2016-06-04 13:34:00

Sahara occidentale: negoziati ancora in fase di stallo


E’ prevista per oggi, presso i campi profughi saharawi in Algeria, la sepoltura di Mohamed Abdelaziz, leader del Polisario (Fronte di liberazione del Sahara occidentale) e presidente dell’autoproclamata Repubblica saharawi, nella regione già colonia spagnola annessa unilateralmente nel 1975 dal Marocco. Abdelaziz, originario di Marrakech, si è spento lo scorso 31 maggio in un ospedale algerino dopo una lunga malattia. Da molti osservatori era considerato una “colomba” per aver scelto la strada della diplomazia e della non violenza con l’obiettivo di arrivare il prima possibile al referendum di autodeterminazione voluto dall’Onu. Proprio l’intervento delle Nazioni Unite, nel 1991, aveva portato al cessate il fuoco tra le parti. Sulle possibilità di un nuovo impulso alla soluzione negoziale del contenzioso del Sahara occidentale, Elvira Ragosta ha intervistato Luigi Serra, già titolare della cattedra di Lingua e letteratura berbera e preside della facoltà di Studi arabo-islamici e del Mediterraneo presso l’Università Orientale di Napoli:

R. – È possibile ma è difficile essere certi di questo risultato. È possibile perché Abdelaziz, tutto sommato, ha intrattenuto fin dal 1972, e poi ancor più a partire dal 1982, contatti pacifici, tanto da meritare l’appellativo di “colomba”. Le perplessità, la non certezza del successo e del completamento positivo del percorso avviato da Abdelaziz si connettono all’oramai stato generale di vita politica, sociale ed economica, alterata dalle incursioni di Boko Haram e da altre manifestazioni nefaste in tutto il Maghreb.

D. – A che punto sono i negoziati?

R. – I negoziati bilaterali sono ad un punto di stallo, in effetti. Da un parte e dall’altra, e più frequentemente da parte di Abdelaziz, prima che venisse a mancare, c’erano segnali di collaborazione e attestazioni di volontà di risolvere il problema. Dall’altra parte, vi erano rassicurazioni di voler dare l’autonomia al Fronte Polisario. Tuttavia, nessun passo si è fatto verso la realizzazione di quel noto referendum di autodeterminazione voluto dall’Onu, ma che l’Onu stessa dal 1991 ad oggi non è riuscita a far andare in porto. C’è da augurarsi che, proprio a fronte della scomparsa di Abdelaziz e del ruolo che assume Khatri Addouh, l’attuale presidente del Consiglio nazionale, in questo susseguirsi di tragedie in tutto il Nord Africa – dalla Libia al Mali al Niger ecc. – si possano trovare la volontà politica e il coraggio di dare una svolta a questo passaggio nodale, che è il referendum.

D. – Il 29 aprile scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato di un anno la missione di pace nel Sahara occidentale: com’è la situazione al momento?

R. – Sul fronte algerino, del Polisario e marocchino, c’è una situazione di indubbia stasi, quasi di consolidamento delle relazioni non violente che, interrottesi per volontà bilaterale, soprattutto da parte di Abdelaziz all’epoca e poi accettate dal Marocco, si sono instaurate fino ad oggi. Il rischio grave è che la contaminazione di violenza da parte delle forze che affliggono il Nord Africa, da Aqmi a Boko Haram, fino ad altre situazioni che oramai notoriamente si conoscono come drammatiche, e in aggiunta un fenomeno importantissimo che potrebbe essere alimentatore di colpi di coda – alludo alla distinzione oramai tra ruolo puramente religioso di Ennahda in Tunisia e la scelta di una laicità di atteggiamento sul fronte politico – possano compromettere l’intero assetto. Questa è la preoccupazione che più ci interessa rilevare.

D. – Che previsioni si possono fare sulla soluzione pacifica del contenzioso sul Sahara occidentale?

R. – Le previsioni, stante oramai il ventennio di non belligeranza praticata, considerato per un verso la presa di distanza dal punto di vista dell’alimentazione dei contrasti da parte dell’Algeria, che ha sostenuto – come sappiamo – il Polisario fin dal suo sorgere, e stante per altro verso la drammaticità della situazione geopolitica in Libia, destinata a non sanare in termini temporali brevi la dicotomia tra governo di occidente a Tripoli e l’altro a Tobruk, si prevede che ne possa derivare un incoraggiamento a potenziare gli sforzi, affinché almeno tra Saharawi e Marocco si trovi una risoluzione del problema. E ciò se non altro per non ancorare questo stesso problema alle vicende dell’Azawad berbero che in Mali e in Niger sta percorrendo una rotta di instabilità quasi permanente.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.