2016-05-31 14:31:00

Veglia a Forcella. Card. Sepe: il futuro è responsabilità


Un appello a non voltare lo sguardo davanti alla violenza e allo spargimento di sangue che sta distruggendo la città di Napoli e a dire sì al rispetto della vita. Per questo l’invito del cardinale Crescenzio Sepe rivolto a credenti e non credenti,  a partecipare alla veglia mariana a cui farà seguito una marcia che partirà da Forcella e arriverà alla Cattedrale. Un modo per far sentire la voce vera di Napoli, che è anche e soprattutto gioia di vivere e accoglienza, ricordando che "il futuro della città è responsabilità di cittadini e istituzioni" come nota il cardinale Sepe. Al microfono di Valentina Onori l' arcivescovo di Napoli ha parlato dei problemi più urgenti che vive da anni la Chiesa e la società nella città, tra cui il più grave, la mancanza di lavoro dei giovani reclutati sempre più spesso dalla criminalità organizzata:

R. – Il motivo è la recrudescenza delle tante violenze che si stanno avendo, soprattutto negli ultimi tempi, dovuta a una forza continua da parte di questi giovani che ormai non hanno più nessun limite di efferatezza nei loro delitti. Di fronte a un fenomeno che cresce sempre di più e che da un’immagine così violenta di una città che invece ha tante di quelle cose belle, di quelle cose positive, noi non possiamo stare a guardare. Di fronte al sangue, di fronte alla sopraffazione, la Chiesa non può tacere, in nome della dignità dell’uomo, in nome di quel Vangelo che invece predica pace, giustizia e fraternità. Anche attraverso questa sensibilizzazione di tutti gli uomini di buona volontà, si possono creare quelle condizioni per mettere un freno a questo aumento della violenza che ormai sembra dominare tutte le cronache di giornali, di radio e di televisione.

D. – Quali sono i problemi della società a Napoli?

R. – La mancanza di lavoro. Questi ragazzi che non vanno più a scuola, questi ragazzi che non riescono a trovare un lavoro che in qualche maniera li occupi e li soddisfi, è chiaro che poi si buttano nelle mani di queste organizzazioni malavitose e diventano feroci nel cercare di dominare, nel cercare anche di appropriarsi dei territori.

D. – Quali sono le iniziative e le proposte che la Chiesa fa, proprio per superare questi problemi?

R. – Le nostre armi per combattere queste situazioni sono nella preghiera. Però, non è che ci ripariamo, ci mettiamo dietro al muro della preghiera e diciamo: “Vedetevela voi!”. Scendiamo in campo attraverso tanti progetti. Ad esempio, il progetto degli oratori con i quali cerchiamo di togliere i ragazzi dalla strada; attraverso la fondazione di bande musicali per dare uno strumento ai giovani di un’inclusione in quella che è la vita civile, sociale e culturale della nostra città.

D. – Ultimamente, il problema è diventato più consistente

R. – E’ da impegnarci a tutti i livelli: la Chiesa per quello che può fare, ma anche le varie istituzioni, quelle che sono preposte a risolvere i problemi ideali dei nostri ragazzi, affinché si cerchi di vincere questa realtà così nefanda. Atti concreti, reali, veri: non solo parole, ma la concretizzazione di qualcosa che aiuti a dare un contenuto alle proposte e ai bisogni dei giovani.

D. – Quindi una Chiesa attiva che esce nelle piazze, che esce dalle sagrestie, che è partecipe del tessuto sociale?

R. – Queste realtà sono una parte costitutiva della nostra pastorale sociale; però, quando ci troviamo di fronte a un fenomeno così forte come quello che stiamo vivendo negli ultimi tempi, vogliamo dare anche una risposta concreta, reale.

D. – Napoli ha una situazione molto delicata rispetto alle altre città...

R. – Quando si vive in un momento di crisi – e Napoli viveva questa realtà di crisi da tanto tempo, una crisi nella crisi – è chiaro che il fenomeno qui si sente ancora di più e può causare questa realtà così malavitosa. Però, la stragrande maggioranza dei napoletani presenta anche degli aspetti estremamente belli, positivi: dal punto di vista culturale, sociale ci sono delle eccellenze. Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al male che esiste, dobbiamo cercare di combatterlo con il bene. Il futuro dipende anche dalla buona volontà dei napoletani che hanno tutte le possibilità e le potenzialità per riscattarsi e per migliorare la propria realtà sociale, religiosa e culturale.

 D. – Lottare – come ha detto lei – contro l’assuefazione, il cinismo, l’indifferenza e, soprattutto, il silenzio: l’iniziativa serve anche per smuovere qualcosa nel senso civico più intimo di ogni cittadino?

 R. – Assolutamente sì! Questa processione diventa indirettamente un aiuto a vivere in maniera sempre più autentica la propria dignità personale. Non si può pensare di risolvere un problema dando solo le pressioni; bisogna andare a monte. Se noi ci impegniamo nel formare, nel responsabilizzare, nel valorizzare quelli che sono i grossi valori che vengono dal Vangelo, da Cristo, dalla Chiesa, possiamo dare un grosso contributo alla nostra comunità.








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