2016-06-09 12:01:00

California legalizza suicidio assistito. Chiesa: uccidere non è una cura


Entra oggi in vigore, in California, la legge che permette il suicidio assistito: la normativa consentirà ai malati terminali adulti ed in pieno possesso delle facoltà mentali di scegliere la morte volontaria tramite farmaco. La legge richiede l’approvazione previa di due medici e la presenza di due testimoni, di cui solo uno può essere un parente, al momento della somministrazione della sostanza letale, che deve avvenire alla presenza di medici. La California diventa, così, il quinto Stato degli Usa a permettere il suicidio assistito.

Vera compassione è accompagnamento
La normativa è stata, naturalmente, contrastata dalla Chiesa cattolica locale che a più riprese, nei mesi scorsi, ha ribadito l’importanza di tutelare la vita umana in ogni sua fase, fino alla morte naturale. L’ultimo appello è proprio di ieri: sul quotidiano “Angelus”, giornale dell’arcidiocesi di Los Angeles, l’arcivescovo José Horacio Gomez, scrive: “Stiamo passando il confine tra l’essere una società che si prende cura degli anziani e dei malati e diventare una società che uccide i sofferenti che non riusciamo più a tollerare”. Quanto al governo che definisce il suicidio assistito una scelta “compassionevole” per i malati terminali, mons. Gomez risponde: “Uccidere non è una cura. La vera compassione significa accompagnare i sofferenti, condividere il loro dolore, aiutarli a portale la loro pena”. Amare il prossimo, continua l’arcivescovo di Los Angeles, non significa “dargli un dose letale di pillole”.

Suicidio assistito, fallimento della società solidale
Per questo, “il suicidio assistito rappresenta un fallimento della solidarietà e non farà che accrescere il senso di isolamento e solitudine” che già si avverte nella società, perché con la nuova legge le persone più vulnerabili e più fragili vengono “abbandonate” e “respinte come indegne di cure”. Non solo: mons. Gomez ribadisce che la nuova normativa aumenta le disuguaglianze del sistema sanitario, emarginando i poveri cui l’accesso ai servizi di assistenza ed alle cure palliative è già limitato. “Il pericolo della nuova legge – continua il presule – è che la morte, che oggi viene richiesta da una persona per se stessa, domani può diventare una ‘scelta’ per tanti che non saranno in grado di rifiutarla”, come ad esempio i malati di Alzheimer o di altre forme di demenza, secondo una logica “arbitraria” imposta dal governo che deciderà “il destino di coloro che sono deboli e meno influenti nella società”. E questo “è l’inizio della tirannia”, sottolinea l’arcivescovo di Los Angeles.

La nuova legge non elimina i problemi legati a vecchiaia, malattia, disabilità
Di qui, l’appello ai californiani affinché “esigano il meglio dai legislatori”. Infatti, la nuova legge non elimina il problema della vecchiaia, della malattia o della disabilità – afferma il presule – così come la questione dell’assicurazione sanitaria per i farmaci contro il dolore, che sono al di là della portata della gente comune, o delle cure palliative, inaccessibili per molti. Problematiche che continueranno a sussistere per i lavoratori delle Case di cura, che saranno ancora oberati di lavoro, sottopagati ed impossibilitati nell’offrire cure mediche di qualità ai pazienti, mentre le Scuole mediche continueranno a non fornire una formazione adeguata sulle cure palliative. Questi, invece, sono “i veri problemi” che vanno affrontati, dice il presule: “Lancio un appello ai leader della legislatura e della medicina, perché ora è il momento di affrontare con decisione tali questioni”.

Appello all’obiezione di coscienza
Un ulteriore appello il presule lo rivolge a medici, infermieri, ospedali e strutture assistenziali: “La nuova legge tutela i diritti legati alla coscienza – scrive – Essa non obbliga alla collaborazione o alla partecipazione” nella pratica del suicidio assistito, e quindi “la risposta giusta ad una legge ingiusta è l’obiezione di coscienza”, perché “aiutare i pazienti ad uccidersi nega la loro dignità e sminuisce l’umanità di quanti li hanno presi in cura”, tanto più che “i medici sono chiamati ad essere servitori della vita e non dispensatori di morte”.

Ricostruire cultura della dignità umana
Infine, l’arcivescovo di Los Angeles invita i fedeli della California a “pregare e lavorare per ricostruire una cultura della dignità umana”, per dimostrare che “tutta la vita umana è preziosa e sacra, degna di cura e protezione, dal concepimento e fino alla morte naturale”. “Una persona non smette di essere tale, non perde la sua dignità ed il suo diritto alla vita solo perché perde alcune capacità fisiche o mentali”, conclude mons. Gomez, chiedendo a Dio di “dare a tutti il coraggio di fare la cosa giusta”. (A cura di Isabella Piro)








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