2016-06-10 13:51:00

Richard Gere a Sant'Egidio per il suo film sui senzatetto


I senza dimora per una volta al centro dell’attenzione dei media: succede grazie all’esclusiva anteprima dell’ultimo film di Oren Moverman, interpretato da Richard Gere: “Gli invisibili”. In uscita il 15 giugno nelle sale italiane, ieri pomeriggio è stato presentato dallo stesso attore americano nella sala della mensa della Comunità di Sant’Egidio, a Roma, alla presenza di una 40.na di homeless, cioè senza casa, seduti nelle prime file, di volontari e di numerosi giornalisti. C’era per noi Adriana Masotti:

Più che una conferenza stampa è stato un incontro tra amici: lo ha voluto sottolineare subito Richard Gere visibilmente felice del singolare evento alla Sant’Egidio:

“Tutto questo è travolgente, vedere tutti questi volti davanti a me, i volti di questi fratelli e sorelle; è una cosa che davvero mi scalda il cuore! A mio avviso sono proprio le persone che curano le persone: il guardarsi negli occhi, il raccontarsi delle storie, il saper ascoltare le storie degli altri. Ecco, credo che questo sia l’inizio di qualsiasi processo di guarigione”.

“Gli Invisibili”: un viaggio nell’universo degli homeless di New Jork attraverso il racconto della storia di uno di loro, George, che dopo aver perso lavoro, casa e famiglia si ritrova per strada e poi ospite in un centro per senzatetto. Settemila i senza dimora a Roma, 50 mila in Italia, una realtà che interroga tutti. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

 “Dietro questi numeri incredibili ci sono delle storie, dei nomi, delle sofferenze… Quanti sono i caduti per l’indifferenza? E allora, l’indifferenza – cari amici – uccide! Tutti noi potremmo diventare “invisibili” e vulnerabili e tutti noi dobbiamo curarci degli altri per curarci di noi stessi. Perché non c’è differenza: siamo tutti esseri umani. E ci sono tre passi per uscire dalla indivisibilità: il primo è che chi passa accanto a queste persone si deve fermare, il secondo passo è quello di ascoltare, il terzo di aiutare. E il quarto: quello di diventare amici”.

Richard Gere racconta che cosa è stato per lui girare questo film:

 “A New York, i senzatetto sono 60 mila, è un qualcosa con il quale dobbiamo avere a che fare, ma solo nel momento in cui abbiamo cominciato a girare, e io mi sono trovato lì, nelle strade di New York, è scattato un qualcosa. Lì ho sentito veramente un impegno forte… Lì, ho cominciato ad avere la percezione di come veramente ci si possa sentire ad essere ‘invisibili’ e ho sentito che la differenza tra l'essere una persona integrata nella società e invece l'essere dall'altra parte, perdere tutto e diventare invisibili, è veramente piccolissima. Ho capito l'estrema vulnerabilità di ciascuno di noi che potrebbe trovarsi in poco tempo a vivere sulla strada e diventare invisibile".

A fare una domanda a Gere è anche una donna senzatetto. Chiede che cosa pensa di loro il Dalai Lama e l’attore coglie l’occasione per parlare anche di Papa Francesco che ha potuto salutare di recente in Vaticano:

"Una volta ero in auto con il Dalai Lama. Lui ha l’abitudine di guardare sempre fuori dal finestrino per vedere se c’è qualcuno che ha dei problemi, che soffre. E, passando, vide un senzatetto: fece fermare la macchina, scese e rimase lì a pregare con lui per cinque-dieci minuti. E la cosa che ho scoperto di lui, e che secondo me lo accomuna anche a Papa Francesco, è proprio questa: persone di quella statura, persone così grandi… Ormai, per loro non c’è più nessuna differenza tra loro e tutti gli altri: loro sono me, loro sono te, loro non vedono le differenze. Loro veramente abbracciano tutti, in questo enorme abbraccio inclusivo, fatto di amore e di compassione. E a quel livello, che tu sia cattivo o sia buono, loro non vedono differenze, ma davvero abbracciano tutti nella stessa maniera!”

Infine, il rapporto tra le religioni. Tutte vogliono far emergere il meglio che c’è in ognuno, afferma Gere, e tutte si basano sull’amore e sulla compassione:

"Non conosco nessuna religione che non sia basata sull’amore e sulla compassione. E per le religioni siamo tutti insieme in questo. Per quanto riguarda Papa Francesco, io so che lui ha già cominciato a fare tanto per le persone invisibili, i rifugiati, gli immigrati e tutti coloro che non hanno nulla. Lui già lo sta facendo”.








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