2016-05-25 13:30:00

Ue: riduzione debito greco è primo passo di solidarietà tra Stati


Ecofin oggi a Bruxelles all’indomani della riunione ristretta dei ministri delle Finanze della zona euro che non solo ha dato il via libera al nuovo pacchetto di aiuti ad Atene ma si è anche impegnato a ridurne progressivamente il debito. Le borse festeggiano e lo spread dei titoli di Stato della Grecia scende per la prima volta dal novembre scorso. Ma è veramente un bene per la popolazione greca o si tratta solo di ripagare i creditori? E il modello di riduzione del debito può valere anche per altri Stati in difficoltà? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Carlo Altomonte, docente di Politica Economica Europea e Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano:

R. – Assolutamente sì. L’accordo di questa notte chiarisce che i dieci miliardi di euro della nuova tranche verranno dati, in parte, per ripagare i debiti, e in parte per sbloccare i crediti incagliati della Pubblica amministrazione, come stipendi, pensioni, medicine e quant’altro: questo è sicuro. Il problema è quello della sostenibilità di lungo periodo; e qui l’accordo dell’Eurogruppo è abbastanza importante, perché mette nero su bianco un primo principio: ossia dice che il totale complessivo del costo del debito greco non può superare il 15% del Pil di qui al 2030 e non potrà mai superare il 20% del Pil. Questo vuol dire che i creditori – cioè noi – dovremo rinunciare ad almeno un po’ di interesse su questo debito e dovremo immaginare un trasferimento fiscale dai Paesi europei alla Grecia. Alcuni Stati fanno sostanzialmente un regalo ad altri Stati, per consentire poi loro di entrare nell’Unione Monetaria.

D. – Questo modello potrebbe scattare anche per altri Paesi che hanno un debito molto alto? Penso anche all’Italia?

R. – Più che il modello del tetto del costo del finanziamento, il principio alla base è che, per applicare questo tetto al debito - come dicevo - dovremmo pensare a un meccanismo di trasferimento fiscale tra Stati: il principio di federazione del debito, che non è al momento previsto nei Trattati europei. E quindi, fondamentalmente, quest’accordo sulla Grecia potrebbe costituire una sorta di primo elemento di mutualizzazione federale del debito, di cui l’Europa ha un clamoroso bisogno se vuole sopravvivere negli anni a venire con la sua moneta unica.

D. – Potrebbe essere effettivamente una misura “generosa” a livello di federazione, di Unione Europea?

R. – Al momento, questo è un principio generale che deve essere poi dettagliato; bisogna capire quanto il quadro internazionale consenta di mantenere il 15% del costo del debito alla Grecia a condizioni onerose o meno per il governo greco. Però tutti immaginano che, per mantenere il principio del 15% del costo del finanziamento del debito da qui al 2030, un minimo di generosità dobbiamo pensare di metterla sul piatto.

D. – Quindi il suo giudizio qual è?

R. – È che forse è il primo passo verso un modello di Unione Monetaria che può essere più sostenibile nel tempo. Potrebbe essere un momento importante di passaggio. Ovviamente bisogna capire come va gestito, nel senso che potrebbe in realtà nascondere un inghippo, che è una solidarietà finta, perché la Grecia sarebbe in grado di finanziarsi in parte in mutui. Comunque non lo sappiamo, però potrebbe essere invece un primo inizio, non indifferente, di solidarietà tra Stati.








All the contents on this site are copyrighted ©.