2016-06-02 14:53:00

Papa: la misericordia non è photoshop, rinnova davvero il cuore


“Il ricettacolo della misericordia” è stato il tema della seconda meditazione tenuta da Francesco ai sacerdoti, nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui, in questo luogo mariano per antonomasia, il Pontefice ha messo l’accento sull’esempio della Vergine, vero e proprio “recipiente e fonte di misericordia”. Dal Papa l’invito ai sacerdoti a guardare alla gente attraverso gli occhi di Maria. La misericordia, ha soggiunto, “non ci fa il photoshop”, ci dona un cuore nuovo “non rattoppato”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Il ricettacolo della Misericordia è il nostro peccato”. Muove da qui la seconda meditazione di Francesco per il Giubileo dei Sacerdoti, illuminata dallo sguardo della Vergine, nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Subito il Papa ribadisce che Dio “non è pelagiano”, Dio non si stanca di perdonare “anche quando vede che la sua grazia sembra non riuscire a mettere forti radici nella terra del nostro cuore”. Non solo. Dio, infatti, “rinnova anche l’otre nel quale riceviamo il suo perdono”. Utilizza dunque “un otre nuovo per il vino nuovo della sua misericordia”.

Per donare la misericordia bisogna saperla accogliere
“Il cuore che ha ricevuto misericordia – annota così Francesco – non è un cuore rattoppato ma un cuore nuovo, ri-creato”. Questo cuore “ri-creato”, osserva, “è un buon recipiente”. E’ un cuore, soggiunge, che “sa di essere ricreato grazie alla fusione della sua miseria con il perdono di Dio e per questo ‘è un cuore che ha ricevuto misericordia e dona misericordia’”. Non a caso, è la sua riflessione, nessuno è migliore nell’esercizio della misericordia di colui che “mantiene viva l’esperienza di essere stato” egli stesso “oggetto di misericordia”:

“Vediamo che, tra coloro che lavorano per combattere le dipendenze, coloro che si sono riscattati sono di solito quelli che meglio comprendono, aiutano e sanno chiedere agli altri. E il miglior confessore è di solito quello che si confessa meglio. E possiamo farci la domanda: come mi confesso io? Quasi tutti i grandi Santi sono stati grandi peccatori o, come santa Teresina, erano consapevoli che era pura grazia preveniente il fatto di non esserlo stati”.

"Il vero recipiente della misericordia”, dunque, “è la stessa misericordia che ciascuno ha ricevuto e gli ha ricreato il cuore, quello è l’otre nuovo di cui parla Gesù, il pozzo risanato”. Il ricettacolo della misericordia, precisa, lo troviamo “nelle piaghe del Signore risorto”, piaghe “che rimangono adesso, le ha portate con sé”. Papa Francesco ha così rivolto lo sguardo ad alcuni Santi che “si sono lasciati ricreare il cuore dalla misericordia”, osservando proprio in “quale ricettacolo l’hanno ricevuta”. San Paolo per esempio, osserva, “la riceve nel duro e inflessibile ricettacolo del suo giudizio modellato dalla Legge”. Diventa così un “cercatore dei più lontani” e al tempo stesso è “il più comprensivo e misericordioso vero quelli che erano come lui era stato”. I giudizi dell’Apostolo Paolo diventano sì radicali, ma ora “sulla misericordia incondizionata di Dio”.

Per ricevere la misericordia, Pietro si mette in basso anche sulla Croce
Pietro, prosegue il suo 265.mo Successore, riceve invece la misericordia “nella sua presunzione di uomo assennato”. E così proprio Pietro “è il discepolo che il Signore nel Vangelo corregge di più”. “E’ il più bastonato”, scherza Francesco:

“Il segno di Pietro crocifisso a testa in giù è forse il più eloquente di questo ricettacolo di una testa dura che, per poter ricevere misericordia, si mette in basso anche mentre offre la suprema testimonianza di amore al suo Signore. Pietro non vuole concludere la sua vita dicendo: ‘Ho imparato la lezione’, ma dicendo: ‘Poiché la mia testa non imparerà mai, la metto in basso’. Più in alto di tutto, i piedi lavati dal Signore. Quei piedi sono per Pietro il ricettacolo attraverso il quale riceve la misericordia del suo Amico e Signore”.

San Giovanni, rileva, “sarà guarito nella sua superbia di voler riparare al male col fuoco”, Sant’Agostino “nella sua nostalgia di essere arrivato tardi all’appuntamento” con il Signore. San Francesco, sottolinea, riceve forse il ricettacolo definitivo quando deve “custodire in misericordioso silenzio l’Ordine che aveva fondato”. Sant’Ignazio di Loyola, riprende, “venne guarito nella sua vanità”, mentre il ricettacolo del Cura Brochero - che “sognava di morire galoppando” nella Pampa argentina - “finì per essere il suo stesso corpo lebbroso”. Francesco cita poi il Diario di un curato di campagna di Bernanos, testo a lui molto caro, laddove si narrano gli intimi pensieri del curato negli ultimi momenti della sua vita da cui si coglie che nelle “minuscole gioie della nostra vita pastorale” possiamo “ricevere ed esercitare la misericordia infinita del Padre in piccoli gesti”.

Maria insegna ai sacerdoti a guardare con amore la sua gente
Salendo idealmente la scala dei Santi, Francesco è arrivato alla Madonna “recipiente semplice e perfetto della Misericordia”. Il suo “sì libero alla grazia – rileva – è l’immagine opposta rispetto al peccato che condusse il figlio prodigo verso il nulla”. Ella, riprende, “custodisce la memoria e la promessa dell’infinita misericordia di Dio verso il suo popolo”. Il Papa propone dunque ai sacerdoti alcuni “modi” che ha la Madonna di “guardare”, aggiungendo che “attraverso di noi vuole guardare la sua gente”. Lo spazio degli occhi di Maria, evidenzia, “è quello di un grembo, non quello di un tribunale o di un consultorio professionale”:

“Se qualche volta notate che si è indurito il vostro sguardo, per il lavoro, un po’ per la stanchezza… succede a tutti, che si è indurito il vostro sguardo, che quando avvicinate la gente provate fastidio o non provate nulla, fermatevi e guardate di nuovo a Lei! Guardatela con gli occhi dei più piccoli, dei più piccoli della vostra gente, che mendicano un grembo, ed Ella vi purificherà lo sguardo da ogni ‘cataratta’ che non lascia vedere Cristo nelle anime, lo guarirà da ogni miopia che rende fastidiosi i bisogni della gente, che sono quelli del Signore incarnato e vi guarirà da ogni presbiopia che si perde i dettagli, la piccola lettera, dove si giocano le realtà importanti della vita della Chiesa e della famiglia”.

La misericordia non è photoshop, rinnova la nostra anima
Un altro “modo di guardare di Maria”, afferma riferendosi in particolare all’immagine della Vergine di Guadalupe, è “legato al tessuto: Maria osserva tessendo, vedendo come può combinare a fin di bene tutte le cose” che la gente “le porta”:

“La misericordia fa la stessa cosa: non ci 'dipinge' dall’esterno una faccia da buoni, non ci fa il photoshop, ma con i medesimi fili delle nostre miserie e dei nostri peccati, intessuti con amore di Padre, ci tesse in modo tale che la nostra anima si rinnova recuperando la sua vera immagine, quella di Gesù”.

La Chiesa sia capace di proteggere chi bussa alla sua porta
“Non lasciatevi prendere dalla vana ricerca di cambiare popolo”, ammonisce Francesco. A volte, commenta, i sacerdoti sono tentati di chiedere al vescovo di trasferirli. “Non lasciarsi prendere dalla vana ricerca di cambiare popolo – riprende – come se l’amore di Dio non avesse abbastanza forza per cambiarlo”. Il terzo modo, spiega il Papa, “è quello dell’attenzione: Maria osserva con attenzione, si dedica tutta e si coinvolge interamente con chi ha di fronte, come una madre quando è tutta occhi per il suo figlioletto che le racconta qualcosa”:

“Occorre imparare che c’è qualcosa di irripetibile in ciascuno di coloro che ci guardano alla ricerca di Dio. Non tutti ci guardano nello stesso modo. Tocca a noi non renderci impermeabili a tali sguardi. Un sacerdote, un prete che si rende impermeabile agli sguardi è chiuso in se stesso. Custodire in noi ognuno di loro, di questi sguardi, conservandoli nel cuore, proteggendoli. Solo una Chiesa capace di proteggere il volto degli uomini che bussano alla sua porta è capace di parlare loro di Dio. Se tu non sei capace di custodire il volto degli uomini che ti bussano alla porta, non sarai capace di parlare loro di Dio”.

La misericordia vede la totalità della persona
La ricchezza che abbiamo, avverte, “scorre unicamente quando incontriamo la pochezza di quelli che mendicano, e tale incontro si realizza precisamente nel nostro cuore di Pastori”. Infine, afferma il Papa, Maria guarda in modo “integro”, “unendo tutto, il nostro passato, il presente e il futuro”:

“Non ha uno sguardo frammentato: la misericordia fa vedere la totalità e intuisce ciò che è più necessario. Come Maria a Cana, che è capace di provare compassione anticipatamente per quello che arrecherà la mancanza di vino nella festa di nozze e chiede a Gesù che vi ponga rimedio, senza che nessuno se ne renda conto, così, l’intera nostra vita sacerdotale la possiamo vedere come “anticipata dalla misericordia” di Maria, che, prevedendo le nostre carenze, ha provveduto tutto quello che abbiamo”.

I sacerdoti si lascino guardare da Maria nei loro momenti oscuri
Francesco ha concluso la sua appassionata meditazione tornando all’importanza del lasciarsi guardare da Maria, soprattutto nei momenti oscuri. “Questo – ha detto – farà che in quei momenti brutti, forse con tanti sbagli che avete fatto e che vi hanno portato lì, farà di tutta questa sporcizia ricettacolo di misericordia”. Il Papa ha confidato che nel suo studio ha un’immagine che gli ha donato padre Rupnik raffigurante la “Synkatabasis” in cui Gesù in una mano “ha la pienezza della Legge e con l’altra si aggrappa al manto della Madonna”:

“La prima antifona di Occidente è questa: Sub tuum praesidium, il manto della Madonna. Non avere vergogna: non fare grandi discorsi; stare lì e lasciarsi coprire, lasciarsi guardare. E piangere! Quando troviamo un prete che è capace di questo, di andare dalla Madre e piangere, con tanti peccati, io posso dire: è un buon prete perché è un buon figlio. Sarà un buon padre. Presi per mano da lei e sotto il suo sguardo possiamo cantare con gioia le grandezze del Signore”.








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