2016-05-30 17:19:00

Samir: bene l'incontro con il Papa ma Al-Azhar faccia di più


Un cammino nuovo

L’abbraccio tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Muhammad Al-Tayyib, massimo esponente dell’islam sunnita, è stato molto importante soprattutto dopo il malinteso del 2011. In quell’occasione, Papa Benedetto XVI aveva chiesto al Governo egiziano di proteggere di più i cristiani, dopo il terribile attentato alla chiesa copta di Alessandria d’Egitto, e lo stesso Imam aveva rotto le relazioni con il Vaticano e il card. Tauran senza fornire alcuna spiegazione. La reazione molto positiva che ha avuto ora il Rettore di Al-Azhar, confermata dalle sue parole, significa davvero che vuole riprendere l’amicizia e cominciare un cammino nuovo”. A una settimana dall’incontro fra il Pontefice e il Grande Imam di Al-Azhar, e dalla loro congiunta condanna di ogni violenza e terrorismo, p. Samir Khalil Samir sj, docente di islamologia a Beirut e al Pontificio Istituto Orientale, commenta e contestualizza questa nuova tappa nel dialogo tra cristiani e musulmani.

Un incontro benedetto

“E’ vero che da un anno presso l’università sunnita del Cairo si sono registrate alcune novità: sono stati lanciati incontri per reagire al terrorismo di matrice islamica del sedicente stato islamico, coinvolgendo i cristiani copti, e per migliorare il dialogo islamo-cristiano in Egitto e nel mondo”. “Perciò credo proprio che l’incontro tra Francesco e Al-Tayyib sia stato un incontro benedetto e le parole pronunciate dal Grande Imam di Al-Azhar, anche ai media vaticani, siano state veramente belle e sincere, non semplicemente formali ma corrispondenti a un’intenzione profonda”.

Violenza e non-violenza sono nel Corano

Padre Samir non è però d’accordo con alcune affermazioni del Rettore di Al-Azhar. “La sua affermazione che l’islam non ha niente a che fare con il terrorismo e i testi islamici vengono fraintesi dai terroristi non è completamente corretta. Al-Tayyib aveva già espresso concetti simili al parlamento tedesco, fondando l’affermazione che nel Corano non c’è nessuna violenza sul fatto che la parola ‘spada’ non vi s’incontra mai”. “Ma non mi pare un argomento plausibile”, commenta Samir. “Se, infatti, prendiamo il testo coranico tale e quale vi troviamo della violenza, ma anche della non-violenza”. “Anni fa – spiega l’islamologo – ho scritto un piccolo libro proprio su questo tema – ‘Violenza e non-violenza nel Corano e nell’islam’ – in cui affermavo che c’è l’una e c’è l’altra e che non possiamo e dobbiamo nasconderlo”. “Ora – spiega padre Samir – è certamente fuori dell’ordinario che l’Is abbia scelto la via della violenza, è puro terrorismo e basta. Ma il fatto è che purtroppo questi terroristi agiscono in nome dell’islam. Allora, si deve riconoscere che c’è questa possibilità di lettura e che quindi il lavoro dell’università di Al-Azhar consiste proprio nello spiegare che anche se nel Corano si trova della violenza il suo uso è limitato solo a un determinato periodo storico e a determinate circostanze. Non si tratta di una norma generale che chiunque può applicare quando vuole e il sedicente stato islamico non ha il diritto di proclamare qualcosa da sé in nome di tutto l’islam, ma questo tocca solo alle autorità musulmane”.

Al-Azhar s’impegni di più

“Il problema è che i musulmani - spiega ancora lo studioso - a differenza per esempio della Chiesa cattolica, non hanno un’autorità assoluta com’è il caso del Papa che è la guida di tutti. Al-Azhar non è infatti un’istituzione guida è l’autorità principale ma, in realtà, non ha una concreta autorità su nessuno. Inoltre, un problema nel mondo musulmano è che lo stesso ateneo sunnita del Cairo ha lasciato fare troppo a lungo, senza fornire un’indicazione chiara su come interpretare il Corano oggi. Sono stati creati dei corsi e dei testi per diffondere un orientamento più costruttivo, ma il vero compito di Al-Azhar dovrebbe essere quello di fare sì che l’insegnamento dei più di mille imam che passano per questa università sia realmente ispirato alla pace e a nuova interpretazione del Corano. Questo è ciò che chiedono i musulmani illuminati che sono migliaia in tutto il mondo. Sono sicuro che questo giorno verrà, ma certo tarda un po’ ad arrivare”.

Collaborare con i musulmani è nostra vocazione

Quello che è certo – secondo padre Samir – è che la Chiesa cattolica e tutto l’Occidente, se vogliono davvero sradicare il terrorismo, devono appoggiare il lavoro dell’ateneo di Al-Azhar. “Qualunque collaborazione con chiunque – spiega l’islamologo – è la nostra vocazione di cattolici ed è infatti ciò che fa il Papa. Non capisco infatti le critiche che colpiscono Papa Francesco che secondo alcuni, soprattutto le persone di estrema destra, sarebbe troppo morbido nelle sue iniziative per combattere terrore e violenza. Non c’è infatti altro modo e altra via evangelica che guadagnare l’amicizia dei musulmani e come fratelli, credenti in Dio, aiutarli. Offrire loro un aiuto sul piano umano”. “Perciò – conclude padre Samir – il passo che hanno compiuto il Papa e il Rettore Al-Tayyib va nella giusta direzione. Ora però bisogna incoraggiare anche Al-Azhar a continuare nella giusta direzione per recuperare ciò che esisteva già dagli anni ’50-’60, cioè l’interpretazione aperta e umanista, adatta a oggi al XXI secolo, dei testi sacri del VII secolo. Sono passati quattordici secoli, dunque l’interpretazione va cambiata. Così come noi cattolici non possiamo interpretare alla lettera alcuni testi dell’Antico Testamento che parlano di violenza e di guerra in nome di Dio, ma in tutt’altro contesto. E’ questo che va capito: un testo s’intende nel suo contesto”.       








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