2016-06-03 11:43:00

Amministrative, Flavio Felice: campagna elettorale dai toni nazionali


Si chiude a mezzanotte la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative di domenica che interessano oltre 13 milioni di italiani chiamati a rinnovare 1.342 comuni. Servizio di Giampiero Guadagni:

Pochi i comizi in piazza, molti gli incontri diretti con i cittadini in spazi ristretti. E’ la caratteristica di questa campagna elettorale ormai alle ultime battute. La prima sfida è quella di convincere i tanti indecisi. Riflettori accesi soprattutto su Roma, dove è ancora aperta la sfida tra i candidati sindaco:  Raggi,  5 Stelle, unica a scegliere un posto storico come Piazza del Popolo per il  comizio finale. Chiusura in periferia invece per  Giachetti, Pd;  Meloni, Fratelli d’Italia sostenuta dalla Lega;  e Marchini, lista civica, appoggiato da Forza Italia. Per lui oggi a Ostia Berlusconi, che invece a Milano sostiene Parisi assieme alla Lega, ma interviene solo telefonicamente con Salvini invece sul palco. Segno di un centrodestra diviso almeno al primo turno.  Nel capoluogo lombardo ballottaggio in vista con Sala, sostenuto dal Pd. Le altre principali partite si giocano a Torino, Napoli e Bologna dove i sindaci uscenti – Fassino, De Magistris e Merola – vanno verso la riconferma . E proprio a Napoli prima e Bologna poi, è intervenuto oggi il premier segretario del Pd Renzi, che sottolinea: domenica si vota per i sindaci, la partita vera per il governo la giocheremo a ottobre con il referendum sulla riforma costituzionale. Un messaggio quello del premier destinato non solo alle opposizioni ma anche e soprattutto all’interno del suo partito, il Pd.

 

Un voto, quello di domenica, che ha valore locale ma anche nazionale per i temi che sono stati toccati dai leader dei partiti. Alessandro Guarasci ha sentito Flavio Felice, componente del comitato organizzatore delle Settimane Sociali:

R. – Un voto negativo per le compagini governative in questa prossima tornata elettorale potrebbe significare per il governo Renzi e per i partiti che lo sostengono sicuramente un problema. Per questo motivo gli argomenti che hanno fatto da guida in questa campagna elettorale sono stati inevitabilmente più di carattere nazionale che di carattere locale.

D. – Il fatto che Renzi abbia spostato in parte l’attenzione sui referendum dimostra che teme davvero queste consultazioni locali?

R. – Credo che in questo caso più che il timore delle elezioni locali ci sia il tentativo di iniziare con largo anticipo la battaglia referendaria che, per sua stessa ammissione, diventerà la battaglia di tutte le battaglie politiche. Poi non c’è dubbio che teme chiaramente anche le elezioni amministrative, ma non tanto per il contenuto che hanno le elezioni ammnistrative in sé, quanto per l’effetto traino che potrebbero portare al referendum un comitato per il “Sì” particolarmente indebolito, fiacco, stanco, quindi possibilmente anche sconfitto.

D. - Gli ultimi sondaggi quanto meno prima del silenzio davano il Movimento Cinque Stelle in ascesa. Sarà un momento per verificare se questo raggruppamento può passare dalla protesta al buon governo, alla vera proposta?

R. - Pensiamo a Roma. Se dovessero vincere quello è il banco di prova. 

D. - Che cosa ci si può aspettare da queste elezioni per il Centrodestra?

R. - A me sembra che la diaspora sia abbastanza inevitabile per poi trovare una forma di rassemblement, non vedo però intorno a quale figura. Mi sembra che il grande limite del Centrodestra in questi anni è stato quello di aver basato la leadership su elementi carismatici. Mi sembra che siano finite le cartucce, che non abbiano più elementi che possano farli stare insieme. Però questo attendere ogni volta l’uomo della provvidenza è sinceramente deprimente per chi ama la democrazia e la libertà.








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