2016-06-03 12:03:00

Papa a sacerdoti: rischiate per il vostro gregge per non perdere nessuno


Cercare, includere, gioire. Sono i tre punti intorno ai quali è ruotata l’appassionante omelia di Papa Francesco nella Messa in Piazza San Pietro che ha concluso il Giubileo dei Sacerdoti. Nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Papa ha innanzitutto chiesto ai presbiteri di domandarsi dove è orientato il loro cuore. Quindi, ha sottolineato che un buon pastore non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samaritano, che non usa i guanti e che è sempre in cerca di chi ha bisogno. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Dove è orientato il vostro cuore? Papa Francesco pone un interrogativo fondamentale ai sacerdoti, nella Messa che conclude il loro Giubileo. Il Cuore di Gesù, il Cuore del Buon Pastore, esordisce nella sua omelia in Piazza San Pietro, “è proteso verso di noi, polarizzato specialmente verso chi è più distante”. Lì, annota con un’immagine efficace, “punta ostinatamente l’ago della bussola”. E, riecheggiando la Parabola della pecorella smarrita al centro del Vangelo del giorno, sottolinea che il Buon Pastore “tutti desidera raggiungere e nessuno perdere”.

Il cuore del sacerdote ha due direzioni: il Signore e la gente
I tesori “insostituibili del Cuore di Gesù – precisa – sono due”: “Il Padre e noi”. E così, riprende, deve essere anche il cuore del sacerdote orientato solo in “due direzioni, il Signore e la gente”:

“Non è più un cuore ballerino, che si lascia attrarre dalla suggestione del momento o che va di qua e di là in cerca di consensi e piccole soddisfazioni; è peccatore. E’ invece un cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli. E lì risolve i suoi peccati”.

Per avere un cuore di Buon Pastore, prosegue, “possiamo allenarci a fare nostre tre azioni”: “cercare, includere e gioire”. Il sacerdote, è la sua esortazione, non rimandi la ricerca, il suo cuore sia sempre inquieto finché non ritrova la pecorella smarrita. “Guai – ha ammonito – ai pastori che privatizzano il loro ministero!”.

Imitate il Buon Samaritano, non siate ragionieri dello spirito
“Il pastore secondo il cuore di Dio – ha soggiunto – non difende le proprie comodità, non è preoccupato di tutelare il proprio buon nome”, “senza temere le critiche, è disposto a rischiare”. “Rischiare – ripete – pur di imitare il suo Signore”. Il Buon Pastore, avverte, “ha il cuore libero per lasciare le sue cose”:

“Non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samaritano in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispettore del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tutto sé stesso. Andando in cerca trova, e trova perché rischia. Se il pastore non rischia, non trova, eh? Non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; è infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Per questo non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole più entrare”.

Il Buon Pastore non conosce i guanti, è un uomo che sta con la gente
Ancora, ha evidenziato che il sacerdote “è sempre in uscita da sé. L’epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: è un decentrato da se stesso, soltanto centrato in Gesù”. Si è così soffermato sulla parola includere. Per il sacerdote, ha osservato, il suo gregge è la sua famiglia e la sua vita. Non è un capo temuto dalle pecore, ma il Pastore che cammina con loro e le chiama per nome”, “nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua preghiera e dal suo sorriso”:

“Il Buon Pastore non conosce i guanti. Ministro della comunione che celebra e che vive, non si aspetta i saluti e i complimenti degli altri, ma per primo offre la mano, rigettando i pettegolezzi, i giudizi e i veleni. Con pazienza ascolta i problemi e accompagna i passi delle persone, elargendo il perdono divino con generosa compassione. Non sgrida chi lascia o smarrisce la strada, ma è sempre pronto a reinserire e a ricomporre le liti. E’ un uomo che sa includere”.

Il sacerdote sia sempre gioioso per gli altri e con gli altri
Francesco ha infine rivolto l’attenzione al gioire, alla gioia che deve contraddistinguere la vita dei sacerdoti. “La gioia di Gesù Buon Pastore – ha rilevato – non è una gioia per sé, ma è una gioia per gli altri e con gli altri, la gioia vera dell’amore”:

“Egli viene trasformato dalla misericordia che gratuitamente dona. Gratuitamente dona. Nella preghiera scopre la consolazione di Dio e sperimenta che nulla è più forte del suo amore. Per questo è sereno interiormente, ed è felice di essere un canale di misericordia, di avvicinare l’uomo al Cuore di Dio. La tristezza per lui non è normale, ma solo passeggera; la durezza gli è estranea, perché è pastore secondo il Cuore mite di Dio".

“Vi ringrazio – ha concluso Francesco, rivolgendosi agli oltre 6 mila sacerdoti presenti – per il vostro ‘sì’ e per tanti ‘sì’ nascosti di tutti i giorni, che solo il Signore conosce; vi ringrazio per il vostro ‘sì’ a donare la vita uniti a Gesù: sta qui la sorgente pura della nostra gioia”.








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