2016-06-02 15:34:00

Celebrazione per il 2 giugno, sfilano anche i sindaci


Oggi, Festa della Repubblica, in Via dei Fori Imperiale, a Roma, tradizionale Parata Militare alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle autorità civili e militari. A 70 anni dal referendum che sancì il passaggio dalla monarchia alla forma repubblicana, il capo dello Stato ha ribadito i valori democratici alla base della Costituzione italiana. Sentiamo Giancarlo La Vella:

“La Carta Costituzionale è ancora oggi fondamento della coesione della nostra società e pilastro su cui poggia la costruzione dell'Europa”. Il presidente Mattarella ha iniziato la giornata celebrativa del 2 giugno con questo messaggio al Capo di Stato maggiore, gen. Graziano, e con la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria. Poi la sfilata militare in Via dei Fori Imperiali eccezionalmente aperta dai sindaci italiani, a significare che società civile e mondo militare cooperano oggi per i medesimi valori e obiettivi. Poi l’emozione del folto pubblico, intervenuto nonostante la mattinata piovosa, al passaggio dei reparti militari e gli applausi, tributati in particolare ai Bersaglieri e al volo in cielo delle Frecce Tricolore, con la tradizionale scia bianco, rosso e verde della bandiera italiana. Su twitter, infine, il messaggio del presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “Buona Festa della Repubblica a tutti. Viva l'Italia”.

Dunque, per la prima volta 400 sindaci hanno aperto la tradizionale parata militare sfilando ai Fori Imperiali, a Roma. Luca Collodi ne ha parlato con il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, vice presidente vicario dell’ANCI. 

R. – Il senso è che questa non è solo una parata militare: questa è la Festa della Repubblica; e quindi è giusto che le comunità e i cittadini rappresentati dai sindaci, l’abbiano aperta. Credo che questo sia un segnale di unità, di riscoperta di alcuni valori che forse queste ricorrenze ci aiutano a recuperare.

D. – Oggi però i cittadini sembrano mostrare qualche difficoltà nel rapportarsi alle istituzioni, locali e nazionali…

R. – Devo dire che forse, invece, il baluardo istituzionale è stato rappresentato proprio dai sindaci, che sono riusciti anche a tenere coeso il nostro sistema civico e sociale. Devo dire quindi che gli applausi - molto emozionanti - che, mentre sfilavamo, abbiamo ricevuto dai semplici spettatori e dai cittadini che assistevano alla parata, stanno a significano proprio questo. Forse era tempo che venisse riconosciuto, anche formalmente e simbolicamente, con la presenza alla parata del 2 giugno, questo merito ai sindaci d’Italia.

D. – Oggi la mancanza di lavoro e la povertà caratterizzano spesso le comunità locali. Voi sindaci che cosa potete fare per questo?

R. – Purtroppo, noi viviamo un paradosso mortificante. In questi anni abbiamo visto crescere il bisogno delle nostre comunità, e al tempo stesso diminuire la capacità di poterlo fronteggiare; perché i Comuni hanno sofferto più di altri: sono stati sicuramente il comparto istituzionale che ha contribuito più degli altri al riequilibrio dei conti dello Stato. Oggi forse è il caso di rivedere quest’impostazione: i Comuni intervengono sui servizi, e quindi sul livello della qualità della vita dei nostri cittadini. I Comuni sono servizi sociali, assistenza domiciliare integrata; sono le scuole, il trasporto pubblico. Per cui, se vogliamo rilanciare anche la capacità dello Stato nella sua interezza, essere vicino ai cittadini e offrire servizi in linea con le aspettative di questi ultimi, forse dovremmo affidarci di più ai Comuni.

D. – Cosa può fare un sindaco contro la povertà?

R. – Un sindaco deve cercare di utilizzare al meglio le pochissime risorse che sono rimaste, scegliendo di allocarle nel modo più efficace possibile. E soprattutto, si può fare carico di essere il regista di un’alleanza: un’alleanza di comunità, che coinvolga le organizzazioni, le associazioni, le imprese, e tutti coloro che hanno a cuore la crescita di una comunità, cercando di mettere in campo, di usare al meglio e in modo comune le poche disponibilità che ci sono.

D. – L’unità nazionale può partire dalle comunità, da territori locali?

R. – Deve partire dai territori, perché questi sono i terminali dei bisogni dei cittadini. Una sorta di sussidiarietà istituzionale che forse si è un po’ persa: che la nostra Costituzione avrebbe voluto, ma che in questi anni si è un po’ persa.








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