanto sono prese in considerazione queste persone che sono ritenute i tesori della società, anche se purtroppo non tutti questo lo tengono presente.

D. – Il Papa ha sottolineato il problema dell’indifferenza e della discriminazione verso le persone disabili. In che modo si supera tutto ciò?

R. – Credo che ci sia una sola parola, che è “amore”: l’amore che bisogna avere verso queste persone che non sono “diverse”; sono doni di Dio. Il Signore sa perché sono venute al mondo.

R. – Siamo della Misericordia di Rieti; accompagniamo un gruppo di disabili e ammalati della nostra diocesi.

R. – Dare una mano a chi ha bisogno significa scoprire in profondità il nostro senso umano: stare vicino a chi è simile e che è stato meno fortunato dà il senso alla nostra vita.

D. – Ciao: come ti chiami?

R. – Paola.

D. – Paola, che cosa ti è piaciuto di più di questo Giubileo, cosa ricorderai?

R. – Sono venuta dall’Istituto con le mie suore, per ascoltare la Messa del Papa, i malati, tutti … La Chiesa, le persone, ma più il Papa!

D. – Lei è una “dama bianca” dell’Unitalsi: cosa spinge a dare una mano a chi soffre?

R. – E’ una sensazione, un desiderio che si sente ma che sentiamo tutti, sia noi che aiutiamo queste persone, ma anche e soprattutto loro: ci aiutano, ci sostengono e ci motivano proprio fortemente.

R. – Per me è una grande emozione, anche perché ieri abbiamo avuto la possibilità in Aula Nervi di fare un mimo di una lettura - il Secondo Libro di Samuele - ci siamo preparati e abbiamo fatto il mimo proprio sul palco dell’Aula Nervi, quindi è stata una grande emozione. Giorgio faceva il re David …

D. – Giorgio, cosa porterai a casa di queste giornate?

R. – Molto Spirito e tanta fedeltà!

D. – Del Papa, cosa ricorderai?

R. – Che Papa Francesco è uno dei migliori al mondo!

D. – Il Papa oggi nella sua omelia ha appunto sottolineato anche come si debba affrontare la disabilità con amore. Voi siete del gruppo di “Fede e luce”: in che modo si aiuta il prossimo?

R. – Uno inizia perché magari vuole fare qualcosa per gli altri; in realtà poi è più quello che ricevi che quello che dai. Sicuramente, le persone disabili - e noi assistiamo disabilità mentali - sono buoni maestri di vita: sicuramente. Basta avere solo la pazienza e la fortuna di conoscerli.

D. – In che modo si porta anche la consolazione a coloro che sono malati, soprattutto i malati terminali?

R. – Io vivo accanto ai malati, anche terminali. Per me, stare accanto al malato è portare Gesù e trovare Gesù accanto al malato. Per questo è un grande dono.








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