2016-06-01 09:16:00

Migranti, Caritas: emergenza sì, ma umanitaria


Servono canali umanitari

“Possiamo parlare di una vera emergenza immigrazione perché troppe persone perdono la vita nel Mediterraneo. Ma, a questa emergenza, non si risponde come qualcuno vorrebbe, chiudendo i confini ma mettendo in campo un ulteriore dispositivo di salvataggio che permetta a queste persone di non affrontare quel tratto di mare che diventa mortale”. Ad affermarlo, durante la rassegna stampa di Radio Vaticana, è Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana e del gruppo di lavoro sull’immigrazione di Caritas Eeuropa. “Servono canali umanitari per fare venire queste persone in sicurezza – aggiunge Forti - si risparmierebbero tra l’altro anche i costi di queste operazioni di salvataggio che coinvolgono diverse marine europee”.

Stragi evitabili?

 “La strage verificatasi lo scorso fine settimana nel Canale di Sicilia, con quasi mille migranti annegati nelle acque del Mediterraneo, è purtroppo solo l’ultima in ordine di tempo. In questi anni ne abbiamo viste e vissute molteplici e sappiamo che con la bella stagione le partenze, soprattutto dalla Libia, si moltiplicano. E sono viaggi intrapresi con imbarcazioni sempre più fatiscenti che riescono a percorrere solo poche miglia e poi affondano. Per fortuna, il dispositivo di soccorso in mare, che ormai da diversi anni interessa questo tratto di mare, permette il salvataggio della stragrande maggioranza di queste persone, ma non di tutte purtroppo”. “La domanda resta sempre la stessa: visto che salviamo queste persone a circa venti miglia dalle coste africane, ci chiediamo se forse non varrebbe la pena andare a prendere queste persone direttamente in Libia per evitare queste stragi che riguardano un numero insopportabile di bambini”.

Arrivi in media con lo scorso anno

“Se noi compariamo i dati degli arrivi dello scorso anno con quelli attuali effettivamente non siamo di fronte a un’emergenza. La vera emergenza, umanitaria sono tutti quei morti che abbiamo visto in mare, ma se guardiamo alle persone che giungono sulle nostre coste i numeri sono ancora sotto controllo”. “E’ chiaro che si vanno ad aggiungere ad una realtà che già lo scorso anno ha interessato il nostro Paese e quindi il sistema di accoglienza incomincia ad andare un po’ in sofferenza. E’ per questo che il Viminale, attraverso le Prefetture, sta cercando un numero ulteriore di posti che credo si riuscirà sicuramente, in questa fase, a trovare”. “Poi – spiega il responsabile Caritas - quello che accadrà nelle prossime settimane nessuno lo può prevedere, perché non conosciamo effettivamente l’intensità dei flussi futuri. Ma come Caritas, cioè l’organismo che attualmente ha il più alto numero di posti in accoglienza in Italia, possiamo affermare che trovare un altro migliaio di posti in tutto il Paese è possibile”.

E' l'instabilità libica a preoccupare

“Sicuramente ha impressionato l’arrivo, negli ultimi giorni, di un così alto numero di migranti in poche ore. Ed è proprio questo che ogni volta dobbiamo spiegare ai nostri colleghi europei quando ci criticano per l’incapacità di gestire un numero, tutto sommato, esiguo di migranti, se comparato al milione di profughi giunti in Germania lo scorso anno. Se in termini assoluti i migranti che giungono in Italia non sono molti, l’arrivo in una sola settimana di cinque-diecimila persone rischia di mettere in crisi il sistema di accoglienza, perché richiede di trovare in poche ore altrettante disponibilità sul territorio che rispettino gli standard previsti dalle normative europee e nazionali di accoglienza”. “Capiremo solo a fine anno qual è stata l’entità degli arrivi: oggi le previsioni per il 2016 partono da una forbice minima di 150, 200mila arrivi. Ma nessuno può fare previsioni, soprattutto per la situazione d’instabilità che c’è in Libia”.








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