2016-06-02 19:54:00

Celebrazione per il 2 giugno, sfilano anche i sindaci


L’Italia è un Paese migliore di come si dipinge. Così il Capo dello stato Mattarella in occasione della Festa per i 70 anni della Repubblica.  Questa mattina la tradizionale sfilata ai Fori imperiali, aperta per la prima volta quest’anno da 400 sindaci. In precedenza Mattarella aveva deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria. Con il presidente della Repubblica, il premier Renzi, i presidenti di Senato e Camera Grasso e Boldrini e il ministro della Difesa Pinotti.  Servizio di Giampiero Guadagni:

Due giugno festa di tutti, non solo delle forze armate. Così, alla tradizionale parata ai Fori imperiali, hanno preso parte quest’anno 3.600 persone, tra militari e civili, con la novità dei 400 sindaci con la loro fasce tricolori in rappresentanza degli 8 mila comuni italiani. Durante la sfilata dei marò, applausi per Girone e Latorre, assenti. Applausi anche per il carabiniere ucciso ieri a Marsala.  Una parata sobria che nulla toglie alla solennità della celebrazione, ha sottolineato Mattarella che, nel messaggio al Capo di Stato maggiore della Difesa, afferma: libertà, giustizia, uguaglianza sono, ancora oggi, il fondamento della nostra società ed i pilastri dell’Europa. Il 2 giugno 1946, con il referendum istituzionale,  le italiane e gli italiani scelsero la Repubblica, eleggendo contemporaneamente l’Assemblea Costituente che l’anno successivo avrebbe approvato la Carta costituzionale. Per le donne, che 70 anni fa votavano in Italia per la prima volta, un motivo in più per festeggiare, ha sottolineato la presidente della Camera Laura Boldrini, che insieme al presidente del Senato Grasso ha lanciato un messaggio ai giovani: prendetevi cura della Repubblica, la democrazia è  una conquista preziosa. 

Dunque, per la prima volta 400 sindaci hanno aperto la tradizionale parata militare sfilando ai Fori Imperiali, a Roma. Luca Collodi ne ha parlato con il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, vice presidente vicario dell’ANCI. 

R. – Il senso è che questa non è solo una parata militare: questa è la Festa della Repubblica; e quindi è giusto che le comunità e i cittadini rappresentati dai sindaci, l’abbiano aperta. Credo che questo sia un segnale di unità, di riscoperta di alcuni valori che forse queste ricorrenze ci aiutano a recuperare.

D. – Oggi però i cittadini sembrano mostrare qualche difficoltà nel rapportarsi alle istituzioni, locali e nazionali…

R. – Devo dire che forse, invece, il baluardo istituzionale è stato rappresentato proprio dai sindaci, che sono riusciti anche a tenere coeso il nostro sistema civico e sociale. Devo dire quindi che gli applausi - molto emozionanti - che, mentre sfilavamo, abbiamo ricevuto dai semplici spettatori e dai cittadini che assistevano alla parata, stanno a significano proprio questo. Forse era tempo che venisse riconosciuto, anche formalmente e simbolicamente, con la presenza alla parata del 2 giugno, questo merito ai sindaci d’Italia.

D. – Oggi la mancanza di lavoro e la povertà caratterizzano spesso le comunità locali. Voi sindaci che cosa potete fare per questo?

R. – Purtroppo, noi viviamo un paradosso mortificante. In questi anni abbiamo visto crescere il bisogno delle nostre comunità, e al tempo stesso diminuire la capacità di poterlo fronteggiare; perché i Comuni hanno sofferto più di altri: sono stati sicuramente il comparto istituzionale che ha contribuito più degli altri al riequilibrio dei conti dello Stato. Oggi forse è il caso di rivedere quest’impostazione: i Comuni intervengono sui servizi, e quindi sul livello della qualità della vita dei nostri cittadini. I Comuni sono servizi sociali, assistenza domiciliare integrata; sono le scuole, il trasporto pubblico. Per cui, se vogliamo rilanciare anche la capacità dello Stato nella sua interezza, essere vicino ai cittadini e offrire servizi in linea con le aspettative di questi ultimi, forse dovremmo affidarci di più ai Comuni.

D. – Cosa può fare un sindaco contro la povertà?

R. – Un sindaco deve cercare di utilizzare al meglio le pochissime risorse che sono rimaste, scegliendo di allocarle nel modo più efficace possibile. E soprattutto, si può fare carico di essere il regista di un’alleanza: un’alleanza di comunità, che coinvolga le organizzazioni, le associazioni, le imprese, e tutti coloro che hanno a cuore la crescita di una comunità, cercando di mettere in campo, di usare al meglio e in modo comune le poche disponibilità che ci sono.

D. – L’unità nazionale può partire dalle comunità, da territori locali?

R. – Deve partire dai territori, perché questi sono i terminali dei bisogni dei cittadini. Una sorta di sussidiarietà istituzionale che forse si è un po’ persa: che la nostra Costituzione avrebbe voluto, ma che in questi anni si è un po’ persa.








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