2016-05-30 19:26:00

Na Sveti Gori pri Gorici romanje obeh Goric


SVETA GORA (ponedeljek, 30. maj 2016, RV) – V nedeljo, 29. maja, je v baziliki Marijinega vnebovzetja na Sveti Gori pri Gorici potekalo jubilejno romanje obeh Goric. Po prestopu jubilejnih vrat je somaševanje ob navzočnosti koprskega škofa msgr. Jurija Bizjaka ter številnih duhovnikov vodil goriški nadškof msgr. Carlo Roberto Maria Redaelli. Bogoslužje je potekalo v slovenskem, italijanskem, furlanskem in latinskem jeziku. Sklep bogoslužja je bil pri spominskem obeležju Concordia et pax (Sloga in mir).

Pridiga (uvod koprskega škofa v slovenščini, zatem pridiga goriškega nadškofa najprej v italijanščini in zatem v slovenščini)

 

Homilija goriškega nadškofa Carla Roberta Maria Redaellija
Ci troviamo in questo santuario per il nostro appuntamento annuale al termine del mese di maggio. Un appuntamento che vuole rafforzare la nostra fede nel Signore, la nostra fraternità, la nostra fiducia in Maria.

Quest’oggi la vogliamo venerare e pregare come “Madre della misericordia”. Un titolo per così dire obbligato nell’anno santo della misericordia. Possiamo però domandarci: da dove nasce questo modo di invocare Maria? E’ fondato sulla Parola di Dio?

​E’ facile constatare che i Vangeli e, in generale, i libri del Nuovo Testamento sono alquanto sobri circa i titoli o le attribuzioni da dare a Maria. Si afferma che lei è la “vergine” di Nazaret; la “sposa di Giuseppe”; la “madre del Signore”, “benedetta” da Elisabetta perché ha creduto nella parola dl Signore; la “madre” che con Giuseppe porta Gesù al tempio e lo ritrova dodicenne e che conserva tutto nel cuore; la “madre” che a Cana si accorge della difficoltà degli sposi, chiede un intervento di Gesù che la chiama “donna” e invita a fare tutto quello che Gesù dice; la “madre” che con i fratelli di Gesù va alla ricerca di Lui, che però precisa che sua madre e i suoi fratelli sono coloro che compiono la volontà di Dio; la “madre” che è sotto la croce e viene ancora chiamata “donna” e donata come “madre” al discepolo che Gesù amava; infine la “madre” di Gesù che attende lo Spirito con la prima comunità cristiana. Anche Paolo la definisce “donna”, quando ricorda che Gesù è “nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4,4).

​Come si può vedere anche da questa rassegna il titolo più frequente di Maria è “madre”, un titolo o, meglio, una realtà che Gesù afferma nel momento più solenne della sua vita: la croce. Chiamare Maria madre non è quindi frutto di una nostra decisione o esigenza di un nostro profondo bisogno interiore – chi non sente la necessità di una madre? -, ma è la precisa volontà di Gesù manifestata a Maria e al discepolo. Quando al titolo di “madre” è stata aggiunta la specificazione “di misericordia”? E’ stata un’integrazione corretta o qualcosa di discutibile dovuto a un “eccesso” di devozione a Maria?

Gli studiosi ci dicono che il titolo di “Maria, madre di misericordia” si è progressivamente affermato nella Chiesa a partire da poco dopo il mille, in particolare a opera dei monaci. Si racconta persino di un’apparizione a un ex-brigante, diventato monaco di Cluny (in Francia), che vedette in sogno una bella signora che gli chiese se la riconosceva; dal momento che il monaco aveva risposto negativamente, essa si qualificò «Ego sum mater misericordiae» (“Io sono la madre della misericordia”).

​Già però nella riflessione dei padri della Chiesa e nella stessa liturgia dei primi secoli c’erano indicazioni sulla funzione materna misericordiosa di Maria. Cito per esempio l’antifona di origine egiziana risalente al secolo III, che tutti conosciamo: «Sub tuum praesidium» (“sotto la tua protezione”). In realtà la versione originale era: «Sotto la tua misericordia ci rifugiamo, Genitrice di Dio». E’ stata la tradizione latina romana a rendere “misericordia” in “presidio” o “protezione”. Il testo ambrosiano e anche quello attuale siriano hanno invece conservato il termine misericordia.

​Il vocabolo greco usato nell’antifona significa «buone viscere, buona interiora, buon cuore, tenero cuore, misericordioso». Si tratta di un termine che con questo significato nella Bibbia e nello stesso Vangelo è attribuito a Dio. La misericordia, per la Scrittura, è infatti un attributo materno, della maternità di Dio. Anche la commozione del padre della parabola che va incontro al figlio indica una commozione “viscerale”, “materna”. La misericordia, infatti, non è qualcosa anzitutto di razionale, di logico, di giustificato, ma è l’amore “senza condizioni”, potremo dire “a prescindere”. Quello proprio di una madre che anche del figlio che fosse il peggior criminale del mondo, dice: “… comunque è sempre mio figlio”.

​Il passaggio dal chiamare Maria “madre” a chiamarla “madre di misericordia” è stato quindi tutt’altro che indebito, perché si radica nella tradizione della Chiesa e raggiunge il cuore della stessa rivelazione biblica. Maria, madre di Gesù che è il volto misericordioso del Padre, non può che essere a sua volta “madre di misericordia”.

​Siamo qui al cuore del Vangelo, che papa Francesco ha voluto riproporci con il giubileo della misericordia. Un cuore che anche il brano evangelico di oggi ci rivela presentandoci l’atteggiamento misericordioso di Gesù verso il servo del centurione. Un cuore che ha la sua origine nello stesso Antico Testamento come ci manifesta la prima lettura: Salomone, nella sua preghiera di consacrazione del tempio, sa che persino lo straniero sarà accolto e ascoltato da Dio. Paolo, nella seconda lettura, è preoccupato che i cristiani perdano di vista il vero Vangelo che lui ha annunciato in ogni città dove lo conduceva la sua missione di apostolo: il Vangelo della grazia, del Dio ricco di misericordia, del Dio che salva tramite la croce e la risurrezione di Cristo. ​

Invocare allora “Maria madre della misericordia” non è solo affidarsi con fiducia al suo cuore di madre, ma è proclamare il centro del Vangelo, che è la misericordia. Un centro a volte non capito, come se la misericordia di Dio, che Maria testimonia a nostro favore, fosse banale indulgenza, buonismo, lassismo. Tutt’altro: la misericordia è estremamente esigente. Chi sperimenta realmente l’amore misericordioso di Dio, non sperimenta una specie di amnistia a buon mercato, ma un amore che trasforma radicalmente la sua vita e lo rende capace di amare.

​Del resto questa è stata l’esperienza stessa di Maria. Lei è stata salvata per prima e fin dal suo concepimento. Al primo istante della sua esistenza, Maria ha sperimentato la misericordia di Dio. Per questo è diventata “madre di misericordia” verso di noi, Colei che intercede per noi non solo per le nostre varie necessità, ma affinché possiamo convertirci alla misericordia di Dio. E’ questa la prima grazia che vogliamo chiederLe in questa celebrazione in questo santuario a Lei dedicato.

MARIJA, MATI USMILJENJA
​Zopet smo zbrani v tem svetišču, da bi počastili Mater usmiljenja in ji izrazili svoje zaupanje. Odkod izraz »Mati usmiljenja«? Morda iz Božje besede?

​Nova zaveza jo imenuje »Devica« iz Nazareta, »Jožefova nevesta«, »Gospodova Mati«. Elizabeta jo označi za blaženo, ker je Mati, ki nosi Jezusa pod srcem; v Kani pomaga novoporočencem; z brati išče Jezusa; pod križem jo Sin imenuje žena in jo izroči ljubljenemu apostolu; končno je Mati Jezusa, ko pričakuje Svetega Duha v prvi krščanski skupnosti. Tudi Pavel jo imenuje žena; Jezus jo pod križem kliče Mati. Torej ni naša izbira ampak jo sam Jezus označi za mater in to s križa, v najpomembnejšem trenutku življenja.

​Kdaj smo Marijinemu imenu dodali pridevnik –usmiljena-? To ni slučajni priložnostni izraz, ki bi ga mi skovali in bi izhajal iz naše pobožnosti. Zgodovinarji pravijo, da so jo začeli imenovati Mati usmiljenja na začetku drugega tisočletja. Pripoved nam govori o videnju, ki ga je imel neki hudodelec (kasneje menih v Cluny-ju (Francija): v snu je videl lepo gospo in ji izjavil, da je ne pozna, ona pa se je predstavila: »Jaz sem Mati usmiljenja«.

​Že na začetku krščanstva so jo cerkveni učitelji imenovali Mati usmiljenja; vzemimo primer molitve iz tretjega stoletja, ki jo vsi poznamo »Pod tvoje varstvo pribežimo«. V resnici se je ta molitev glasila »Pod tvoje usmiljenje se zatekamo«, latinska tradicija pa jo je spremenila. Grška beseda usmiljenje pomeni »dobro drobovje – dobra notranjost – dobro srce – usmiljeno srce«. Zanimivo, da je v Svetem pismu ta izraz ženskega spola, a ga pripisujemo Bogu. Oče v evangeljski priliki gre naproti vračajočemu se izgubljenemu sinu z materinskim čustvom, kajti usmiljenje ni razumsko, a brezpogojna ljubezen. Tudi mati sina, ki je morda najhujši hododelec, vedno reče: »…in vendar je moj sin!«. Imenovati Marijo Mati usmiljenja je torej popolnoma upravičeno saj jo tako imenujeta Cerkev in Sveto pismo. Jezusova Mati Marija, prav zato, ker je Mati Sina, na katerem sije usmiljeno Očetovo obličje, je lahko prav zato le Mati usmiljenja.

​Tu smo v središču evangelija, ki nam ga ponuja papež v Letu usmiljenja. Tudi Jezus je usmiljen do stotnikovega služabnika. Podobno naklonjenost srečamo že v berilu iz stare zaveze pri Salomonu. Pavel v drugem berilu zatrjuje, da je evangelij izraz usmiljenja, saj je Bog bogat v usmiljenju in nas rešuje po svojem križu in vstajenju.

​Klicati Marijo z nazivom Mati usmiljenja ni samo izraz zaupanja vanjo, ampak je oznanjevanje bistva evangelija. Tega bistva včasih ne razumemo: Božje usmiljenje si včasih zamišljamo le kot preprosti odpustek, lažna dobrohotnost, pretirana širokogrudnost; nasprotno, usmiljenje je zelo zahtevno. Kdor doživi Božje usmiljenje ne doživi amnistije, ampak mu je dana sposobnost, da korenito spremeni svoje življenje in nesebično ljubi. To je bila tudi Marijina izkušnja. Od vsega začetka je doživljala Božje usmiljenje; bila je rešena že pred spočetjem in vse od njega dalje. Zato je Mati usmiljenja do nas in nam ne pomaga samo v naših potrebah, pač pa zlasti v stalnem spreobračanju v božje usmiljenje. To milost jo prosimo tudi danes, v njej posvečenem svetišču.

 








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