2016-06-01 11:59:00

Giubileo sacerdoti. Il Papa: sostenete con affetto i vostri preti


All’udienza generale in Piazza San Pietro il Papa ha ricordato il Giubileo dei sacerdoti, in corso da oggi fino al 3 giugno, nel 160° anniversario della Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, introdotta nel 1856 da Pio IX. Il servizio di Giada Aquilino:

Il prete “è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti”, a immagine del Buon Pastore. Questa riflessione di Papa Francesco, tratta dal discorso ai parroci di Roma del marzo 2014, fa da filo conduttore all’evento giubilare rivolto ai sacerdoti e ai seminaristi, che culminerà venerdì nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Lo ha ricordato il Papa all’udienza generale in Piazza San Pietro:

“Invito tutti a pregare in tutto il mese di giugno il Cuore di Gesù e a sostenere con la vicinanza e l’affetto i vostri sacerdoti affinché siano sempre immagine di quel Cuore pieno di amore misericordioso”.

A Roma, intanto, sono già presenti per questo Giubileo oltre 6.000 tra sacerdoti e seminaristi. Oggi il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro e le catechesi per gruppi linguistici in varie chiese di Roma, seguite dalla Santa Messa. Per gli italiani, la catechesi sarà tenuta dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, a Santa Maria in Vallicella. Al microfono di Fabio Colagrande, il porporato spiega il senso del Giubileo dei sacerdoti:

R. – Il significato primario è evidentemente quello che è indicato dal tema conduttore di tutto l’Anno giubilare, quindi la Misericordia. Ogni gruppo particolare, che fa il suo pellegrinaggio attraverso la Porta Santa, ha un’identità e questa identità è molto significativa nel caso appunto dei sacerdoti, dei seminaristi. Per questo credo che il momento capitale sia quello del ritiro che il Papa stesso predicherà loro, tra l’altro con la caratteristica delle tre meditazioni, dando un rilievo consistente a questo momento di silenzio, riflessione e meditazione.

D. – Il Papa ripete spesso ai sacerdoti che debbono essere, quando si trovano nel confessionale, dei "grandi perdonatori". Perché, secondo lei, insiste su questo aspetto?

R. – C’è sempre il rischio dell’apparire quasi come burocrati che amministrano una sorta di impegno di tipo giuridico. In passato, si sottolineava il “tribunale” della confessione e questo “snatura”, se è eccessivo, la vera anima della riconciliazione. E’ curioso, per esempio, notare che San Paolo, nella seconda Lettera ai Corinzi, capitolo V, quando deve definire il ministero della riconciliazione usa un verbo che è il termine tecnico che si usava in ambito giuridico, per il tentativo che il giudice doveva fare per rimettere insieme una coppia in procinto di separarsi o di divorziare. Quindi un verbo che ha in sé una dimensione d’amore: il cercare di ricostruire una traiettoria, un percorso che è stato interrotto, ma che è pur sempre nell’atmosfera dell’amore.

D. – Potremmo dire, riprendendo sempre le parole del Papa, che un sacerdote rischia di diventare un burocrate, un impiegato della fede, appunto, quando perde il rapporto con Gesù Cristo…

R. – Certamente. Anche Sant’Ambrogio in un suo testo diceva che se noi abbiamo soltanto la giustizia, in quel momento abbiamo presenti soltanto dei ministri, che freddamente esercitano un compito. Quando invece c’è la misericordia, allora ci sono i discepoli del Signore, gli apostoli.

Domani, giornata dedicata al ritiro predicato dal Santo Padre nelle tre Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano, alle ore 10.00, Santa Maria Maggiore, alle 12.00, e San Paolo Fuori le Mura, alle 16.00. Le meditazioni che Francesco condividerà con i sacerdoti e i seminaristi, informa una nota della Sala Stampa della Santa Sede, potranno essere seguite grazie ad un collegamento del Centro Televisivo Vaticano anche sulle principali televisioni cattoliche e in streaming sul sito web ufficiale del Giubileo, “www.im.va”. Dopo la terza meditazione del Papa, si terranno diverse concelebrazioni eucaristiche. Venerdì 3 giugno, nella Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Pontefice presiederà alle 9.30 la concelebrazione eucaristica in Piazza San Pietro. Al microfono di Federico Piana il parroco di Lampedusa, don Mimmo Zambito, riflette sulla missione dei sacerdoti e spiega quali frutti potrà portare questo Giubileo a loro dedicato:

R. – Io credo che abbiamo necessità di “essenzializzare” la percezione di noi preti al servizio di Gesù, del Vangelo e della compagnia da realizzare per gli uomini. Siamo uomini offerti totalmente e su diversi fronti. Credo che ci vogliano compagni di cammino - uomini e donne del nostro tempo - in questa consapevolezza di Dio misericordioso, di un Dio che ama nonostante le fragilità, i limiti, le nostre paure congenite, il nostro panico per il futuro. C’è una compagnia discreta, silenziosa, tenera, come un papà che soccorre il proprio bambino e forte come una mamma che difende e porta la vita: così è Dio per noi e forse noi sempre più - preti, insieme con i papà e le mamme - per i figli di questo tempo e di questa nostra storia.

D. – Lei è l'“emblema” di una Lampedusa che sta accogliendo. Qual è la situazione?

R. – La situazione è sempre la stessa, tragica, perché si misurano purtroppo le morti dalla “distanza” di Lampedusa, mentre ogni vita che va perduta ha un valore universale. Lampedusa continua ad assolvere a questa funzione datale dalla geografia, dalla storia, dai testimoni che ogni giorno salvano la vita in mare: gli operatori della Guardia Costiera, della Marina Militare, ma anche gli apostoli e i profeti, come Papa Francesco, che ricorda come questa umanità, questa terra e questo tempo possano essere vissuti in maniera diversa. Da qui le cose si vedono come da un piccolo punto di osservazione e non ci si rende conto magari della vastità del fenomeno. Nello stesso tempo, però, si ha modo di scorgere, seppure in periferia, come dall’accoglienza, dall’integrazione, dal dialogo, dal contatto, dallo scambio passi l’opportunità di un mondo possibile e migliore. Qui si scorge anche la possibilità che l’Europa ritrovi i motivi per i quali i suoi popoli hanno deciso di costituirsi in una unione comune.








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