2016-06-09 13:34:00

Francia. Vigilia di Euro 2016: controlli e attese per squadre e tifosi


Le tensioni sociali legate alla riforma del lavoro in Francia non si spengono alla vigilia dell’inizio, domani sera, di Euro 2016, il campionato europeo di calcio, con 24 squadre protagoniste. In queste ore l’arrivo dei calciatori e di oltre 2,5 milioni di spettatori attesi per questo grande evento. Coinvolto tutto il territorio francese su cui per il rischio attentati, sono stati dispiegati più di 90.000 poliziotti, soldati e agenti di sicurezza. Non si può abbassare la guardia, dice l’Eliseo: Gabriella Ceraso ne ha parlato con Lucio Caracciolo direttore della Rivista di geopolitica Limes che dedica al potere del calcio, il numero di questo mese:

R. – Il calcio è diventato, prima che uno sport, un grande spettacolo globale incentivato dalle televisioni, che mobilita nei grandi eventi miliardi di persone. E’ quindi evidente che per un terrorista, colpire durante un evento calcistico ha un effetto di moltiplicazione, un forte rischio che si traduce nel fatto che molti spettatori che avevano già prenotato i biglietti per gli europei di Francia hanno rinunciato.

D. – Eppure gli organizzatori hanno detto: “ non c’è una minaccia concreta” ma “siamo pronti a tutto”. Però, bisogna ricordare che lo stato d’emergenza in Francia ancora c’è, da novembre scorso …

R. – Sì, e credo che resterà ancora a lungo. Sicuramente sono state prese e verranno prese misure draconiane, ma – per essere onesti – nessuno può garantire nulla.

D. – Anche le proteste sociali ci si sono messe, in Francia. C’è la possibilità che anche a livello di manifestazioni trovino spazio terroristi o chi vuole mettere paura?

R. – Se lei ricorda, già nel caso dei mondiali in Brasile, per esempio, nel 2014, l’evento fu sfruttato nei mesi precedenti per manifestazioni di carattere politico e sociale, e quello che dicevo per i terroristi vale per tutti: è una grandissima occasione di visibilità e nessuno la vuole perdere. Questo deve farci riflettere anche sull’opportunità, per i Paesi, di organizzare questi grandi eventi. Loro li hanno voluti e ricercati con tutti i mezzi perché evidentemente è una grande pubblicità, ma possono diventare anche dei grandi disastri, come abbiamo visto in molti casi, in particolare dalle Olimpiadi di Atene del 2004 in avanti.

D. – I giovani musulmani, i giocatori musulmani della Nazionale francese, che è un po’ quella che è proprio sotto il mirino, che poi peraltro aprirà gli appuntamenti, come è normale, domani sera, i giocatori musulmani della Nazionale non osserveranno il digiuno, cioè non osserveranno il Ramadan. Le chiedo se, innanzitutto, è una cosa secondo lei insolita, se può – in un certo senso – indispettire il mondo islamico o se bisogna leggerla come un prevalere della “ragion di Stato” – in questo caso del calcio – sulla religione?

R. – Per quello che posso capire io, evidentemente i giocatori di religione musulmana che giocano nella Nazionale francese considerano il loro mestiere una priorità sulla loro religione.

D. – Quindi, non può essere un ulteriore frutto della paura, anche questo?

R. – Ma io penso che ci siano ormai anche nell’ambito musulmano tante di quelle eccezioni più o meno consentite, anche rispetto ai pilastri dell’islam, che consentono a un giocatore – in questo caso di calcio – musulmano, di vivere in buona coscienza il non-rispetto del Ramadan?

D. – Ce la riusciremo a godere una manifestazione come questa, in cui c’è anche tutto il mondo più bello del calcio, in campo?

R. – Bè, è quello che speriamo e sperano tutti gli amanti del calcio tra i quali sono anch’io. Purtroppo, però, questo alone che incombe su questi europei certo lascia un’atmosfera di tensione che peserà sicuramente anche in campo. In questi casi basta veramente anche un piccolo incidente, che magari non ha nulla a che vedere con un attentato, per scatenare scene di panico o addirittura per provocare tumulti. Quindi bisogna essere molto prudenti  rispetto alle prospettive.








All the contents on this site are copyrighted ©.